Riserve naturali in Sicilia, la Regione scongiura la chiusura in extremis

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Chiusura per mancanza di soldi: sono state 24 ore di panico per il destino delle riserve naturali in Sicilia, luoghi di bellezze incomparabili ospitate nel nostro Paese, che per ordine della Regione avrebbe dovuto chiudere i battenti a metà del mese di aprile: in una nota inviata dal Dipartimento dell’Ambiente agli enti gestori delle 21 riserve naturali dell’isola, l’amministrazione regionale ha comunicato nei giorni scorsi che la somma di 859mila euro stanziata per le ordinarie spese di gestione delle suddette aree ‘non consente la copertura finanziaria dell’intero esercizio 2016, ma è sufficiente a garantire le relative attività solo fino alla data del 16 aprile‘. Tuttavia la tutela di un patrimonio naturale di flora e fauna che ha pochi eguali nel resto del mondo si è salvata in extremis: l’assessore al Territorio Maurizio Croce e l’assessore all’Economia Alessandro Baccei hanno sottoscritto con i gestori delle riserve naturali una intesa per la prosecuzione dell’attività nelle aree protette, in attesa di un accordo con Roma, liberando una somma di poco inferiore al milione di euro, che consentirà il finanziamento delle attività almeno fino alla fine di giugno.

Tra due mesi servirà una nuova manovra correttiva al bilancio regionale, ma i due assessori si sono impegnati a reperire le risorse necessarie per chiudere l’anno solare attraverso una variazione a uno degli allegati della Finanziaria: significa che le somme scongelate verranno compensate dal congelamento di altre somme relative ad altri capitoli di bilancio, ma la decisione finale dovrà essere ratificata da un voto della giunta. L’elenco delle riserve che erano destinate a terminare le loro attività comprende Isola di Lampedusa, Macalube di Aragona, Grotta di Santa Ninfa, Lago Sfondato, Grotta di S.Angelo Muxaro, Grotta di Carburangeli, Grotta dei Puntali, Grotta della Molara, Grotta Conza, Grotta d’Entella, Monte Conca, Capo Rama, Lago Preola e Gorghi Tondi, Saline di Trapani e Paceco, Torre Salsa, Isola delle Femmine, Biviere di Gela, Saline di Priolo, Monte Pellegrino, Complesso Immacolatelle e Micio Conti e Isola Bella: in questi luoghi, nonostante le casse regionali non abbiano mai navigato nell’oro, si è riusciti a preservare biodiversità e paesaggi grazie alle alacri attività di uomini e donne che ora rischiano il posto da un giorno all’altro. Un danno economico ed ambientale incalcolabile se non interverrà il governo centrale a risolvere la spinosa questione.

La Regione aveva intimato Legambiente, Wwf, Lipu, Cai, Italia Nostra, Gre, Rangers d’Italia e Università di Catania-Cutgana di ‘sospendere qualsiasi attività di gestione e di relativa spesa per le suddette aree protette‘, a meno di farsi bastare i soldi già stanziati, oppure di riuscire a reperire risorse di altra provenienza. Ma è possibile che un lavoro di tutela così delicato possa essere affidato alla filantropia di poche persone o all’improvvisazione del momento? A voler essere maliziosi si potrebbe pensare che la Regione che vanta il maggior numero di dipendenti pubblici di tutto il Paese voglia batter cassa a Roma, soprattutto quando nella nota afferma che tali oasi naturali potranno riaprire ‘solo a seguito di un eventuale assestamento del bilancio regionale che preveda un incremento della dotazione finanziaria del competente capitolo‘.

Le dichiarazioni politiche sulla vicenda

Quel che è certo è che la chiusura delle riserve rischia di lasciar spazio ad illegalità diffuse, provocando danni irreparabili al patrimonio territoriale: ‘Si tratta di una decisione incomprensibile e con conseguenze drammatiche non solo per le aree naturali interessate, ma anche per i tanti lavoratori che garantiscono la gestione delle riserve. Azzerare i presidi che hanno garantito la protezione e la conservazione di luoghi unici al mondo significa lasciare territori che tutto il mondo ci invidia alla mercé della delinquenza, dell’illegalità, del bracconaggio e della criminalità organizzata‘, avverte la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi. Polemico il M5S, che ha dichiarato per bocca di Valentina Palmeri, che aveva firmato un emendamento alla finanziaria a favore delle aree naturali: ‘Ancora una volta mi chiedo su che cosa si voglia puntare in questa isola. L’ambiente è al centro dei problemi globali, ma nel nostro Paese stenta a diventare il centro della politica nazionale e della politica regionale, dove la situazione è drammatica, considerando quello che succede o che, soprattutto non succede, vista la mancanza dei piani e di leggi di tutela del mare, della costa, del suolo agricolo. Governo sempre più miope e disallineato dall’Europa per gestione dei rifiuti, difesa del suolo, urbanistica, sistema delle aree protette, tutela della biodiversità, piano energetico, risorse idriche‘.

Molte tensioni e qualche ilarità hanno accolto le parole del governatore Rosario Crocetta, il quale aveva proposto di inviare i Forestali a gestire tutto il patrimonio naturale dell’isola, prima del via libera dei fondi: ‘Parchi e riserve senza personale? Lo trovo veramente surreale in una Regione che ha 24 mila forestali, 1.200 guardie armate del corpo forestale e altre migliaia di precari. E’ vero, c’è un problema di contributi ai gestori, ma certamente non di personale‘. Almeno per il momento sembra scongiurato l’intervento dei Forestali, in attesa di capire se la variazione al bilancio verrà approvata in giunta e se le 21 riserve naturali della Sicilia potranno realmente salvarsi dall’incredibile chiusura intimata dalla Regione nei giorni scorsi.

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