Malata terminale evita il suicidio assistito grazie a cinque parole

Malata terminale

Era a un passo da una decisione irrevocabile: il suicidio assistito. Aveva già programmato tutto per non soffrire oltre, ma Janka Penther, 35 anni, malata terminale di fibrosi cistica, ha cambiato idea all’ultimo momento grazie a cinque parole. Sono state sufficienti per decidere di continuare a vivere.

Janka è da tempo attaccata a un tubo dell’ossigeno. Aveva chiesto informazioni su quali fossero, in Svizzera, i centri dove poter morire perché la situazione clinica del suo polmone era sensibilmente peggiorata. Aveva comunicato la scelta alla famiglia, spiegando che non voleva continuare ad affrontare la vita in quelle condizioni. Speranze di guarire non ce n’erano, ma aveva deciso di sottoporsi a un trapianto, entrando nella lista d’attesa del Servizio sanitario nazionale britannico.

A poche ore dal viaggio in Svizzera, scrive il ‘Mirror’, ha sentito nella sua testa cinque parole: “Forse domani tutto andrà meglio”. Nel giugno del 2013 ha avuto il trapianto, grazie ai polmoni di una donna di 23 anni appena deceduta. Un’operazione durata otto ore. Il giorno dopo, Penthler era fuori dalla terapia intensiva e poteva respirare da sola. Il mese successivo è riuscita a uscire con la sua famiglia e a fare passeggiate sulla spiaggia e barbecue con gli amici.

Nel 2014 ha fatto escursioni nelle Highland scozzesi e ha ripreso a praticare il surf. Si è iscritta a un percorso di guerra. Infine, ha scelto di partecipare a una competizione di nuoto stile libero in Spagna: “C’erano momenti in cui volevo rinunciare, ma è stato fantastico tagliare il traguardo e ricordare questo giorno come uno dei migliori della mia vita. Purtroppo, sono ancora malata, ma ho intenzione di sfruttare al meglio il tempo che mi resta”.

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