Palermo, bimbo prematuro con un tumore muore poco dopo la nascita: padre aggredisce i medici

Bimbo prematuro con tumore muore

[didascalia fornitore=”altro”]FOTO: PIXABAY[/didascalia]

Un bambino nato prematuro a sole 30 settimane e affetto da un tumore di grandi dimensioni è morto poco dopo la nascita. Il padre, accecato dalla rabbia, ha aggredito i medici che si sono presi cura di suo figlio. La tragica vicenda è accaduta presso l’ospedale dei bambini di Palermo.

I medici hanno tentato l’impossibile per salvare il piccolo prematuro: il tumore da cui era affetto era così grande da arrivare al diaframma e impedirgli di respirare. Quando il giovane padre residente nel periferico quartiere Zen, è stato informato del decesso del figlio ha perso letteralmente il controllo, ha iniziato a malmenare i dottori, ferendone quattro tra cui il primario di Chirurgia pediatrica Gloria Pelizzo.

Le denunce dell’ospedale e della famiglia

Si tratta dell’ennesimo caso di violenza nei confronti dei sanitari a Palermo: dopo quest’ultimo episodio il manager dell’ospedale Civico Giovanni Migliore e il dirigente del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale pediatrico Di Cristina, Giuseppe Re hanno presentato due esposti contro il padre violento. A causa della sua aggressione un medico ha riportato un trauma cranico e una prognosi di 30 giorni. Anche la famiglia del piccolo deceduto ha sporto denuncia contro l’ospedale.

L’escalation di violenza contro i medici

‘L’escalation di aggressioni ai medici e agli operatori degli ospedali non è più una questione di singoli e sporadici casi, ma sta assumendo sempre più i contorni di un fenomeno che non è più tollerabile’, ha spiegato Paolo Petralia, direttore generale dell’Istituto Gaslini di Genova e presidente nazionale associazione ospedali pediatrici italiani, che ha poi aggiunto: ‘Il dolore, comprensibile, per la perdita di un figlio non giustifica alcuna reazione violenta. Di fatto, però, medici e operatori – a cui va la mia più profonda solidarietà e vicinanza – sono diventati ormai il parafulmine di dolore, disperazione ma anche di episodi di violenza gratuita che non intendiamo più far passare sotto traccia’.

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