Legge sulla propaganda di fascismo, il M5S dice no: è scontro col PD

ddl antifascismo

La legge sulla propaganda di fascismo fa scoppiare l’ennesimo caso politico, con lo scontro tra il PD e il M5S che si infiamma. Il casus belli questa volta è il ddl anti fascismo che porta la firma del relatore dem Emanuele Fiano, passato al vaglio della Commissione Affari costituzionali della Camera con il no del M5S, e che vorrebbe introdurre nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista, con particolare riferimento alla propaganda sul web. Il testo approda ora in Aula, ma la polemica è già esplosa dopo il parere contrario dei grillini che in Commissione l’hanno definita una legge “liberticida”. Immediata la replica di Matteo Renzi: “Liberticida era il fascismo, non la legge sull’apologia di fascismo. Bisogna dirlo al M5S: almeno la storia“, scrive su Twitter il segretario PD. No al ddl anche da parte della Lega, con Matteo Salvini che chiede di “non processare le idee“: contrario anche il centrodestra che rilancia e, tramite Renato Brunetta, chiede una legge contro “l’apologia del comunismo“.

il testo oggetto della polemica prevede l’introduzione del reato di propaganda fascista, una specifica non prevista dall’attuale legge Scelba-Mancino che vieta l’apologia di fascismo.

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In particolare, il testo prevede la reclusione da 6 mesi a 2 anni per chi propaganda immagini o contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco o le relative ideologie, anche solo con la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni che raffigurino persone, immagini o simboli chiaramente riferiti a questi partiti o ideologie nel richiamare pubblicamente la simbologia o la gestualità del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco ovvero delle relative ideologie.

Un’aggravante del delitto viene identificata nella propaganda del regime fascista e nazifascista commessa con strumenti telematici o informatici, sia per i siti Internet con contenuti di propaganda delle ideologie fasciste e nazifasciste sia il merchandising online dei gadgets e degli altri beni chiaramente riferiti al partito e all’ideologia fascista o nazifascista.

A far scoppiare il caso sui media è stata la pubblicazione del parere contrario del M5S da parte dell’onorevole Fiano. “‪Lunedì 10/07 in Aula alla #Camera la Legge che introduce il reato di propaganda del regime #fascista e #nazionalsocialista, a mia prima firma. I 5S voteranno contro sostenendo che è una legge liberticida. Li ringrazio per la chiarezza, la differenza tra le nostre idee è per me un vanto“, si legge nel post.

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Secondo il documento redatto dai M5S, la legge farebbe diventare penalmente rilevanti anche “condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pur non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione della retorica di tale regime, o di quello nazionalsocialista tedesco“. Per questo, si legge ancora nel documento “il provvedimento in esame si palesa quale sostanzialmente liberticida“.

La legge Scelba prima e quella Mancino dopo hanno di fatto previsto che nel nostro ordinamento repubblicano ci siano dei limiti all’espressione di opinioni. E le idee di violenza, razzismo e discriminazione non devono più tornare“, replica Fiano.

La risposta del M5S, atteso in conferenza stampa, arriva per tramite del capogruppo del movimento alla Camera, Simone Valente. “L’antifascismo è un valore fondante della nostra Costituzione e del nostro Paese che non può mai essere dimenticato né messo in discussione, rispetto al quale non è neppure ipotizzabile un passo indietro“, scrive. “Gli attacchi odierni nei nostri confronti che provengono dal Pd sono puramente strumentali. Non permettiamo a nessuno di mettere in discussione principi fondanti della nostra storia e della nostra identità“.

Chi dice no è anche la Lega Nord di Matteo Salvini che anzi chiede di cancellare la legge attuale. “Nel 2017 non ha senso il reato di opinione. Le idee si possono confutare ma non arrestare. Le idee non si processano, via la Legge Mancino“, si legge su Twitter.

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Il caso politico esplode nel bel mezzo del caos mediatico dopo la notizia di una stabilimento balneare a Chioggia d’ispirazione fascista. Le immagini dei cartelloni messi dal gestore dello stabilimento Punta Canna a Chioggia, Gianni Scarpa, ispirati al Ventennio, con tanto di foto di Benito Mussolini, hanno fatto scalpore tanto che ora è intervenuto il prefetto di Venezia Carlo.

Beach venue near Venice told to remove pro Fascism material

[didascalia fornitore=”ansa”]I cartelli allo stabilimento balneare Punta Canna a Chioggia[/didascalia]

Nell’ordinanza si ordina infatti “l’immediata rimozione di ogni riferimento al fascismo contenuto in cartelli, manifesti e scritte“, oltre “di astenersi dall’ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia“. L’ordinanza arriva dopo le indagini della Digos e dei vigili che hanno fatto il sopralluogo sulla spiaggia, riscontrando materiale d’ispirazione fascista.

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