Piano Lupo: diverse regioni dicono no agli abbattimenti

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Ancora un rinvio per il Piano Lupo varato dal governo: la proposta di riaprire la caccia al lupo, contenuta nel ‘Piano di gestione’ all’esame del Governo e dei presidenti delle Regioni, scatenando diverse reazioni e mettendo sul piede di guerra le associazioni ambientaliste e animaliste, doveva essere votata in Conferenza Stato-Regioni giovedì 23 febbraio 2017, ma fonti del ministero dell’Ambiente hanno annunciato un nuovo rinvio. Con l’aumentare dei comunicati, degli appelli e delle proteste con manifestazioni per chiedere che sia evitata una mattanza di lupi in Italia, diversi amministratori locali hanno infatti cominciato a esprimere dubbi facendo, in certi casi, anche marcia indietro.

E così dopo una prima approvazione prevista lo scorso 2 febbraio, di rinvio in rinvio slitta la contestata norma che prevede abbattimenti selettivi dei canidi, e le possibilità che questa parte del Piano Lupo venga stralciata si fanno più concrete ad ogni rimando di data, segno che forse un ripensamento è in atto tra le istituzioni. Al momento non è ancora stata fissata la data dell’incontro fra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e i presidenti delle Regioni per discutere la controversa normativa.

La situazione lupo in Italia e le posizioni delle Regioni

Nel nostro paese ci sono fra i 100 e i 150 esemplari di lupi sulle Alpi e fra i 1.070 e i 2.472 in Appennino, il 18% dei lupi della Ue. La Conferenza Stato-Regioni ha dato il primo ok al Piano in sede tecnica, lo scorso 24 gennaio. Già Lazio e Puglia si erano subito dissociate da una possibile riapertura della caccia ai lupi sui loro territori. Poi altre regioni hanno cominciato a dire ‘no’.

E’ stato il caso della presidente del Friuli Debora Serracchiani e dell’assessore all’agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan. Ma anche la Campania ha sostenuto il no alla proposta, mentre dall’Abruzzo il presidente Luciano D’Alfonso ha mostrato perplessità circa l’abbattimento dei lupi. Sergio Chiamparino dal Piemonte ha chiesto un approfondimento, come pure l’assessore all’Agricoltura della Liguria, Stefano Mai. Alla Camera, il Movimento Cinque Stelle chiede che il governo ritiri la “norma ammazza lupo”.

La polemica politica

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, a più riprese ha continuato a difendere la possibilità di un abbattimento controllato e più in generale un testo che prevede 22 azioni differenti, a tutela della specie e degli agricoltori. Queste alcune sue dichiarazioni: “Sta diventando la sagra della bufala. Leggo cose inenarrabili, che si sarebbe aperta la caccia ai lupi, qualcuno ha parlato addirittura di eutanasia dei cani nei canili. Il piano non ha che fare con nessuno di questi temi non c’è nessuna riapertura della caccia. Anzi, questo è un Piano di tutela. Oggi siamo in condizioni drammatiche. Se non ci sono regole e non ci sono azioni da parte delle Regioni, la situazione diventa sì di una sostanziale apertura della caccia ai lupi. La conservazione del lupo è un tema troppo serio perché possa essere piegato al clamore mediatico o al populismo di qualcuno, torniamo alla scienza e smettiamo di ragionare con le bugie, oppure con la malafede“. Infine conclude: “Le Regioni mi dicano cosa intendano fare, ma non permetterò che su una materia delicata come la tutela del lupo, al posto della scienza detti l’agenda chi evidentemente o non ha letto il testo o è in malafede“.

In prima linea contro il ministro e il Piano Lupo c’è il Movimento 5 Stelle, che martedì 22 febbraio 2017 ha tenuto una conferenza stampa alla Camera per spiegare il proprio no: “Non è stato fatto nulla per ridurre le tensioni con gli allevatori, con recinti per il bestiame e cani pastore, e per compensare i danni. Non sappiamo neanche l’esatto numero dei lupi, abbiamo solo stime. E oggi, perché non si è riusciti a fare niente, si vuole sparare ai lupi. Questo ministro deve dimettersi per palese incapacità. Non c’è un monitoraggio serio su quanti sono i lupi, non si indica chi eseguirà gli abbattimenti in deroga, non esiste il vincolo dell’assenza di bracconaggio per permettere gli abbattimenti. E poi, che risorse si mettono?”

Le proteste ambientaliste

Ma cosa dice quindi il testo? Il piano prevede 22 misure per affrontare i problemi di convivenza fra i lupi e gli allevatori, tra le quali un monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione naturali, gestione dei pascoli, ecc. Se queste misure si dovessero rivelare inefficaci, si può ricorrere all’ultima, l'”Ordinanza ministeriale per la caccia in braccata“, che prevede un abbattimento controllato fino al 5% della popolazione complessiva di lupi in Italia, previo un piano regionale approvato da Ispra e Ministero.

Intanto le associazioni ambientaliste e animaliste hanno organizzato la protesta, Enpa ha raccolto centinaia di firme sulla sua pagina Facebook

Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, precisa che il Piano Lupo “non solo non è fondato su dati e riscontri scientifici, ma ha un fine tutto politico”, candidamente confessato nel piano stesso: “Superare il clima di contrapposizione” con gli allevatori, attraverso “una dimostrazione di flessibilità”. Insomma – riassume – “crepi il lupo, purché regni la pace sociale”. Invece no, sottolinea l’ex ministro, “i lupi non si toccano, Governo e Regioni ascoltino il parere degli esperti e le voci indignate di centinaia di migliaia di cittadini”.

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