Paola Muraro alla Raggi: «I romani hanno votato te, non Casaleggio»

Paola Muraro con Virginia Raggi

Paola Muraro difende Virginia Raggi, le consiglia «di liberarsi da lacci e lacciuoli che le hanno imposto dall’esterno» e svela alcuni retroscena sul suo addio al Campidoglio. L’ex assessore all’Ambiente torna a parlare in un’intervista a La Stampa, due mesi dopo le dimissioni in seguito all’avviso di garanzia ricevuto per l’inchiesta sui rifiuti. Avviso di garanzia che era solo «l’atteso escamotage per farmi fuori», tuona l’ex consulente dell’azienda rifiuti Ama, tanto che se tornasse indietro «non offrirei le dimissioni, li costringerei a cacciarmi».


L’INCHIESTA RIFIUTI DI ROMA

La sua non è un’accusa alla sindaca che, anzi, ritiene essere vittima di «un gruppo trasversale di affaristi dentro e fuori il Movimento». Gruppo che, di fatto, l’avrebbe ormai commissariata: «Se potessi le direi: sii te stessa, slegati. I romani hanno votato te, non Casaleggio», afferma la Muraro al quotidiano torinese.

Racconta che, prima di ricevere l’incarico, la Raggi l’aveva avvertita: «Lei sarà triturata, se la sente?». Accettò l’incarico, e subito «cominciarono a uscire calunnie politiche ai miei danni. Per esempio che ero pro inceneritori. Falso, non me ne sono mai occupata». I responsabili? La Muraro non ha dubbi: personaggi provenienti «dal sottobosco di pseudoambientalisti che gravitano attorno al Movimento e aspirano a laute consulenze. Se non li foraggi, ti scatenano contro il web».
«Il business dei rifiuti a Roma vale miliardi»
Perché volevano farla fuori? «Lo stipendio di Romeo e la nomina di Marra sono specchietti per le allodole. Parliamo di qualche decina di migliaia di euro. Il business dei rifiuti a Roma vale miliardi. Acea può diventare la multiutility più grande d’Europa. Quello che destra e sinistra non sono riusciti a realizzare, potrebbero farlo i grillini». La Muraro racconta come lei si stesse opponendo a certi giochi di potere e che aveva l’appoggio della sindaca. La quale «poi si è dovuta piegare».

I retroscena sulle dimissioni
A proposito delle dimissioni, svela che la Raggi non voleva che lasciasse, ma che si autosospendesse per tornare dopo l’interrogatorio. Ma che il segretario generale diceva che l’autosospensione non era possibile: «Virginia era contraria alle dimissioni e i consiglieri mi difendevano ma i vertici, Grillo e Casaleggio, erano irremovibili. L’imbarazzo era evidente tanto che io sono andata via. Nella notte la Raggi ha postato il video in cui dava la notizia delle dimissioni. Dopo qualche giorno la sindaca mi ha richiamato. Faticava a trovare le parole: “Paola, non posso reggere”. Io l’ho interrotta: “Virginia, ho capito”. Dopo qualche ora ha nominato il nuovo assessore».
«Quello che ha detto Berdini è imbarazzante e falso»
L’ex assessore commenta infine il caso di Paolo Berdini, l’assessore all’Urbanistica dimissionario dopo le dichiarazioni infamanti sulla Raggi: «Berdini avrebbe dovuto lasciare immediatamente: quello che ha detto è imbarazzante e falso. La sindaca non è fragile, inadeguata e senza personalità, come i dissennati comunicatori del Movimento la fanno apparire. Ho assistito a telefonate con i vertici in cui troncava la conversazione dicendo: “La sindaca sono io”».

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