Massacrata e sepolta viva col bimbo in grembo, il killer in permesso premio

jennifer zacconi

Jennifer Zacconi fu uccisa nel modo più tremendo, massacrata e sepolta viva col bimbo che aveva in grembo, dall’amante, Lucio Niero, che non voleva quel figlio da lei. Condannato a 30 anni, oggi il killer ha potuto usufruire del primo permesso premio, uscendo dal carcere per 15 ore e recandosi in visita dai familiari. La notizia arriva al grande pubblico anche grazie a Chi l’ha visto?, il programma di Rai Tre condotto da Federica Sciarelli, che ha intervistato il padre di Jennifer, Tullio Zacconi, all’indomani del permesso premio per l’uomo che gli ha strappato, con estrema violenza, la figlia e il nipote: quando Niero uccise la ragazza, di soli 22 anni, nella notte fra il 29 e il 30 aprile 2006, era al nono mese di gravidanza, col parto previsto una settimana dopo.

L’omicidio di Jennifer Zacconi sconvolge per la sua crudeltà. Niero uccise la 22enne di Olmo di Martellago (Venezia) al culmine di un litigio avvenuto nel piazzale di un distributore a Martellago: l’uomo la massacrò di botte, la prese a calci, la picchiò fino quasi a ucciderla e la gettò in una buca ancora viva, coprendola con terra e foglie. Jennifer morì in quella buca, soffocata dal fango, così come Hevan, il bimbo che portava in grembo e che sarebbe dovuto nascere la settimana dopo.

Il movente? Niero, all’epoca 34enne, sposato e padre di due figli, non voleva il figlio che Jennifer stava aspettando da lui: aveva tentato più volte di convincerla ad abortire, ma lei voleva tenere il bambino, gli aveva già dato un nome e non era disposta a cedere.

Nel 2008 Lucio Niero fu condannato a 30 anni di reclusione per omicidio (gli fu contestata solo la morte di Jennifer) e da allora è rimasto nel carcere di Montorio, a Verona, almeno fino a domenica 23 aprile quando è potuto uscire dalle 8.30 alle 23.30 in permesso premio

Il permesso premio per i detenuti è previsto nella legge del 1975 sulle norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà e viene concesso ai carcerati che hanno tenuto una buona condotta nel corso della loro detenzione.

Niero, tramite il suo legale, l’avvocato Alessandro Compagno, lo ha richiesto come previsto dalla legge e suo diritto e il magistrato di sorveglianza Isabella Cesari, col visto del procuratore aggiunto Angela Barbaglio, gliel’ha concesso. “In questi anni è stato impeccabile e ha fatto un percorso personale importante; ha studiato, si è impegnato in varie attività“, ha raccontato il legale dell’uomo al Corriere Veneto.

Chi non si capacita del permesso premio è Tullio Zacconi, il padre di Jennifer. Intervistato da Chi l’ha visto?, svela tutta la sua rabbia e la sua amarezza. “Se voi leggeste come è stata uccisa” – ha ricordato ai microfoni della trasmissione – “Strappati tutti i capelli, spaccata la spina dorsale, presa a pedate, buttata in una fossa, il bambino che doveva nascere a pochi giorni…”.

Per lui l’amarezza è troppa. “Ringraziamo le istituzioni, il governo che abbiamo, le leggi che ci sono. Se dopo undici anni e con due omicidi sulle spalle mandano fuori un assassino anche soltanto per una giornata, dentro di me non posso che avere rabbia. Chi paga è la vittima e basta, il carnefice non paga niente“, è la sua amara conclusione.

Impostazioni privacy