Pistola elettrica Taser alla Polizia: gli Agenti la vogliono?

La pistola elettrica è l’ultima novità in tema di ammodernamento per le Forze di Polizia. La pistola Taser viene presentata come arma di dissuasione non letale, utile a rendere inoffensiva per alcuni secondi la persona da bloccare e contribuisce a ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti, già utilizzata da svariate Polizie nel mondo. Le indicazioni fornite dalla casa di produzione del Taser consigliano di non mirare al cuore anche se poi aggiunge che si tratta solo di una raccomandazione dato che il rischio di arresto cardiaco della persona colpita è ritenuto estremamente basso.

L’ONU l’ha inserita nella lista degli strumenti da tortura e Amnesty International è schierata contro il suo uso. Al di là delle considerazioni tecniche e delle argomentazioni formulate da chi la produce, esponenti politici, rappresentanti istituzionali e sindacali, diciamo subito che questa è un’arma a tutti gli effetti e pensarla per la solo difesa è una forzatura.

Il suo utilizzo quindi, anche se nell’ottica della sicurezza degli operatori, dovrà essere moderato e assolutamente necessario, ma comunque apre vari scenari circa le condotte e le conseguenze.

E per questo, la politica, con un opportuno emendamento, si tutela a sua volta e mette le mani avanti per eventuali futuri addebiti in caso di inosservanze o abusi. Cosa vuol dire che la sperimentazione dovrà prevedere le “necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e secondo principi di precauzione e previa intesa con il Ministro della Salute”?

Sarebbe auspicabile che la legge in esame, venga elaborata e discussa da subito con tutte le componenti per evitare lungaggini e diversificate interpretazioni dal sapore dello scarico di responsabilità. O forse significa che il poliziotto prima di utilizzarla dovrà chiedere la cartella clinica o il cardiogramma alla persona da rendere inoffensiva? E’ chiaro che è una frase inserita a hoc.

Il particolare che l’ANF (Associazione nazionale funzionari) chieda espressamente che gli operatori dotati di tale arma siano muniti anche di impianto di video registrazione, la dice lunga sulla emotività e sui timori di conseguenze derivanti dall’utilizzo stesso.

Con queste premesse e relativi distinguo, siamo sicuri che gli agenti la vogliono?

Inoltre lo strumento, pur se efficace sino a una distanza di circa dieci metri, appare difficilmente utilizzabile in azioni di scontri tra masse e Polizia, più utile invece in caso di criticità nel corso di controlli e quindi più adattabile all’opera di prevenzione e sicurezza del territorio svolta dalle pattuglie.

E attenzione alla scelta del modello e alla spesa. Che questa dotazione non si riveli un bluff e uno spreco come è accaduto con i braccialetti elettronici, adottati come soluzione al sovraffollamento delle carceri e la cui gestione della misura, nell’ottobre 2012, è stata definita “antieconomica e inefficace” dalla Corte dei Conti.

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