Milano, cinesi ‘immortali’: su 30mila residenti solo 13 decessi

I cinesi sono longevi e lo si sa. Una vecchia battuta vuole che siano addirittura immortali. Analizzando certi dati viene effettivamente il sospetto che possano esserlo, ma forse la risposta sta altrove, senza la necessità di scivolare nel paranormale. Ultimamente a Milano su 30.721 residenti cinesi si sono registrati solo 13 decessi. E a questo dato si aggiunga anche il sommerso, dal momento che secondo alcune stime nella comunità cinese il tasso di clandestinità si aggira attorno al 30%.

La Chinatown cinese a Milano si trova in zona Sarpi, esattamente a metà strada fra il Cimitero Monumentale e i giardini del Castello Sforzesco. I cinesi sono un popolo operoso e perfettamente integrato nel tessuto economico cittadino, sebbene siano una comunità per lo più chiusa. Se i primi cinesi arrivati si sono occupati di inondare Milano di prodotti di bassa qualità venduti all’ingrosso, la nuova generazione ha capito che in una città come il capoluogo lombardo si possono fare soldi anche puntando sulla qualità, per cui negli ultimi anni stanno nascendo ristoranti di livello superiore e negozi che offrono anche pezzi di design.

Ma torniamo ai numeri. I decessi dei cittadini cinesi dal 2013 al 2017 sono stati assai pochi: sedici, venti, diciannove, di nuovo venti e infine ventisei nel 2017 (record).

Allora qual è la spiegazione? Semplice: è usanza per i cinesi tornare in vecchiaia nella Madre Patria per morire nei luoghi natii. Detto questo, i numeri dei decessi cinesi potrebbero dunque essere destinati a crescere quando la vecchia generazione di immigrati sarà sostituita in modo sostanzioso dalla nuova generazione nata in Italia.

Il consigliere comunale di Forza Italia Gianluca Comazzi ha fatto un’interrogazione all’assessore all’Anagrafe Roberta Cocco. Dai dati ottenuti emerge che a Milano ci sono state circa diecimila nuove iscrizioni all’anagrafe cittadina dal 2013 ad oggi da parte dei cittadini cinesi. Ma da gennaio 2018 i morti sono stati appena tredici.

Comazzi chiede maggiore chiarezza: “Nessuna preclusione nei confronti della comunità cinese, tra le più integrate e operose della nostra città ma resta il fatto che la percentuale di arrivi, nell’ordine di migliaia ogni anno, fa sì che le tante attività commerciali a gestione cinese presenti a Milano possano teoricamente servirsi di forza lavoro a basso costo, facendo una concorrenza sleale ai negozianti italiani, che non possono reggere i loro ritmi e spesso sono costretti a chiudere. Come sempre, inoltre, il numero di decessi annuali è mostruosamente inferiore al numero di arrivi, con una percentuale bassissima di funerali a Milano. Infine sarebbe interessante capire in quanti pagano le tasse allo Stato italiano, contribuendo alla nostra economia”

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