Processo Alessia Pifferi, le testimonianze la inchiodano: “Niente cibo per Diana, solo abiti da sera”

Testimonianze che gelano il sangue, quelle rilasciate oggi da chi è entrato per primo nell’appartamento dove è stato trovato il corpo senza vita della piccola Diana, figlia di Alessia Pifferi, la madre che è accusata di averla fatta morire di stenti. Stando al racconto fornito in aula oggi da una dirigente della polizia scientifica, nel frigorifero non ci sarebbe stato alcun cibo specifico per una bambina così piccola, mentre due valigie con all’interno circa 30 abiti da sera sono state ritrovate vicino alla porta d’ingresso della casa di Milano. Nell’appartamento, anche numerosi pannolini usati, alcuni dei quali anche sul davanzale della finestra.

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Alessia Pifferi – Nanopress.it

Fa rabbrividire, la testimonianza rilasciata oggi in aula da Annamaria Di Giulio, dirigente della polizia scientifica, tra le prime persone ad entrare nell’appartamento di Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di appena 18 mesi, Diana, l’estate scorsa. La dottoressa ha raccontato di essere entrata e di aver notato come all’interno del frigo di casa non ci fosse alcun alimento per la bimba, mentre all’ingresso dell’appartamento si trovavano due valigie con almeno 30 abiti da sera da donna. Sparsi per il locale, anche numerosi pannolini usati, alcuni dei quali anche sul davanzale della finestra. Non solo, ma la bimba è apparsa lavata da poco, con i capelli ancora lievemente umidi, con indosso un vestitino giallo senza pannolino.

Processo Alessia Pifferi, nessun cibo in casa per Diana

Oggi si è tenuta una nuova udienza del processo a carico di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver fatto morire di stenti la sua bimba di soli 18 mesi, lasciandola per 6 giorni da sola, mentre lei si trovava dal nuovo compagno a Bergamo. A salire sul banco dei testimoni, Annamaria Di Giulio, dirigente della polizia scientifica tra i primi a entrare nell’appartamento della donna la scorsa estate.

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Alessia Pifferi – Nanopress.it

“Non c’erano alimenti per la bambina, da mangiare c’era veramente poco: Coca Cola, acqua, un piatto di avanzi, una mela e una salsa di pomodoro” ha raccontato Di Giulio, spiegando poi come sul mobile della stanza dove è stata trovata Diana, “c’era un piccolo biberon, con un residuo di latte”.

Straziante, quindi, la descrizione dello stato in cui è stata rinvenuta la bimba, trovata con le mani e la bocca nere, adagiata su un lettino senza lenzuolo e cuscino, con indosso un semplice vestitino giallo. La dottoressa della scientifica ha inoltre sottolineato come la piccola apparisse chiaramente lavata, con i capelli ancora umidi. Inoltre, il corpo non aveva il pannolino, rinvenuto poi assieme ad altri in un cestino.

Intanto, anche la zia di Diana e sorella di Alessia, Viviana Pifferi, si è fatta sentire, rilasciando una dichiarazione alla fine dell’udienza in Corte d’Assise: “Dice che l’abbiamo abbandonata, che di fronte alle difficoltà l’abbiamo lasciata sola, ma non è così: mia mamma l’ha sempre aiutata anche economicamente e l’abbiamo aiutata anche quando ha partorito. Diana è nata in casa, era prematura, pesava un chilo e mezzo scarso. È stata per molto tempo ricoverata in ospedale. E chi è stata in ospedale è sempre stata mia mamma”.

Il rinvenimento del corpo di Diana era avvenuto lo scorso 20 luglio nell’abitazione di Pifferi, in Via Parea a Milano, con l’allarme dato da una vicina di casa dopo che la madre era tornata dopo sei giorni nell’appartamento, trovando il corpo esanime della figlia di 18 mesi.

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