Manuel Poletti: il figlio del ministro Poletti non emigra, ma prende mezzo milione di contributi pubblici

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Dopo l’infelice uscita di Giuliano Poletti sui cervelli in fuga dall’Italia, è scoppiato un vespaio di polemiche, che ha scatenato immediatamente il popolo della rete. I social hanno infatti portato alla luce un’altra verità: il figlio del ministro Poletti, Manuel non ha lasciato l’Italia, ha trovato lavoro in patria, ma grazie alla generosa mano pubblica.

Dopo che il ministro del Lavoro nel governo Gentiloni, in un incontro con la stampa a Fano, ha risposto ai tanti che si dolgono della fuga dei cervelli: ‘Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averla più fra i piedi’, la lente di ingrandimento è stata puntata sulla famiglia Poletti.

E’ emerso che il figlio, Manuel Poletti, 42 anni, giornalista, non è un cervello in fuga dall’Italia, lui il lavoro l’ha trovato nella sua cara patria. Ma la verità è che non ha avuto vita facile soltanto grazie alle sue capacità, ha potuto contare sull’appoggio economico dello Stato.

Secondo la ricostruzione effettuata da Il Fatto Quotidiano, Manuel, giornalista da cinque anni, ha iniziato la sua carriera come cronista a Imola, poi come corrispondente dell’Unità e successivamente ha preso le redini di alcuni settimanali controllati da cooperative associate a Legacoop (di cui Poletti senior era presidente nazionale). Attualmente è direttore di SetteSereQui, un settimanale della provincia di Ravenna, che vende 5mila copie, di proprietà della cooperativa Media Romagna. Società editrice di cui Manuel Poletti è presidente.

Il nocciolo della questione è che la cooperativa, in soli tre anni, ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici.

Una somma che con buona probabilità avrebbe convinto a rimanere in Italia tanti dei nostri cervelli in fuga…

ESPOSTO DELLA LEGA CONTRO MANUEL POLETTI

Appresa la notizia del mezzo milione di euro di contributi pubblici ricevuti da Manuel Poletti, per il suo giornale, il segretario provinciale di Ravenna della Lega Nord, Samantha Gardin, ha dichiarato che provvederanno a presentare ‘un esposto in Procura e alla Guardia di Finanza per verificare la regolarità dei contributi all’editoria concessi a Poletti Jr con suo padre nel ruolo di Ministro’ e ha aggiunto: ‘Bisogna fare luce sulla procedura di assegnazione ed erogazione del contributo nonché sull’assenza di qualsiasi interferenza nel processo valutativo’.

La vicenda continua a complicarsi e preoccupa il Governo, perché potrebbe portare a gravi conseguenze: Lega, Si e M5S hanno presentato una mozione di sfiducia.

Incalza la situazione anche la minoranza dem, che attacca: ‘Lettera aperta al ministro Poletti: via i voucher o sfiducia’. L’esponente della minoranza Pd, Roberto Speranza, scrive sull’Huffington Post a proposito di cervelli in fuga e voucher: ‘Caro Poletti, le tue parole sui giovani italiani che vivono all’estero sono sinceramente indifendibili. In queste ore hanno provocato sgomento e rabbia dentro la generazione più debole del nostro Paese. Una generazione che purtroppo vede poche prospettive nell’incertezza del futuro e troppe ansie e preoccupazioni nella durezza del presente’ e continua: ‘Hai visto gli ultimi dati sui voucher. Sono drammatici e contraddicono gli intenti del Jobs act. 121,5 milioni di buoni sono stati venduti nei primi 10 mesi del 2016, per fine anno arriveremo intorno ai 150 milioni. È una nuova forma inaccettabile di precarietà’.

Speranza chiude il suo discorso sottolineando che al di là delle parole sono i fatti quelli che dovrebbero meritare una sfiducia: ‘Un ministro si può sfiduciare solo per una frase sbagliata? Alcuni pensano di sì. Io non ne sono convinto. Forse è solo propaganda. Ma quello di cui invece sono molto convinto è che il ministro del lavoro non può continuare a non vedere che nel fiume di questa nuova precarietà stiamo perdendo un’intera generazione. E questo sì che varrebbe la sfiducia’.

MINACCE DI MORTE SUI SOCIAL PER MANUEL POLETTI

E dopo la tempesta di polemiche sui contributi all’editoria ricevuti dal giornale che dirige Manuel Poletti, per il direttore arrivano anche gli insulti e le minacce di morte. Il figlio del ministro ha esposto una denuncia ai Carabinieri di Faenza dopo aver ricevuto ‘pesanti offese ed alcune minacce di morte giunte tramite social network (Facebook in particolare) e via mail contro la mia persona e l’azienda che rappresento, la cooperativa Media Romagna di Ravenna’. A renderlo noto è lo stesso Manuel Poletti all’Ansa.

Il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti, ha espresso la sua personale solidarietà al direttore di SetteSereQui: ‘Sono vicino a Manuel Poletti, presidente della cooperativa Media Romagna che edita il periodico Sette Sere, oggetto di una vergognosa campagna denigratoria condita da minacce e insulti. I finanziamenti pubblici alla stampa, in particolare a quella locale e cooperativa, ancorché di modesta entità, sono garantiti da una legge dello Stato che si basa su principi sanciti dalla Costituzione, quella Carta costituzionale, all’interno della quale è disegnato con precisione anche il ruolo della cooperazione, che va difesa sempre, non a seconda delle convenienze del momento’ e ha poi concluso: ‘A Manuel Poletti va la solidarietà e vicinanza mia personale e di Legacoop Emilia-Romagna. Continuiamo il nostro lavoro nella consapevolezza di essere, con i nostri limiti, sulla strada giusta, nell’interesse delle persone e delle comunità’.

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