Pecore picchiate e uccise in Cile per fornire lana italiana: denuncia shock della Peta

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[Credit Photo: Peta]

Pecore picchiate, maltrattate, prese a calci, e infine sgozzate e scuoiate vive, una di fronte all’altra. Ancora una volta uno spettacolo degli orrori si palesa agli occhi del mondo grazie al nuovo reportage shock della Peta, che già si era occupata in passato delle violenze celate dietro la tosatura degli ovini: gli attivisti hanno registrato attraverso una ricca documentazione di immagini quanto accade all’interno di due grandi allevamenti di pecore in Cile, che oltretutto sono i fornitori di una surrettizia ‘vera lana italiana’. Infatti i capi d’abbigliamento in lana che spesso riportano come marchio la provenienza dal nostro Paese, giunge invero da realtà come quella cilena, dove la violenza è all’ordine del giorno, come mostrano foto e video divulgate dalla Peta.

ATTENZIONE IMMAGINI CRUENTE NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE

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Una tosatura violenta che lascia strisce rosso sangue lì dove una volta vi era il vello, sul dorso degli ovini: basterebbe già solo questo a indignare, ma purtroppo non è che un dettaglio marginale, rispetto agli sgozzamenti e alle brutali uccisioni quando gli animali sono ancora vivi, con le zampe che continuano a muoversi per svariati minuti dopo averne reciso l’arteria vitale. E poi le violenze continue, persino le mutilazioni ad orecchie e code, ed ovviamente nessuna cura veterinaria, ‘perché alle bestie non v’è n’è bisogno’, penseranno loro. Come fossero cose, oggetti inanimati. La proverbiale mansuetudine della pecora diventa un’ottima scusante per perpetrare la quotidiana barbarie con indifferenza: e a lasciare sgomenti più di tutte, tra tante immagini disturbanti che finiscono paradossalmente per intorpidire le coscienze, sono forse le foto dei coltelli insanguinati e gli altri strumenti di tortura utilizzati, il segno tangibile e raccapricciante della violenza perpetrata dall’uomo. In meno di due anni la Peta ha già distribuito sei video registrati in 39 strutture dislocate in tre continenti, a inequivocabile dimostrazione che le pecore sono diffusamente mutilate, abusate e scuoiate vive per la lana, inclusa con tutta probabilità anche la lana di pregio.

Le denunce non sono fortunatamente mai inutili: dopo essere stati informati in privato dalla Peta locale, negli Usa la potente Brooks Brothers ha preso la decisione di smettere di acquistare lana da tali aziende fornitrici. E l’Italia cosa farà? Già, perché secondo i dati a disposizione dell’associazione animalista, il Cile esporta circa il 30 per cento della sua lana in Italia, alla faccia del ‘100 per cento made in Italy’. Anzi, meno dell’1 per cento della lana nel mondo viene da pecore cresciute e tosate in Italia, riporta ancora l’associazione. Mimi Bekhechi, direttore della Peta, dichiara in merito: ‘Quando si tratta della ‘lussuosa’ lana italiana, le pecore che sono mutilate, picchiate e tagliate a pezzi una di fronte all’altra sono quelle che pagano il prezzo più alto: Peta chiede ai consumatori di prendere una posizione per le pecore, ovunque nel mondo siano abusate, scegliendo di indossare solo materiali senza uso di animali‘. Sempre più spesso consumatori ma soprattutto aziende nel mondo sposano la causa Animal Free nel settore dell’abbigliamento, e siamo certi che questa ennesima denuncia provocherà ulteriori adesioni, come proseguirà la battaglia della Peta e di altre associazioni simili nello smascherare i misfatti che avvengono negli allevamenti di tutto il mondo.

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