Riforma pensioni precoci: decreti attuativi APE in ritardo, c’è il rischio slittamento al 2018

Riforma pensioni precoci decreti attuativi APE in ritardo rischio slittamento al 2018

Pensioni ultime notizie: la riforma delle pensioni rischia di trasformarsi in un flop. L’Ape, l’anticipo pensionistico, ossia la possibilità di andare in pensione anticipata prima del tempo con determinati requisiti si è arenata nel confronto tra Governo e sindacati che non riescono a mettersi d’accordo per stabilire i decreti attuativi conclusivi della riforma. Questo stop ha come conseguenza l’allungamento dei tempi per la definizione degli accordi tra le parti, ma il nodo cruciale è che mancherebbero i fondi per coprire le spese per dare la pensione anticipata a tutti gli aventi diritto che potrebbero fare domanda per accedere all’APE entro i termini previsti.

APE PENSIONI ANTICIPATE ULTIMISSIME
APE pensioni rebus, al momento: la fase 2 sull’accordo dell’anticipo pensionistico tra governo e sindacati doveva terminare a marzo, ma al 10 aprile si fatica ad avere un quadro chiaro della situazione. Mancano infatti gli accordi con banche e assicurazioni che dovrebbero anticipare il denaro in caso di APE VOLONTARIA e aiutare lo Stato al finanziamento dell’APE SOCIAL per i lavoratori disagiati. Oltre a questo nodo irrisolto restano poi altri passaggi da superare, come il parere del Consiglio di Stato e la registrazione della Corte dei Conti, per poi attendere la circolare Inps che chiarisce ai pensionati cosa fare nel dettaglio. La data di scadenza per l’avvio della riforma delle pensioni, come sappiamo è il primo maggio. Ma i dubbi sulla sua fattibilità si fanno sempre più elevati. Pensioni precoci, Quota 41, lavori usuranti, sono ancora argomento di discussione circa l’Ape Social e l’Ape volontaria. Anche perché chi fa domanda dal 1° maggio al 30 giugno riceve l’assegno dal primo ottobre secondo una classifica anagrafica (prima i lavoratori più anziani). Le domande di pensioni anticipate presentate dal 30 giugno al 30 novembre potrebbero non essere accolte per mancanza di fondi (i soldi bastano per 35mila richieste) e comunque l’erogazione dell’Ape potrebbe slittare abbondantemente al 2018 .

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PENSIONI PRECOCI, QUOTA 41 E APE SOCIAL
Per quanto riguarda le pensioni precoci si valuta un criterio di precedenza per dare la priorità a chi ha più diritto tra gli aspiranti pensionati precoci. Finora per ottenere l’APE SOCIAL è stato approvato il criterio di precedenza a cui sembra debbano sottostare anche i pensionandi precoci: prima vengono i disoccupati, chi è senza stipendio poiché licenziato (e senza altre entrate da almeno tre mesi). Poi tocca ai lavoratori disabili e a quelli con un disabile a carico, che possono andare in pensione a 63 anni dopo il versamento di contributi per un certo numero di anni.

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APE SOCIAL, A CHI SPETTA?
Riassumendo: a chi spetta l’Ape Social? L’anticipo pensionistico ‘sociale’ è gratuito per il lavoratore e viene pagato interamente dallo Stato, ma secondo certi criteri, perché la misura di sostegno è prevista soltanto per soggetti in condizioni di disagio, ed è attiva (al momento, dato che è sperimentale) dal prossimo primo maggio fino al 31 dicembre 2018. L’assegno dell’Ape Social, pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione e per un massimo di 1.500 euro al mese, verrà corrisposto per 12 mesi l’anno e non è soggetto a rivalutazione.

I disoccupati licenziati che non percepiscono indennità o altri tipi di ammortizzatori sociali da almeno tre mesi;
I lavoratori con una invalidità di almeno il 74%, o con un disabile convivente (coniuge o di primo grado) a carico;
I lavoratori precoci che abbiano almeno 63 anni di età e 30 anni di anzianità contributiva;
I lavoratori che svolgono attività usuranti o gravose da almeno sei anni e abbiano maturato 36 anni di contributi (anche se resta il problema della discontinuità di edili e marittimi).

APE VOLONTARIA ULTIMISSIME – PENSIONE A 63 ANNI
Possono chiedere l’ape volontaria i dipendenti pubblici o privati che vogliono andare in pensione a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi (massimo 3 anni e 7 mesi prima). In sostanza si tratta di un prestito che prevede diversi passaggi. Il lavoratore deve fare domanda di certificazione all’Inps. Dopo il via libera dell’ente che verifica i requisiti e simula l’entità dell’assegno e delle future rate, il lavoratore può poi fare richiesta di APE ottenendo un finanziamento dalla banca (si parla di tasso di interesse al 2,75%) e un’assicurazione del prestito (difatti si tratta di somme anticipate ma il pensionamento è posticipato). Come riportato da Repubblica, secondo le simulazioni di Progetica, un lavoratore con futura pensione netta da 1.300 euro dovrebbe rinunciare a 54mila euro per andare in pensione 3 anni e 7 mesi prima.

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