Olio di palma, impatto ambientale e danni al pianeta: tutto quello che c’è da sapere

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Il dibattito sull’olio di palma nell’opinione pubblica da tempo si concentra prevalentemente sugli effetti possibili sulla salute, tra chi lo ritiene un potente antiossidante e chi invece ne mette in luce le controindicazioni e gli effetti collaterali (per approfondire clicca qui). Non si parla invece abbastanza dei danni ambientali che provoca la lavorazione di questo olio vegetale, ricavato dal frutto che cresce sulle palme da olio, diffuse soprattutto nei Paesi dal clima tropicale. Oltre all’impatto devastante sul pianeta, l’industria dell’olio di palma presenta anche aspetti assai controversi riguardo i diritti umani dei lavoratori, secondo un rapporto stilato dal Bloomberg Businessweek che contiene i risultati di un’approfondita inchiesta durata nove mesi.

Molte associazioni ambientaliste come Greenpeace hanno da tempo sottolineato l’urgenza di intervenire contro i metodi di lavorazione dell’olio di palma, che viene esportato soprattutto da Paesi come Malesia ed Indonesia in totale assenza di misure ecosostenibili. E così la produzione di questo olio, presente in moltissimi snack e merendine che mangiamo tutti i giorni, oltre che in prodotti di bellezza, creme e detersivi, sta distruggendo la foresta pluviale del Sud-Est asiatico, oltretutto habitat naturale di animali come l’orango. Molte aree verdi vengono bruciate per far spazio alle piantagioni di palma, sacrificando le biodiversità e relativi ecosistemi, uccidendo uno dei pochi polmoni della Terra ancora rimasti. Secondo alcune inchieste le stesse compagnie finanzierebbero poi sottobanco la popolazione locale per sterminare la popolazione di oranghi che vive nel Borneo e in Sumatra, una specie da considerarsi oramai invia di estinzione.

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Oltre al danno, la beffa: l’olio di palma viene usato anche per produrre biocarburanti che però l’Epa, l’Enviromental Protection Agency, ha dichiarato non ecologici, poiché genera emissioni di anidride carbonica superiori del 20 per cento agli standard consentiti, dovuti soprattutto agli incendi attraverso cui si distruggono le foreste, immettendo così una gran quantità di gas serra nell’atmosfera.

E veniamo in ultimo al delicato capitolo dei diritti umani: nel Rapporto del Bloomberg Businessweek si legge che ‘tra i circa 3,7 milioni di lavoratori del settore, sono migliaia i bambini lavoratori‘, e le condizioni di lavoro sono disumane, in taluni casi si potrebbe parlare di vera e propria schiavitù, in cui i soprusi sono all’ordine del giorno. Secondo quanto afferma ad esempio la Menapak, una ONG al servizio dell’ambiente, chi lavora in queste piantagioni è costretto a bere acqua stagnante perché le provvigioni di acqua dolce fornite non durerebbero più di una settimana al mese, e in alcune di queste piantagioni gli operai vivrebbero in alloggi senza finestre. Poi c’è il lavoro da svolgere: pericoloso, a contatto con sostanze dannose per la salute oltre che per l’ambiente, e senza alcuna protezione. Impatto ambientale devastante, animali uccisi, lavoratori come schiavi: vale davvero la pena acquistare prodotti con olio di palma?

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