Liste d’attesa nella sanità in Italia troppo lunghe: il 41% delle famiglie rinuncia alle cure

Le liste d’attesa nella sanità in Italia sono davvero lunghe. Per questo il 41% delle famiglie rinuncia alle cure. Sono questi i dati per molti versi sconvolgenti che emergono dal Bilancio di sostenibilità del Welfare italiano del Censis e dalle indagini condotte per conto delle associazioni dei consumatori per il forum Ania-consumatori. Il fenomeno nel nostro Paese sembra non incontrare nessun argine, facendo aumentare le spese per la sanità privata, in seguito alla diminuzione della copertura dello stato sociale. Sono insorti anche i sindacati dei medici italiani, che temono un vero e proprio smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale.

I dati

Secondo il rapporto Censis, i dati sono molto evidenti: il 41% delle famiglie rinuncia alle cure a causa di liste d’attesa molto lunghe nella sanità pubblica. Chi si trova a non potersi rivolgere al Servizio Sanitario Nazionale cerca di affrontare i costi proibitivi di quella privata. Ma non tutti ce la fanno, proprio per questo un’alta percentuale dei nuclei familiari italiani è costretta a non curarsi. Un dato non da poco, se consideriamo che nel 41,7% delle famiglie dei nostri connazionali almeno una persona in un anno ha dovuto fare a meno di una prestazione sanitaria.

Crescono le spese per la sanità pubblica: gli italiani spendono in questo settore ogni anno circa 500 euro a testa. Inoltre un altro dato fa riflettere: nell’ultimo anno il 32,6% degli italiani ha fatto ricorso a delle prestazioni sanitarie “in nero”. Secondo il 53,6% degli intervistati, la copertura dello stato sociale si è ridotta di molto e i cittadini sono costretti a pagare di tasca loro il 18% della spesa sanitaria totale.

Le prestazioni non registrate

Gli esperti annunciano una situazione preoccupante, soprattutto perché le liste molto lunghe nella sanità pubblica, per riuscire a ricevere una prestazione sanitaria, non fanno altro che aumentare il fenomeno dell’illegalità. Il 21% dei pazienti ha ammesso di aver pagato senza fatture o ricevute delle visite mediche specialistiche.

Lo stesso sistema in nero è stato adottato dal 14,4% dei pazienti per le visite odontoiatriche e dall’1,9% per le prestazioni infermieristiche. Il problema non può essere trascurato, perché la popolazione italiana è sempre più soggetta ad un invecchiamento, con il rischio dell’affermazione di un bisogno maggiore di visite e assistenza.

3 milioni di italiani non sono autosufficienti e le famiglie sono costrette ad affrontare una spesa di circa 10 miliardi all’anno. I cittadini italiani (78%) sarebbero favorevoli anche a stipulare un’assicurazione, per affrontare in modo concreto un problema che diventa sempre più grande.

I dati dell’Istat

Anche i dati dell’Istat sono in perfetto accordo con ciò che emerge dal rapporto Censis. Secondo l’Istat, ci sarebbe una tendenza generale nel tagliare le spese sanitarie anche a causa della crisi economica che l’Italia sta attraversando. In base ai dati forniti dal noto istituto di statistica, in 4 province su 9 più di 13 persone su 100 rinunciano a curarsi. Secondo gli esperti, il fenomeno sarebbe dovuto soprattutto all’introduzione dei ticket e delle quote di spesa a carico dei cittadini.

La reazione dei sindacati

I sindacati dei medici non ci stanno e pensano che si dovrebbe intervenire in maniera più concreta, per arginare il problema delle liste d’attesa troppo lunghe. Pina Onotri, segretario generale Smi-Sindacato medici italiani, parla di vero e proprio “smantellamento della sanità pubblica”, facendo notare come il sistema non abbia più finanziamenti pubblici e non sia più capace di autofinanziarsi. Secondo il segretario, anche chi è disposto a pagare per una visita, considerando i tempi di attesa eccessivi, alla fine si rivolge alle strutture private.

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