La parola contraria, di Erri De Luca: un libro per difendere la libertà di opinione

E’ appena uscito in libreria La parola contraria, un pamphlet di 64 pagine in cui Erri De Luca racconta la vicenda giudiziaria nella quale è stato coinvolto dopo aver espresso la sua opinione sulla questione dell’Alta Velocità. Proprio domani, infatti, mercoledì 28 gennaio, lo scrittore napoletano sarà processato dal Tribunale di Torino per istigazione al sabotaggio del cantiere Tav in Val di Susa, poiché aveva dichiarato, nel settembre del 2013, che ‘la Tav è un’opera nociva e inutile, e pertanto va sabotata‘.

Erri De Luca, dunque, tra gli scrittori italiani più amati e tradotti del mondo, è tornato in libreria con un piccolo volume in cui regala ai suoi lettori, e non solo, la sua personale arringa difensiva nei confronti di un’accusa che lede non già la libertà di parola, ma la libertà ‘di parola contraria’. Dopo essersi dichiarato contro un’opera solenne (e strategica) come l’impianto di Alta Velocità nel territorio italiano, infatti, De Luca è stato denunciato dalla Ltf, la ditta costruttrice della linea Tav Lione-Torino, per istigazione al sabotaggio, visto che lo stesso scrittore, nel corso di un’intervista al sito web Huffington Post Italia, aveva dichiarato che l’unico modo per fermare lo scempio era quello di sabotare il cantiere.

Parole dure, ferme e senza possibilità di appello, che rispecchiano però una situazione reale dettata dalla ‘pericolosità’ che una struttura simile può arrecare a tutto il territorio della Val di Susa – ‘noi non siamo contro l’alta velocità in generale, spiega, magari fosse buona come quella giapponese che viaggia su una monorotaia a 500 chilometri all’ora, ma sporcare e avvelenare un territorio per fare un’opera pubblica non si può fare‘. Ed il riferimento, evidentemente, è all’amianto presente tra le montagne, che la costruzione del tunnel rischia di spargere ovunque.

Non solo. La parola contraria spiega anche come l’accusa d’istigazione sia, oltre che infondata, oltremodo ridicola visto che, come ha ironizzato lo stesso De Luca, ‘uno scrittore può tutt’al più istigare alla lettura‘. Rivendicando, allo stesso modo, anche l’uso del verbo ‘sabotare‘ che, nella sua accezione più completa, non si limita al solo significato di ‘danneggiamento materiale‘ ma può voler dire, in senso lato, anche ‘ostacolare‘. ‘I pubblici ministeri esigono che il verbo sabotare abbia un solo significato, ma in nome della lingua italiana e del buonsenso nego il restringimento di significato‘. ‘Per archiviare la denuncia sballata di una ditta francese‘ quindi ‘bastava consultare un comune vocabolario italiano‘.

Nel processo che si aprirà a Torino domani De Luca rischia, però, da uno a cinque anni di detenzione ma, in caso di condanna, non farà ricorso in appello. Non è lo scrittore la vera vittima di tutta questa faccenda, sostiene, ma ‘lo stesso articolo 21 della Costituzione italiana‘ che concede a tutti, senza esclusione, ‘il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione‘. ‘E se la mia opinione sarà considerata un reato, ripeterò lo stesso reato da criminale incallito e recidivo‘. Poiché per uno scrittore è un dovere, prima ancora che un diritto, rendersi portavoce di chi voce non ne ha.

Impostazioni privacy