Nigeriano ucciso a Fermo, ultrà accusato dell’omicidio

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Emmanuel Chidi Namdi, nigeriano di 36 anni, è morto in modo insensato, vittima dell’odio di un razzista. Era fuggito agli orrori di Boko Haram ed è arrivato in Italia dove è stato massacrato di botte. Emmanuel ha difeso la compagna dagli insulti razzisti di un ultrà ed è rimasto vittima di una barbara violenza prima verbale e poi fisica.
La vita di Emmanuel si è spezzata dopo un giorno attaccato a un respiratore di un ospedale. L’uomo accusato di aver ucciso Emmanuel è stato fermato per omicidio con l’aggravante della finalità razzista, si chiama Amedeo Mancini, ha 38 anni ed è un contadino. Estremista di destra, Mancini ha raccontato alle forze dell’ordine di aver avuto l’impressione che Emmanuel e la compagna volessero rubare un’auto, intervenuto per impedire il furto la vittima avrebbe reagito e lui si sarebbe difeso.

Mancini, ultrà della Fermana ha subito un Daspo da parte del questore di Ascoli Piceno. Dunque il suo nome era già noto alle forze dell’ordine.
Emmanuel Chidi Namdi stava passeggiando insieme alla moglie a Fermo in via XX settembre quando Mancini li ha avvicinati e ha iniziato ad offendere Chimiary, la sua compagna: “Scimmia africana” è così che l’ultrà avrebbe iniziato ad insultare pesantemente la donna. Emmanuel non poteva restare fermo a guardare e ha reagito alle provocazioni, ma Mancini ha preso un palo segnaletico sradicandolo e ha colpito pesantemente il nigeriano. Anche Chimiary è stata malmenata e ha riportato ferite alle braccia e a una gamba, ma forse la ferita più grande per lei è un’altra: la morte di Emmanuel che ha cercato di difenderla.

La storia di Emmanuel e Chimiary

E pensare che i due erano fuggiti alle barbarie di Boko Haram e passando per la Libia avevano affrontato un lungo viaggio fino a Palermo tanto che durante la traversata lei aveva subito anche un aborto a causa delle percosse ricevute dai trafficanti.
Emmanuel Chidi Namdi e la compagna Chimiary erano arrivati al seminario vescovile di Fermo nel settembre 2015 e avevano richiesto asilo. La coppia si è sposata nella chiesa di Fermo il 6 gennaio scorso. Emmanuel e Chimiary erano fuggiti dalla Nigeria dopo l’assalto di Boko Haram a una chiesa, nell’esplosione erano morti i genitori e anche la figlia piccola della coppia.

Il sacerdote che ospitava la coppia

Mons. Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco che ospitava la coppia ha deciso di costituirsi parte civile contro l’aggressore che è stato denunciato e ha dichiarato: “E’ stata una provocazione gratuita e a freddo”. Don Vinicio Albanesi ha detto di conoscere bene l’ambiente di estrema destra in cui sarebbe maturato il delitto. “Ci sono piccoli gruppi, di persone che si sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana!” ha detto il sacerdote.
“Erano innamoratissimi, stavano sempre insieme e avevano grandi progetti” ha dichiarato Vinicio Albanesi, è stato lui a narrare la storia della coppia. “Emmanuel era sempre sorridente, pieno d’entusiasmo e di progetti per il futuro”, afferma Don Vinicio. “Sognava un lavoro, una casa e soprattutto il permesso di soggiorno per restare in Italia. Aveva imparato da subito l’italiano che parlava abbastanza bene, mentre la compagna stentava di più e usava soprattutto l’inglese”. Chimiary è rimasta sola, “siamo molto preoccupati per la sua sorte” ha spiegato Don Vinicio, “lei non ha più nessuno, è arrivata sola con lui ed ora che Emmanuel non c’è più, non sa cosa fare”.
Chimiary, ieri ha cantato alla veglia funebre organizzata a Fermo in onore di Emmanuel, nello straziante e commovente video la donna prega e chiede a Dio di portarla con sé per poter stare insieme a Emmanuel.

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Le reazioni

Matteo Renzi ha telefonato a Vinicio Albanesi per esprimere il suo cordoglio e sarà a Fermo per ricordare Emmanuel: “Il Governo oggi a Fermo con don Vinicio e le Istituzioni locali in memoria di #Emmanuel. Contro l’odio, il razzismo e la violenza” ha scritto in un tweet il Presidente del Consiglio

Emmanuel è stato ucciso dall’odio razziale, la scrittrice Michela Murgia ha lanciato pesanti accuse: “I cattivi maestri del fascista e razzista che ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi e picchiato sua moglie Chimiary siedono in Senato” facendo leva sull’importante ruolo che hanno le istituzioni a dare il buon esempio e a punire chi esprime giudizi razzisti. Ruolo spesso svolto soltanto superficialmente, la scrittrice ha denunciato infatti l’ipocrisia dei politici bravi a parole ma non nei fatti. Murgia ha ricordato che dieci mesi fa il Senato ha negato l’autorizzazione a procedere contro Calderoli “quando diede dell’orango a Cecile Kyenge”.

Le parole della Murgia assumono un certo valore in relazione a quanto detto da Matteo Salvini che ha parlato invece di “Invasione clandestina che non porta a nulla di buono”, tanto per ritornare all’importante ruolo svolto dai politici e dalle istituzioni.

Dura la reazione dell’associazione missionaria Aloe di Padre Mario Bertolini che parla di “assassinio con molti mandanti”, secondo Bertolini la morte di Emmanuel è frutto di una cultura all’odio razziale che si manifesta “nei discorsi, nelle curve dello stadio, nelle manifestazione violente”. “Qui si tratta di vero e proprio ‘razzismo’ che cresce e viene tollerato nel nostro ambiente… chi chiama ‘scimmia’ una donna o un uomo per il colore della sua pelle è un pericoloso razzista che però purtroppo può contare sull’appoggio di altri”.


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