Mensa scolastica, il sindaco grillino: ‘Dolce a chi paga di più? E’ giusto’

Sulla mensa scolastica il sindaco grillino di Pomezia ha le idee molto chiare. Alla sua iniziativa del doppio pasto sono seguite molte polemiche, ma egli non sembra demordere. Fabio Fucci ha dichiarato che non pensa di discriminare nessuno, perché la differenza di menu riguarda solo la merenda e i bambini che non vorranno pagare la possono portare da casa. Non ne fa, quindi, una questione di giustizia sociale, affermando che i bambini hanno meno pregiudizi degli adulti. Sulle polemiche che tutti hanno fatto dice che sono positive, perché gli hanno dato la possibilità di spiegare la motivazione che sta alla base della sua decisione.

Inoltre la soluzione del doppio pasto sarebbe stata prospettata dagli stessi genitori, per risolvere una questione piuttosto difficile rappresentata proprio dal costo della refezione a scuola.

La mensa scolastica dovrebbe essere un momento molto importante per la giornata dei bambini. In effetti non si tratta soltanto di consumare un pasto e di fare una pausa dalle lezioni, ma costituisce un’occasione per la socializzazione, perché i più piccoli possano sentirsi accomunati da un momento da trascorrere tutti insieme. Peccato che a Pomezia il sindaco, nella parte dell’”orco cattivo”, abbia deciso di proporre un menu diversificato, favorendo, in questo caso, soltanto i bambini più ricchi. Altro che uguaglianza sociale! Chi ha più soldi e potrà spendere 40 centesimi in più si potrà aggiudicare un menu completo di dolce finale.

Al contrario, i genitori che vogliono risparmiare o che non possiedono tutte quelle risorse economiche in più rispetto agli altri non potranno assicurare ai loro figli un menu completo di dessert, pagando soltanto 4 euro. Discriminazione? Il sindaco si difende affermando che la decisione è scaturita da un’esplicita richiesta dei rappresentanti di classe, i quali avevano chiesto la possibilità di scegliere tra un menu più corposo e uno meno succulento. Ma agendo in questa maniera non si corre il rischio di cadere in errore? Ma è soltanto uno dei casi in cui la politica spesso sembra non vederci bene.

Il caso di Vigevano

La stessa indignazione generale si è scatenata qualche tempo fa nei confronti del sindaco leghista di Vigevano, Andrea Sala. Quest’ultimo aveva deciso di negare la mensa scolastica ai figli di coloro che non pagavano la retta. Il Comune aveva, insomma, bloccato il servizio di refezione per 150 studenti delle scuole dell’obbligo. Il tutto era stato giustificato affermando un tanto declamato “pugno di ferro”, allo scopo di far funzionare meglio il servizio e con l’obiettivo di “dire basta ai furbi”. Il sindaco Sala si è subito affrettato a dire che il rimedio aveva portato i suoi frutti, perché in pochi giorni era riuscito a recuperare 50.000 euro di debito accumulato in 7 anni. Inoltre ha affermato che la sua azione poteva essere considerata uno strumento di tutela nei confronti di chi paga.

Il caso di Adro

Eppure c’è anche chi si è comportato in maniera differente. Basti pensare al caso del benefattore di Adro, che, l’anno scorso, ha deciso di pagare la mensa per 15 alunni dell’istituto comprensivo “Gianfranco Miglio”. L’atto è stato rivolto nei confronti di alcuni figli di immigrati, ma anche di bambini italiani, i cui genitori non avevano i soldi per garantire loro un pasto a scuola. Naturalmente il benefattore è voluto restare nell’anonimato ed ha agito attraverso la Caritas e il parroco. Ha creato una pagina su Facebook, che ha chiamato “Fondazione Condividere”.

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