Quali sono le principali cause di morte in Italia?

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Quali sono le principali cause di morte in Italia? Sull’argomento ci viene in aiuto l’Istat, che ha elaborato dei dati molto interessanti: lo studio più corposo in merito riferisce dati riguardanti il 2012, ma statistiche parziali ne abbiamo anche riguardanti il 2015. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel 2016 ha spiegato che nel nostro Paese si muore più per un raffreddore che di tumore, e sulla scorta di queste affermazioni è utile prendere in considerazione ciò che emerge dai dati a nostra disposizione, che rivelano, quasi paradossalmente, che specialmente tra i più giovani le principali cause di morte sono gli incidenti stradali, molto più dei tumori e delle malattie che coinvolgono l’apparato cardiovascolare.

I dati del 2015

Nel 2015 in Italia i decessi hanno toccato quota 653mila, 54mila in più del 2014 pari a un +9,1%: il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è risultato il più alto dal secondo dopoguerra in poi, un aumento di mortalità concentrato tra gli anziani di età compresa tra i 75 e i 95 anni. Il picco di mortalità è da imputare all’invecchiamento strutturale della popolazione, e si tratta un fenomeno in linea con la tendenza europea. I primi tre mesi dell’anno sono quelli che hanno fatto registrate il maggior numero di decessi, ma il dato più interessante è che i 7500 morti per influenza sono stati dovuti da un lato a una bassa copertura contro il virus e contestualmente l’utilizzo di un vaccino di minore efficacia. Dunque non aveva tutti i torti il ministro a parlare di influenza killer, mentre la popolazione tende a sopravalutare l’incidenza di altre patologie come la meningite sfiorando la psicosi.

Le principali cause di morte

Dai dati Istat emerge che nel nostro Paese si muore soprattutto per malattie cardiache, come, ad esempio, l’infarto. Soltanto nel 2012 proprio per patologie ischemiche del cuore sono morte almeno 75.000 persone (12,2%). A seguire le malattie cerebrovascolari, con più di 61.000 morti (10%). Altre cause di morte nel nostro Paese sono i tumori: molto più quelli maligni della trachea, dei bronchi e dei polmoni (5,5%) rispetto a quelli del colon retto (3,1%), del seno (2%), del pancreas (1,7%), del fegato (1,6%), del rene (1,6%) e dello stomaco (1,6%).

Rientrano fra le altre cause da considerare le malattie ipertensive (5,1%), la demenza e il morbo di Alzheimer (4,3%) e le patologie croniche che interessano le basse vie respiratorie (3,6%). Anche il diabete mellito (3,5%) detiene un posto non trascurabile fra le più frequenti cause di mortalità in Italia. Non dobbiamo trascurare, infine, che anche la polmonite o una “semplice” influenza (1,6%) possono costituire condizioni a rischio, che possono determinare la morte. Nel 2012 sono morte 9.734 persone per influenza e per polmonite.

Il maggior numero di persone morte è compreso nella fascia che va dai 65 agli 84 anni, soprattutto per malattie del sistema circolatorio, ancor di più rispetto ai decessi legati alle neoplasie.

Gli incidenti stradali e il suicidio

Dalle statistiche viene messo in risalto un altro dato molto importante. Se consideriamo i giovani di età compresa fra i 15 e i 24 anni, risulta che la principale causa di morte è rappresentata da incidenti stradali. In particolare la percentuale ammonta al 34% per i ragazzi e al 25% per le ragazze, con un totale di 1.785 morti complessivamente. Il 14% dei giovani e il 10% delle giovani muore per suicidio. Nel caso dei ragazzi rimane piuttosto alto il numero di decessi per omicidio. Relativamente al 2012 si tratta di 37 casi, che corrispondono al 3%.

Cause di morte nel mondo

Come vanno le cose nel resto del mondo? L’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, mette ai primi posti malattie ischemiche ed ictus, rispettivamente con 7,4 e 6,7 milioni di decessi registrati nel 2014. Tra le principali cause di morte nel mondo emerge poi anche l’incidenza in aumento negli ultimi anni delle malattie croniche come diabete, cancro e cardiopatie mentre da qualche anno si registra una costante discesa del virus dell’Hiv, che continua a mietere molte vittime soprattutto nei Paesi più poveri del mondo.

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