Referendum in Italia, come funziona e quanti ce ne sono

Referendum


Mentre gli italiani si chiedono come e se andare a votare al Referendum Costituzionale del 4 dicembre, scopriamo come funziona il referendum in Italia. Partiamo con un cenno storico: il primo referendum indetto nel nostro Paese risale al 2 giugno 1946, quando i cittadini furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica.

COME SI VOTA PER IL REFERENDUM COSTITUZIONALE 2016

Cos’è il referendum
Il referendum, insieme all’iniziativa legislativa popolare e alla petizione, è uno degli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia. Essi possono così intervenire su tematiche istituzionali o politiche, esprimendosi sul quesito proposto votando sì o no. Ci sono quattro tipi di referendum.

Chi può votare ai referendum
Possono partecipare ai referendum tutti i cittadini aventi diritto di voto (che abbiano compiuto 18 anni entro la domenica del voto).

Referendum abrogativo
Il referendum abrogativo è il più frequente. Regolato dall’articolo 75 della Costituzione, consiste nella richiesta ai cittadini di pronunciarsi sull’abrogazione (totale o parziale) di una legge ordinaria dello Stato e una regionale. Non sono comprese le leggi tributarie, di bilancio, per la richiesta di amnistia o indulto, per la ratificazione dei trattati internazionali.

Quesito del referendum abrogativo
Il quesito comincia con la domanda “Volete che sia abrogata la legge…?”. Per questo chi vuole abrogare la legge deve votare sì, mentre chi vuole che sia confermata deve votare no. Ad esempio, riguardo al referendum sulle trivelle del 17 aprile, i contrari alle trivelle non devono votare no, ma sì.

L’iter di richiesta del referendum abrogativo
Lo possono richiedere cinque consigli regionali oppure i cittadini. Bastano dieci cittadini che si rechino presso la segreteria della Suprema Corte di Cassazione per presentare il quesito. Affinché il referendum sia accolto servono però le firme di almeno 500mila cittadini italiani maggiorenni, raccolte in novanta giorni. La Corte di Cassazione deve quindi verificare che sia stata rispettata la legge che regola il referendum, mentre la Corte Costituzionale deve verificare se il referendum sia ammissibile. Il Presidente della Repubblica a quel punto può indire il referendum fissandone la data.

Cos’è il quorum
Il quorum è la quota minima dei voti richiesti affinché il referendum abrogativo (ma non quello confermativo) sia considerato valido. È necessario che vada a votare la metà più uno degli aventi diritto. Le schede bianche o nulle influiscono numericamente ma per stabilire l’esito del voto contano solo i sì e i no.

Referendum costituzionale
Con il referendum costituzionale si chiede agli elettori di confermare o meno una legge costituzionale o una legge di revisione costituzionale, approvata dal Parlamento ma non ancora promulgata dal Presidente della Repubblica. A differenza di quello abrogativo, il referendum confermativo non prevede il quorum. La consultazione sarà valida a prescindere dal numero degli elettori che si presenteranno alle urne e dalla eventuale scelta di astenersi. Per l’approvazione del progetto di revisione costituzionale basta la maggioranza dei voti sì. In caso di parità di voti o di maggioranza di voti no, il progetto di revisione costituzionale non si trasforma in legge.

L’iter per la richiesta del referendum costituzionale
Può essere richiesto, entro tre mesi dalla pubblicazione della legge in questione sulla Gazzetta Ufficiale, da 500mila elettori, da un quinto dei membri di ciascuna camera del Parlamento, o da cinque consigli regionali.

Referendum sulla modifica delle circoscrizioni territoriali
I referendum sulla modifica delle circoscrizioni territoriali sono di due tipi: il referendum per il presupposto di una legge costituzionale, in caso di maggioranza di voti sì, per le fusioni di più regioni o per la costituzione di una nuova regione, su richiesta dei consigli comunali rappresentanti almeno un terzo delle popolazioni interessate; per il presupposto di una legge ordinaria che consente a una provincia o a un comune, sempre in caso di maggioranza di voti favorevoli, di staccarsi da una regione e aggregarsi a un’altra.

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