Libro di Totò Riina: il figlio racconta con orgoglio la vita del padre

Totò Riina

Salvo Riina, 39 anni, figlio del boss Totò, ha scontato la sua pena detentiva di 8 anni e dieci mesi per associazione mafiosa e ora racconta con orgoglio suo padre in un libro, intitolato ‘Riina Family Life’. Il suo intento è quello di fare emergere l’altra faccia di Totò Riina, quella che mostrava tra le mura della sua vita familiare: ‘Non voglio dare conto delle condanne subite da mio padre, a me interessa far capire che esiste ed è esistita una famiglia che non aveva niente a che fare coi processi’.

In un’intervista esclusiva al Corriere della Sera, in vista dell’uscita del libro, Riina Junior rivela alcuni interessanti dettagli del suo rapporto con il padre. Salvo, il figlio minore del capomafia Totò Riina, dopo aver pagato i suoi conti con la giustizia, ora lavora a Padova, dove vive in regime di libertà vigilata.
Tra le pagine del suo libro descrive un uomo che nulla ha a che vedere con il temibile capomafia, che emerge dalle sentenze giudiziarie. Per Totò padre prova un grande rispetto: ‘Io sono orgoglioso di Totò Riina come uomo, non come capo della mafia. Io rispetto mio padre perché non mi ha fatto mai mancare niente, principalmente l’amore. Il resto l’hanno scritto i giudici, e io non me ne occupo’.

Del 1992, ricorda le notti trascorse insieme al padre a guardare il ‘Moro di Venezia’ gareggiare nell’America’s Cup: ‘Non avevo ancora 15 anni e Totò Riina era il mio eroe’. Eppure proprio in quelle notti, Totò stava organizzando l’omicidio del Dc Salvo Lima, racconta il giornalista Giovanni Bianconi.

Nel corso dell’intervista, a ogni racconto del figlio, poco più che adolescente, in compagnia di un papà che sembra amorevole, si associa nella mente del giornalista un terribile omicidio commissionato da Totò Riina, in una spaventosa ricostruzione di due vite parallelle, diametralmente opposte, del medesimo uomo.

Eppure Salvo ricorda molto bene quel maledetto 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci, in cui perse la vita, tra gli altri, il giudice Giovanni Falcone: racconta che mentre guardava le immagini dello svincolo di Capaci completamente distrutto dall’esplosione e le auto in frantumi, papà Totò, era seduto di fianco a lui, sulla poltrona e il suo volto non tradiva alcuna emozione sommessa. Niente di niente. Nemmeno un particolare che potesse far dubitare di lui.

Si passa poi, in un rapido balzo temporale, al 19 luglio, il giorno della strage di via D’Amelio, dove perse la vita l’altro giudice della Procura di Palermo, Paolo Borsellino. In quel periodo la famiglia Riina era in vacanza al mare, ma proprio quel giorno Totò scelse di rimanere in casa: ‘Negli ultimi mesi era diventato più attento nelle uscite in pubblico, anche se dentro casa era sempre il solito uomo sorridente e disposto al gioco’.

Anche in quell’occasione, Salvo si trovò dinanzi al telegiornale, seduto di fianco a suo padre, che impassibile, ascoltava il racconto di quell’ennesima strage senza nome.

Negli stralci di vita vissuta con un potente boss tra le mura domestiche, Salvo non fa mai emergere alcun collegamento chiaro tra le stragi e suo padre. E lui di questo ne è cosciente e lo giustifica così: ‘Io non sono il magistrato di mio padre, non è competenza mia dire se è stato il capo della mafia oppure no. Lo stabiliscono le sentenze, io ho voluto parlare d’altro: la vita di una famiglia che è stata felice fino al giorno del suo arresto, raccontata come nessuno l’ha mai vista e conosciuta’.

Nemmeno davanti a una domanda diretta, Salvo esprime la sua posizione: ‘Qualunque cosa dicessi sarebbe strumentalizzata. Meglio il silenzio, nel rispetto del loro dolore e della loro sofferenza. Anche in questo caso la meglio parola è quella che non si dice’.

Il libro di Salvo, ‘Riina-Family Life’, edito da Mario Tricarico, approderà in libreria nei prossimi giorni.

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