Nicoletta Deponti, da Password a La5: ‘La mia ricetta della felicità’ [INTERVISTA]

Da conduttrice di Password su RTL 102.5 a voce narrante de La ricetta della felicità, Nicoletta Deponti accompagna la seconda serata di La5 con un ciclo di sei puntate (in onda il giovedì alle 23.10, ospite della prossima puntata Chiara Galiazzo), dedicate a storie, tutte al femminile, di personaggi – famosi e meno famosi – che hanno inseguito un sogno e ce l’hanno fatta, scoprendo la loro personale ricetta della felicità, nonostante le difficoltà, gli imprevisti e, talvolta, persino le batoste. Dalla regista rom Laura Halilovic alla chef Marta Pulini, da Alice Pasquini a Claudia Mori, Nicoletta racconta il percorso che queste donne hanno dovuto affrontare prima di raggiungere l’ambito traguardo.

Voce di riferimento nel panorama radiofonico italiano, abbiamo incontrato Nicoletta per farci raccontare da dove nasce l’idea di un format dedicato alle donne e quanto peso ha avuto la sua esperienza trentennale nella confezione del programma. Chi ascolta Password conosce bene il suo stile: semplice, diretto, ciarliero, ma mai fuori luogo; una voce estranea che, col tempo, si trasforma in una voce quasi familiare, che, tolte le cuffie, è esattamente come te la immagini. E se le si chiede qual è il complimento più bello che le fa piacere ricevere, senza peli sulla lingua risponde: “Sei esattamente come sei in radio, se me lo dicono sono contenta!”.

Ne La ricetta della felicità raccontate storie di donne che ce l’hanno fatta.

Tutto parte dalla ricerca di uno scienziato americano sulla felicità, secondo la quale per il 30% nasciamo predisposti ad essere felici, quindi c’è una parte genetica, il resto è tutto endogeno, è tutto quello che facciamo nella nostra vita: l’ottimismo, l’essere positivi, la volontà, il talneto, la determinazione; l’insieme di tutti questi elementi ci fanno diventare felici. Ne La ricetta della felicità abbiamo scleto la storia di sei donne che hanno dato tutto quello che potevano dare per dinvetare felici e inseguire il loro sogno: una ragazza rom che fa la regista,una chef di fama internazionale, una street artist… Tutte donne che hanno studiato per coltivare il loro sogno.


Non solo voce narrante, ma anche autrice del programma, insieme a Carlo Fabrizio: come avete scelto le sei storie da raccontare?

Abbiamo cercato di scegliere donne molto diverse tra loro, famose e meno famose, perché non è importante essere famoso o meno, ma avere cose da dire. Carlo ha lavorato sulla scelta, io sono il capo progetto e l’autore delle interviste. Far raccontare alle donne cose anche molto personali non è semplice: non è sempre facile parlare di emozioni, ma ce l’ho fatta, anche se sono tutte storie abbastanza forti.

Ti ha aiutato l’esperienza in radio?

Faccio questo alloro a 35 anni, la radio mette a nudo – molto più della televisione – il concetto di emozioni peché tu devi dire delle cose e dall’altra parte si devono percepire. Non sono una che ha grosse sovrastrutture, non mi piacciono le cose impostate: alla radio sono esattamente come sono fuori, devo solo stare attenta a non dire parolacce!

Il complimento più bello che ti possano fare?

‘Sei esattamente come sei in radio’, se me lo dicono son contenta! Se fai il personaggio, alla lunga la gente ti sgama, non è stupida; faccio questo lavoro da tanti anni, ho una carriera stupenda, ho vinto cinque Telegatti, ma racconto la mia vita che penso sia la vita di tutti, mi fa piacere raccontare cose normali, perché devo fare la figa?! Ad esempio, l’altra sera ho detto alla radio che, abitando al settimo piano, dovevo sfiatare i caloriferi: è stato un pebiscito, sono stata contenta! Preferisco questo che dire, invece, ‘sono stata alla prima di un’opera lirica’, ma chi se ne frega?! Io sono così e il mio lavoro l’ho sempre fatto così. Chi fa questo lavoro deve sempre avere rispetto del pubblico, perché sono loro che ti pagano lo stipendio!

Quanto è importante il contatto con i radioascoltatori?

Noi si fa questo lavoro per il pubblico: c’è chi lo fa per se stesso e chi parla al pubblico. Io parlo al pubblico, penso sempre se quello che dico interessa a me o a loro: se interessa soltanto a me non lo racconto. Cerco cose più popolari possibli, non popolano ma popolare, nel senso più alto del termine, perché ho il dovere di parlare agli altri e non di far sentire come sono bella, colta e intelligente. Meglio sbagliare un verbo, ma dire una roba che possa interessare alle persone, che fare il figo e dire cose che non interessano a nessuno.

Durante la puntata, ascoltiamo solo la tua voce narrante: perché hai deciso di prestare solo la voce e non, invece, anche il volto?

Mi sembrava una cosa più intima per il personaggio, anche un po’ più nuova rispetto all’intervista vista e rivista. Di certo molto più faticoso, però ci è sembrato più bello che fosse il personaggio con la sua storia a essere messo in primo piano.

Ogni puntata è introdotta da un personaggio maschile. Perché questa scelta?

Mi è venuto in mente quando ho avuto Luca Argentero in radio. Dovevamo presentare la puntata della regista rom e in un attimo l’abbiamo fatto: uomo delizioso, persona meravigliosa, grande artista; da lì abbiamo deciso di mantenere questo cliché e ogni settimana facciamo presentare la storia a qualcuno che ha a che fare con quel personaggio; Luca con la regista, Oldani con la chef Marta Pulini, Dario Ballantini con la street artist Alice Pasquini.

Sei e resti una speaker radiofonica o ti stai avvicinando alla televisione?

Negli anni mi hanno offerto un sacco di cose in televisione, però passare davanti alla telecamera non è una cosa che mi piace. Allora non mi piaceva, adesso forse di più, ma non sono né figa né ho le tette grosse. Mi piace di più costruire dei progetti come questo: è stato un bel progetto, con un bel gruppo di lavoro, tutti uomini, a volta più isterici delle donne, ma mi sono divertita. Potrei pensarci… Mai dire mai!

Cosa pensi della musica in televisione?

A me non piace la musica in televisione. Detesto i talent perché è un illudere un sacco di gente, non mi piace questo fenomeno di cannibalizzazione; li detesto.

La felicità è la password per vivere bene?

Sì, felicità o serenità. La felicità è ambiziosa, abbiamo picchi di felicità; la serenità, invece, direi che è un’ottima conquista.

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