Luca Barbareschi su politici e cultura: «Per loro stare davanti a un Picasso o alla tavoletta del cesso è la stessa cosa»

Rai: Che tempo che Fa

[didascalia fornitore=”ansa”]Luca Barbareschi durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa[/didascalia]

Il ritratto del politico medio italiano alle prese con la cultura, fornito da Luca Barbareschi, è impietoso. Secondo l’attore, regista e produttore, attualmente direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma, per i parlamentari «stare davanti a un Picasso o alla tavoletta del cesso è la stessa cosa». Intervistato da Huffingtonpost.it, Barbareschi ha parlato a 360 gradi di arte, cultura, teatro e politica. Intrecciando più volte i temi.

Tra le dichiarazioni principali, l’attacco al «buonismo della sinistra»: «Qualsiasi cosa facciano loro, è sempre migliore. Il problema è che si tratta di una falsa bontà – se anziché dire spazzino, dici operatore ecologico, cambia solo la parola, non il lavoro che quella persona fa. Si ricorre a una premura linguistica per nascondere ciò che c’è al fondo: disprezzo».

Barbareschi spiega che destra e sinistra non esistono più, ma che «la sinistra continua a detenere un potere sulla cultura quasi per inerzia».

Barbareschi ricorda dunque la sua esperienza politica con il centrodestra. Eletto deputato alle elezioni politiche del 2008, è rimasto in carica fino al 2013, passando dal Pdl di Silvio Berlusconi a Futuro e Libertà del “traditore” Gianfranco Fini, prima di abbandonare pure lui e finire nel gruppo misto.

Una delle controversie di quel periodo fu l’aggressione ai danni di Filippo Roma, inviato de Le Iene, reo di averlo accusato, davanti alle telecamere, di essere un politico assenteista. La Iena, come mostra un video pubblicato nel settembre 2013, fu insultata e malmenata.

Altro episodio che ha portato alla ribalta un Barbareschi aggressivo, fu la lite con gli operai che dovevano demolire un manufatto abusivo nella sua casa.

«Per i politici stare davanti a un Picasso o alla tavoletta del cesso è la stessa cosa»
Ma torniamo all’intervista all’HuffPost. Barbareschi si mostra pentito della sua esperienza in politica: «Nessuno sano di mente, oggi, la farebbe. Se una persona ha qualità, competenze, intelligenza, fa un altro mestiere. Sono i mediocri quelli che cercano il riscatto in Parlamento. Io ho fatto politica per hobby e sono scappato come un disperato di fronte all’approssimazione con cui viene affrontata ogni questione».

E quindi ecco il rapporto, secondo lui fatto di ignoranza e falsità, tra politici e cultura. «I politici vanno a Pompei a farsi un selfie per poter dire: guardate come amiamo la cultura, come siamo buoni, come siamo sensibili». Mentre in realtà, «pochi parlamentari saprebbero commuoversi di fronte a un quadro. La maggior parte di loro è priva di quella componente femminea dell’essere umano che crea la gentilezza d’animo. Per loro, stare davanti a un Picasso e stare davanti alla tavoletta del cesso è la stessa cosa».

Barbareschi si mostra anche deluso dall’amministrazione 5 Stelle a Roma, almeno per quanto concerne l’aspetto comunicativo e culturale: «Sono direttore artistico del Teatro Eliseo e ho cercato più volte di mettermi in contatto con l’amministrazione di Virginia Raggi. Non mi hanno mai né ricevuto né risposto al telefono. Ho ascoltato una volta l’assessore alla cultura, Luca Bergamo, parlare durante un convegno. Ho preso la parola e gli ho detto che alla mia età non era decente ascoltare tutte le cretinate che diceva. Me ne sono andato».

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