Processo Ruby, Silvio Berlusconi assolto anche in Cassazione

Silvio Berlusconi viene assolto in Cassazione dalle accuse di concussione e prostituzione minorile nell’ambito del processo Ruby. Dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Nicola Milo e composto dai consiglieri Giorgio Fidelbo, Stefano Mogini e Gaetano De Amicis ha convalidato la sentenza di assoluzione arrivata in Appello dopo la condanna a sette anni del primo grado. La prima reazione dell’Ex Cavaliere trapela dalla residenza di Arcore: il leader di Forza Italia si dichiara “tanto felice” e si dice “pronto a tornare in campo più forte che prima” dopo quella che chiama “la fine di un incubo“. Per l’ex Cavaliere l’assoluzione rappresenta un ulteriore passo avanti verso la piena agibilità politica, ma rimane ancora indagato nell’inchiesta Ruby ter per presunta corruzione di testimoni.

Nella requisitoria, l’avvocato Franco Coppi, legale di Berlusconi, aveva replicato alle richieste dell’accusa. “La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento, cosa che la difesa non contesta, ma nella sentenza non si trova la prova di alcuna minaccia implicita o esplicita rivolta a Ostuni“, ha dichiarato il legale riferendosi al capo di gabinetto che Berlusconi chiamò per chiedere l’affidamento di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti.

La richiesta della Procura era stata di tono totalmente diversa. “La sentenza di assoluzione va annullata“, èquanto chiesto dalla Procura Generale. In secondo grado, l’ex premier venne assolto, dopo la condanna del primo, sia dall’accusa di concussioneperché il fatto non sussiste”, sia da quella della prostituzione minorile perché il fatto non costituisce reato”. Il sostituto procuratore generale Eduardo Scardaccione ha così chiesto di “annullare l’assoluzione e di rinviare per rimodulare la pena”. Secondo l’accusa, sono “pienamente provate” le accuse per cui la Corte d’Appello non doveva riaprire il dibattimento vero e proprio ma solo rideterminare la pena di sette anni stabilita in primo grado.

Le motivazioni dell’assoluzione

La Corte d’Appello di Milano lo scorso 17 ottobre ha depositato le motivazioni della sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby, ma non sono mancate polemiche sulla decisione dei giudici milanesi in vista del ricorso in Cassazione.

Il presidente della Corte, Enrico Tranfa, si è dimesso dalla magistratura subito dopo la firma per protesta contro la sentenza; una circostanza mai registrata nella giustizia italiana che chiarisce il forte, fortissimo dissenso tra il togato, 39 anni in magistratura, e i due giudici a latere Concetta Locurto e Alberto Puccinelli. Ci sarebbe però dell’altro: la sentenza d’Appello sarebbe stata scritta in modo da essere ribaltata in Cassazione, come scrive Claudia Fusani, giornalista dell’Huffington Post ed ex Unità, definendola “una sentenza suicida”.

Sono solo “suggestioni”, scrive la Fusani, che si hanno leggendo le motivazioni della sentenza. Quasi sicuramente la Procura generale farà ricorso e il processo arriverà al terzo grado di giudizio che sarà definitivo.

Quale sarà la decisione eventuale dei giudici di Cassazione è impossibile dirlo, ma, secondo la giornalista, ci sarebbero elementi che fanno propendere per una condanna. Se così fosse, sarebbe la fine della carriera politica dell’ex Cavaliere.

L’assoluzione per Silvio Berlusconi è stata completa: il fatto non sussiste. Leggendo le motivazioni però, i giudici d’Appello hanno stabilito che “il fatto storico” è reale: Ruby andava ad Arcore, ebbe rapporti sessuali con l’ex premier, venendo pagata. Mancano però le prove che Berlusconi sapesse della minore età della giovane.

Le motivazioni (oltre 300 pagine) indicano chiaramente cosa accadeva nelle serate del “bunga-bunga”: “spogliarelli, esibizioni del proprio corpo nudo o parti di esso, lap dance, simulazione di atti sessuali, toccamenti del seno, glutei o altre parti intime (coperte o denudate), bagni di gruppo in piscina, baci, ammiccamenti”. Le ragazze erano lì “per stimolare la libidine sessuale del padrone di casa” e degli ospiti, per “propiziarsene i favori sotto forma di elargizioni di denaro o di altre utilità come pagamento dei canoni di locazioni e di bollette, acquisto di automobili, gioielli, finanziamenti a fondo perduto o occasioni di lavoro nel mondo dello spettacolo”.

Per i giudici non ci sono dubbi sul fatto che tra Berlusconi e Ruby ci siano stati “atti di natura sessuale […] retribuiti” che rientrano “giuridicamente nella tipologia degli atti sessuali a pagamento che integrano la prostituzione”. Mancano però le prove che l’ex premier sapesse della minore età: da qui l’assoluzione.

Stessa cosa per il reato di concussione. Nelle motivazioni si chiarisce cosa è avvenuto quella sera: Ruby viene fermata per l’accusa di furto da parte della sua ex amica Caterina Pasquino; Michelle Conceicao (che è provato vivere di prostituzione) chiama sul cellulare Berlusconi che si trova al vertice Ocse; l’ex premier chiama a sua volta il capo di gabinetto della Questura, Piero Ostuni, chiedendo di affidare la ragazza a Nicole Minetti per non far scoppiare un caso diplomatico visto che Ruby viene definita “nipote di Hosni Mubarak”.

Berlusconi aveva un personale, concreto interesse” che la giovane marocchina fosse affidata all’ex consigliera, imputata nel processo Ruby bis, perché “preoccupato del rischio di rivelazioni compromettenti”. Da qui le tre chiamate per Ostuni che procede come richiesto, provando così “sotto il profilo materiale l’efficacia causale dell’intervento di Berlusconi”. A questo punto, scrive la Fusani, ci si aspetterebbe la condanna; invece, per i giudici il funzionario ha agito per “eccesso di ossequio e di precipitazione”, per il “timore reverenziale dovuto alla carica istituzionale dell’interlocutore”.

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