Leonard Cohen, le canzoni famose dell’autore di Hallelujah

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Nel giorno della notizia della morte di Leonard Cohen, le canzoni famose dell’autore di Hallelujah sono imprescindibili per capire i temi maggiormente trattati dal cantautore canadese nel corso della sua lunghissima carriera musicale iniziata nella seconda metà degli anni ’60. Pessimista cronico, ma dotato allo stesso tempo di umorismo e autoironia, nei suoi brani Cohen ha parlato soprattutto di amore, anche fisico, di religione e di depressione psicologica, soffermandosi spesso sul tema del suicidio. Ma ha scritto anche pezzi politici e di giustizia sociale, ha parlato di aborto, stigmatizzandolo, di guerra e di soldati. Pure la musica è stata il soggetto di numerose canzoni di Leonard Cohen. Vediamo dunque quali sono state le più amate dal pubblico.

Suzanne (1967)

Celebre canzone di Leonard Cohen contenuta nel suo album d’esordio Songs of Leonard Cohen, in realtà era già stata pubblicata dallo stesso artista come poesia. Il brano è ispirato alle visite che il cantautore compiva presso la ballerina Suzanne Verdal e a suo marito, lo scultore Armand Vaillancourt. Suzanne è stata reinterpretata da innumerevoli artisti tra cui Joan Baez, Nina Simone, Peter Gabriel e Fabrizio De André, che ne realizzò una versione in italiano.

So Long, Marianne (1967)

La famosissima So Long, Marianne è ispirata alla tormentata storia d’amore tra Leonard Cohen e la modella svedese Marianne Ihlen, considerata la musa principale del cantautore di Montreal. Quando pubblicò il brano i due, che si erano conosciuti sull’isola greca di Hydra nel 1960, non stavano più insieme. Marianne è morta il 28 luglio 2016 e Leonard, che l’ha seguita dopo pochi mesi, le dedicò per l’occasione una toccante lettera d’addio.

The Stranger Song (1967)

Con The Stranger Song (da Songs of Leonard Cohen del ’67) il cantautore sintetizza in maniera pessimistica il significato della vita, intesa da una parte come esperienza e dall’altra come attesa di un destino irrealizzabile.

Bird on the Wire (1969)

Bird on the Wire è la prima dell’album Songs from a Room, il secondo di Leonard Coehn, quello che decretò il successo commerciale dell’artista canadese. Definita una sorta di inno pacifista, è stata a lungo usata come brano d’apertura dei concerti di Cohen, presentata solitamente con la frase: ‘Mi fa ritornare con i piedi per terra’.

Seems so long ago, Nancy (1969)

Anche Seems so long ago, Nancy è contenuta nella seconda fatica discografica di Leonard Cohen, Songs from a Room. Il brano, diventato molto celebre anche in Italia per la cover di Fabrizio De André, intitolata semplicemente Nancy, parla di una giovane donna dalla vita sessuale disinibita che in un momento di solitudine e depressione si suicida sparandosi.

Famous Blue Raincoat (1971)

Famous Blue Raincoat fa parte del terzo album di Leonard Cohen, Songs of Love and Hate, ed è la lettera di un uomo al suo migliore amico, con cui sua moglie lo aveva tradito tempo prima. Sorprendentemente nelle parole dell’autore non ci sono odio e rancore ma bensì gratitudine, per aver tolto dagli occhi della donna quella tristezza che lui non era mai riuscito a guarire.

Hallelujah (1984)

Hallelujah è forse la canzone più famosa di Leonard Cohen ma ha avuto una storia stranissima: praticamente ignorata all’epoca della sua uscita, nell’album Various Positions dell’84, o comunque non considerata particolarmente significativa, è diventata cult dopo le numerosissime cover realizzate da altri artisti e in particolare per quella di Jeff Buckley. Dopo la versione iniziale del brano che conteneva molti riferimenti ai testi biblici dell’Antico Testamento, Cohen ne aveva realizzata un’altra nell’88 che abbracciava in modo criptico i temi dell’amore e del sesso, ma anche della violenza e della religione.

Dance me to the end of love (1984)

Facente parte come Hallelujah del disco Various Positions, Dance me to the end of love è una canzone dai molteplici significati: il brano contiene infatti riferimenti allo Shoah, ma anche all’amore sensuale, alla sacralità dell’amore coniugale e al suo persistere come rifugio. Ma ci sono anche riferimenti a Babilonia per indicare l’amore sfrenato di gioventù.

Waiting for the Miracle (1992)

Waiting for the Miracle fa parte dell’album The Future di Leonard Cohen, l’ultimo pubblicato prima di ritirarsi per molti anni in un monastero buddista. La canzone, scritta insieme a Sharon Robinson, è apparsa anche nella fenomenale colonna sonora del film Assassini nati – Natural Born Killers di Oliver Stone (insieme alla title track The Future).

In my secret life (2001)

Il brano In My Secret Life è di Ten New Songs del 2001, il primo album di inediti di Leonard Cohen pubblicato dopo gli anni di esilio volontario nel monastero buddista. Il testo parla di solitudine e depressione condite dal solito filo di humour, mentre secondo una versione più profonda conterrebbe un secondo livello di lettura legato alla kabbalah (l’insieme degli insegnamenti esoterici e mistici propri dell’ebraismo rabbinico).

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