Referendum Costituzionale: bocciati i ricorsi per fermare la riforma

spacchettamento del referendum costituzionale

Il Referendum Costituzionale è alle porte e noi seguiamo le ultime notizie a proposito dei tanti ricorsi presentati contro la legge di riforma costituzionale che gli italiani saranno chiamati a votare il prossimo 4 dicembre, cominciando da quello di Valerio Onida. A proposito dei diversi nuovi ricorsi presentati, per alcuni è già giunta la decisione in merito da parte degli organi preposti. Sugli ultimi in ordine di tempo si era in attesa della decisione Tar del Lazio e dell’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione. Vediamo nel dettaglio come si sono conclusi tutti gli iter, anche dei ricorsi precedenti.

A proposito del ricorso presentato dal Presidente emerito della Consulta Valerio Onida lo scorso 27 ottobre, il giudice della prima sezione civile di Milano Loretta Dorigo si era dapprima riservata di decidere. L’ex presidente della Corte Costituzionale aveva chiesto di sollevare davanti alla Consulta l’eccezione di legittimità della legge 352 del 1970 istitutiva del referendum, che non prevede l’obbligo di formulare più quesiti quando ci sono più temi. Il Tribunale di Milano ha quindi respinto il ricorso di Valerio Onida e il ricorso sullo stesso tema presentato da un pool di legali perché “il diritto di voto non pare leso dalla presenza di un quesito esteso e comprensivo di un’ampia varietà di contenuti”. In altre parole “Non ritiene il Tribunale di ravvisare una manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori per difetto di omogeneità dell’oggetto del quesito referendario”.

I nuovi ricorsi erano stati presentati, rispettivamente uno al Tar del Lazio e l’altro all’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, da Fulco Lanchester (in foto) e Mario Staderini, esponenti del Comitato per la libertà di voto e quindi promotori della proposta di “spacchettamento” del quesito referendario, che però non riuscì a raccogliere tutte le firme necessarie per essere ammesso.

I ricorsi chiedono di rinviare il referendum e di sottoporre alla Corte Costituzionale la valutazione se il quesito unico non violi la libertà di voto e vada quindi spacchettato, cioè diviso. Alla Cassazione si chiede anche la revocazione dell’ordinanza che ha ammesso il quesito.

La Cassazione ha invece già giudicato inammissibile il ricorso presentato dal Codacons su referendum del 4 dicembre. “Dopo la decisione dell’Ufficio centrale per il referendum, che ha rigettato l’istanza volta ad ottenere la modifica del quesito referendario – scrive in una nota l’associazione – l’ultima parola spetta alle Sezioni unite della Corte di Cassazione, che il prossimo 15 novembre si pronunceranno sul ricorso dell’associazione per ‘eccesso di giurisdizione'”.

Inoltre il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso sul referendum costituzionale presentato da Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana (che contestavano il quesito ritenuto ingannevole) giudicandolo “inammissibile per difetto di giurisdizione“. La sentenza spiega che “Sia le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il Referendum” che hanno predisposto il quesito referendario “sia il decreto del Presidente della Repubblica che lo recepisce sono espressione di un ruolo di garanzia e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale”. Non sono cioè “impugnabili con gli ordinari mezzi”, perché imparziali per definizione.

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