Referendum, ambasciatore Usa si schiera con il ‘sì’ e Luigi Di Maio insorge

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L’ambasciatore americano in Italia, John Phillips, scende in campo per il ‘sì’ al referendum costituzionale. “La vittoria del no sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia”, ha detto Philips intervenendo a un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato all’Istituto di studi americani a Roma. Una dichiarazione che ha scatenato l’indignazione da parte del Movimento 5 Stelle, in particolare di Luigi Di Maio che ha paragonato Matteo Renzi a Pinochet.

“La decisione spetta all’Italia”, ma “per attrarre gli investitori il Paese deve garantire maggiore stabilità politica, e la riforma la garantirebbe”, ha detto l’ambasciatore americano che ha poi lodato Renzi per il lavoro svolto da come Presidente del Consiglio. “Obama ha grandissima stima per Matteo Renzi, apprezza la sua leadership”, ha detto Phillips.

“Quello dell’ambasciatore statunitense a Roma ci sembra un intervento irrituale e appare come una grave ingerenza negli affari interni di un altro Paese. Dopo le dichiarazioni dei vertici di JpMorgan, Confindustria, Coldiretti, Marchionne, e alcuni articoli di organi della stampa internazionale, aggiungiamo anche il nome di John R. Phillips fra l’elenco di coloro che vogliono mortificare i principi cardine della nostra Costituzione per abbattere lo Stato sociale e favorire gli interessi di grandi gruppi di investimento stranieri”, scrivono i deputati del Movimento 5 Stelle in una nota congiunta.

Luigi Di Maio va all’attacco di Matteo Renzi. Secondo il vice presidente della Camera il numero 1 del PD non può parlare di “modifiche alla Costituzione” in quanto non è “mai passato per il voto”. Di Maio usa parole durissime nei confronti del Premier e lo paragona al dittatore Pinochet: “Non è un Presidente del Consiglio ma il più grande provocatore del popolo italiano, un Presidente non eletto, senza alcuna legittimazione popolare, che sorride mentre le persone soffrono.Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita”.

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