Opere d’arte rubate: traffico illecito e attività di contrasto

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Il traffico delle opere d’arte rubate sembra non avere tregua nel nostro Paese: a dispetto della crisi, infatti, il riciclaggio dei tesori trafugati e il mercato dell’archeologia clandestina continuano ad essere particolarmente fiorenti, alimentati dalle richieste di collezionisti e di trafficanti d’arte senza scrupoli. Una delle piaghe che affliggono maggiormente la nostra Italia, infatti, è proprio il furto di tesori artistici e di reperti archeologici, considerando il fatto che il Belpaese detiene, da solo, circa il cinquanta per cento del patrimonio mondiale tra bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche. Un primato eccellente, non c’è che dire, che si accompagna, però, ad un altro record tutt’altro che lusinghiero: l’Italia è in assoluto la nazione che subisce più furti d’arte nel mondo.

Le opere d’arte rubate, dunque, alimentano, soprattutto in Italia, un giro d’affari enorme – intorno ai 6 miliardi di euro all’anno – molto più redditizio della droga o delle armi e, certamente, molto meno rischioso. Un traffico che coinvolge tutta la criminalità organizzata italiana che ‘piazza’ o nasconde i tesori all’estero creando una serie di attività commerciali illegali il cui punto d’arrivo, spesso, sono i grandi istituti museali mondiali – dal Louvre al Metropolitan di New York, dal Museo di Utrecht a quello di Oxford. Un intreccio di interessi dal valore inestimabile che crea un mercato, quello dell’arte, in assoluto tra i più redditizi, il quarto al mondo per quanto riguarda il crimine internazionale.

Il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri

Chi si occupa delle indagini – e della prevenzione – riguardo ai furti di opere d’arte in Italia, è il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri che recupera, ogni anno in tutto il mondo, centinaia di capolavori e di reperti antichi trafugati. E’ notizia piuttosto recente – maggio 2015 – il recupero, negli Stati Uniti, di tre bellissimi affreschi del I secolo avanti Cristo sottratti, nel 1957, dai locali della Soprintendenza di Pompei. Appartenevano alla collezione privata di un magnate americano ed erano pronti, dopo la morte del loro proprietario, ad esser messi all’asta. Dopo un lungo, lunghissimo lavoro di indagine i Carabinieri hanno finalmente ritrovato i preziosi reperti. Sono passati decenni, durante i quali, però, il Comando non ha mai smesso di indagare diventando una delle eccellenze italiane probabilmente molto più nota all’estero che in patria. Ma come si muovono questi ‘detective’ dell’arte?

Le attività del Comando CC TPC per contrastare i furti d’arte

Per contrastare le attività di furto e di riciclaggio di opere d’arte rubate, l’Arma dei Carabinieri procede consultando, ed aggiornando in continuazione, l’enorme Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti. Un archivio preziosissimo che contiene informazioni, descrittive e fotografiche, relative alle opere trafugate; rappresenta perciò uno strumento di supporto fondamentale nelle attività di ricerca. I compiti del Comando, evidentemente, coinvolgono tutti i settori culturali italiani, a partire dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con cui ha una collaborazione diretta.

Il compito principale, tuttavia, è quello di monitorare costantemente i vari siti archeologici (terrestri e marini), quelli Patrimonio dell’Umanità e qualsiasi evento o manifestazione che abbia a che fare col mondo dell’arte – mostre, fiere, aste – senza dimenticare antiquari, rigattieri, restauratori e mercanti.

I rapporti con le autorità e le istituzioni

Non solo. Nelle attività di contrasto e nelle indagini che riguardano le opere d’arte trafugate, fondamentali sono i rapporti che il Comando mantiene con le Autorità Ecclesiastiche e con le Forze di Polizia internazionali che a loro volta sorvegliano sulla tutela del patrimonio artistico e culturale. Costante è anche la collaborazione con le Università, le Fondazioni e i Centri di Ricerca nazionali ed esteri, e quella con gli organismi internazionali, come l’Unesco, per sensibilizzare (e formare) il pubblico insieme agli operatori del settore.

I ‘detective dell’arte’ si muovono anche in un altro, importantissimo, contesto, quello del web, che costituisce, sempre di più, la nuova frontiera del traffico dei beni culturali rubati e contraffatti. La rete, infatti, è il luogo dove agiscono maggiormente non solo gli esperti d’arte, i mercanti, i collezionisti e via dicendo, ma anche i semplici appassionati, i liberi professionisti, i commercianti e i delinquenti di ogni specie. Nel modus operandi del Comando, infatti, particolarmente importante si è rivelato il monitoraggio dei siti di vendita online che hanno portato alla luce una fitta rete di commerci illeciti internazionali di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini destinati alla vendita su siti internet di case d’asta straniere.

Insomma, un’attività costante e intensa attraverso la quale l’Italia – che vanta un patrimonio culturale di grande valore che genera, da una parte, interesse storico e artistico ma, dall’altra, determina anche una sorta di ‘fragilità’ essendo esposto a furti ed esportazioni illecite – ha visto crescere, negli ultimi tempi, il valore delle opere recuperate: oltre 800 milioni di euro dal 2009 ad oggi.

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