Schlein “vede” Bonaccini, per i sondaggi per la segreteria del Pd è un testa a testa tra i due

Con buona pace di Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, le primarie del Partito democratico, previste per il 26 febbraio, potrebbero vedere quasi sicuramente solo Stefano Bonaccini ed Elly Schlein a sfidarsi per il ruolo di segretario che, ora, ricopre Enrico Letta. Se i pronostici dei sondaggi dovessero essere confermati, la partita sarebbe ancora più aperta tra il governatore dell’Emilia Romagna e la sua ex vice, ora passata alla Camera dei deputati.

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Elly Schlein e Stefano Bonaccini – Nanopress.it

Per i mille intervistati, tra gli elettori dem, di Winpoll la corsa alla segreteria del Partito democratico sarà un testa a testa all’ultimo sangue, in cui al momento dovrebbe spuntarla Bonaccini, anche il più popolare tra i candidati e quello su cui ripongono più fiducia. Quanto alle regionali nel Lazio e in Lombardia, in programma una settimana prima rispetto alle primarie del Pd, a vincere potrebbe essere il centrodestra, quindi Francesco Rocca e Attilio Fontana.

Per i sondaggi, Schlein accorcia su Bonaccini come segretario del Partito democratico

Se fino a qualche tempo fa la corsa alla segreteria del Partito democratico non aveva quasi senso di esistere, nel senso che Stefano Bonaccini non aveva proprio rivali, adesso, e secondo il sondaggio di Winpol per Repubblica, le cose sarebbero leggermente diverse, perché Elly Schlein, dopo aver vinto la sua battaglia per poter far votare gli elettori dem anche online – ma a determinati requisiti -, ha recuperato molto terreno.

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Elly Shlein e Stefano Bonaccini che aspettano la prima entrata a Palazzo D’Accursio come sindaco per Matteo Lepore – Nanopress.it

Ecco, stando alle rilevazioni, in cui sono stati intervistati mille (dei 900mila previsti) simpatizzanti del Pd, il governatore dell’Emilia Romagna sarebbe avanti alla sua ex vice di appena cinque punti percentuali se si considerano anche gli altri attori in campo, quindi Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, ma addirittura di soli tre (punti percentuali) se, come sembra, la partita si limitasse solo a loro due. Ma andiamo con ordine.

Bonaccini, a fronte di una popolarità all’85% e di una fiducia nei suoi confronti al 78%, è preferito dal 46% degli elettori del partito, mentre Schlein arriva a una popolarità del 76%, una fiducia al 74%, e preferenze al 41%. Tanto tanto di più rispetto al suo collega alla Camera e all’ex ministra dei Trasporti, che viaggiano, per i consensi, rispettivamente sul 7 e 6%, veramente poco in pratica per impensierire i due emiliani, quasi certi di arrivare ai gazebo (e non solo, dicevamo) il 26 febbraio a giocarsi le ultime cartucce.

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I candidati alle primarie del Partito democratico Elly Schlein, Gianni Cuperlo, Stefano Bonaccini e Paola De Micheli – Nanopress.it

Perché sì, in quel caso lo scarto sarebbe molto meno: per il numero uno dell’Emilia Romagna le preferenze si aggirerebbero intorno al 51,5%, mentre per la deputata arrivano al 48,5%, la stessa percentuale dell’errore statistico che, a questo punto, potrebbe favorire proprio l’italo americana che piace soprattutto a giovani e donne.

Per esempio, nella fascia dai 18 ai 34 anni, Schlein riceverebbe il 53% dei voti contro il 32% del suo ex numero uno, tra le donne il 44% si schiererebbe a suo favore, contro solo un 35% di uomini, che sì, preferiscono Bonaccini (47% contro il 33% delle femmine), esattamente come gli over45 e gli ultra 65enni.

Di differenze territoriali, poi, ce ne sono poche, piuttosto ce ne sono all’interno del Partito democratico stesso. Di correnti ne abbiamo già parlato a sufficienza, non sono quelle a cambiare la corsa, però, quanto il fatto che il 63% di chi nei circoli voterà Cuperlo preferirà l’ex vice governatrice dell’Emilia Romagna alla resa dei conti, e il 53% di chi, invece, appoggia De Micheli andrebbe sul campione del riformismo dem. E tutto questo senza che siano stati ancora svelati i programmi, su cui i candidati si daranno battaglia a partire da sabato.

Alle elezioni nel Lazio e in Lombardia potrebbe vincere il centrodestra, sempre secondo i sondaggi

Continuando con i sondaggi, secondo Izi, sia alle regionali nel Lazio, sia quello in Lombardia, previste per il 12 e 13 febbraio, dovrebbe vincere il centrodestra, quindi il candidato scelto dalla presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, Francesco Rocca, sia il governatore uscente, in quota Lega, Attilio Fontana.

Nel merito, l’ex presidente della Croce Rossa Italiana potrebbe raccogliere il 41,5% delle preferenze, mentre Alessio D’Amato, candidato del Pd ma sostenuto anche dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi e da Europa Verde di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, è sul 36,3%, distaccando di molto Donatella Bianchi, candidata del MoVimento 5 stelle e anche di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, che si ferma al 18,9%.

D'Amato Bianchi e Rocca
I candidati alle regionali nel Lazio Alessio D’Amato, Donatella Bianchi e Francesco Rocca – Nanopress.it

Il partito più votato, come a livello nazionale, dovrebbe essere Fratelli d’Italia, che arriva ora a quasi il 30% dei consensi, leggermente di meno rispetto a chi, invece, non si dovrebbe presentare alle urne – l’astensionismo è dato al 30,1%.

In Lombardia, la situazione è un po’ diversa, perché in campo c’è anche Letizia Moratti, che potrebbe levare voti sia a destra, sia a sinistra essendo supportata dai due ex dem. Come dicevamo, però, vincerebbe Fontana con il 43,9% delle preferenze, contro il 39,8% a cui è dato Pier Francesco Majorino. L’ex vice governatrice, invece, si dovrebbe fermare intorno al 14,8%.

A essere un po’ più alta qua è soprattutto la percentuale di elettori che non si recherebbero alle urne: il 31,1%, mentre a essere relativamente più bassa è la percentuale di persone che invece sceglierebbero il partito della premier, “appena” (si fa per dire) il 25,7% contro, però, il Carroccio che arriverebbe a poco più della metà e con l’aggravante che il candidato che potrebbe vincere è proprio uno degli uomini del segretario, Matteo Salvini, che ancora deve scontare la batosta alle elezioni politiche del 25 settembre e sui incombe anche l’ombra del Comitato del Nord, una corrente nata in seno al fondatore, Umberto Bossi, che ancora deve capire da che parte stare.

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