La laurea serve per trovare lavoro? La risposta in Italia e all’estero

La laurea serve per trovare lavoro? E’ questa in sostanza la domanda, a cui si è occupato di rispondere l’ultimo rapporto di Almalaurea, dedicato alla condizione occupazionale dei laureati italiani, che è stato presentato all’Università Bicocca di Milano. Le condizioni non sono certo rincuoranti, perché, secondo i dati ricavati, ad un anno dalla laurea magistrale, solo il 70% trova lavoro. Dopo la triennale il 66%. Le facoltà magistrali a ciclo unico, come architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina e veterinaria, consentirebbero di arrivare ad un dato di occupazione pari al 49% ad un anno dal titolo, anche se prevedono di solito la continuazione di una formazione, per poi accedere alla libera professione.

Dati più confortanti dopo 5 anni: è stato visto, infatti, che dopo 5 anni dal conseguimento del titolo di studio accademico, indipendentemente dal tipo di laurea, l’occupazione è vicina al 90%.

I dati

La tendenza in generale non appare così negativa come si possa pensare apparentemente, anche se si evidenzia un peggioramento, che non fa per niente sperare. E’ stato rilevato, coinvolgendo nelle interviste 490.000 ragazzi, che la quota di neolaureati, tutti di età compresa fra i 25 e i 34 anni, che cerca impiego senza riuscirci, è passato dal 9,5% al 17,5%.

Tuttavia si può riscontrare un segnale di ripresa, che va visto soprattutto nella diminuzione del tasso di disoccupazione per i laureati del 2013. Si tratterebbe di un segnale positivo, soprattutto per quanto riguarda gli occupati nelle professioni ad elevata specializzazione, la cui percentuale nel 2013 è arrivata al 17,4%, rispetto al 16,9% del 2012.

Tutto questo non vuol dire che i problemi siano risolti, perché rimaniamo sempre 7 punti sotto la media europea, che è pari al 24,2%. Secondo gli esperti la tendenza positiva potrebbe essere riscontrata grazie all’influenza dei nuovi orientamenti della Bce e per il contributo dato agli imprenditori per le nuove assunzioni. Rimangono ancora comunque molti problemi da risolvere, soprattutto relativamente alla struttura delle imprese e per la limitata capacità di innovazione.

Inoltre gli analisti fanno riferimento alla necessità di una politica industriale che migliori il sistema produttivo. In generale è stato visto che la laurea possa configurarsi come una maggiore garanzia, anche perché aumentano, anche se di poco, le retribuzioni a un anno dalla laurea, attestandosi intorno ai 1.000 euro netti mensili e arrivando, dopo circa 5 anni, a 1.300 euro.

La stabilità del lavoro

Per quanto riguarda la stabilità del lavoro, che possa configurarsi come autonomo o a tempo indeterminato, ci sono buone notizie per quella dei laureati delle professioni sanitarie, che arriva a 5 anni dalla laurea ad essere pari al 97%. Non da meno sono i laureati in ingegneria, la cui percentuale di occupazione, dopo 5 anni, è pari al 95%. Seguono poi, con il 90%, i gruppi chimico-farmaceutico e quello economico, mentre rimangono al di sotto della media gli insegnanti con l’80%, i geobiologi con il 79%, i laureati in giurisprudenza con il 77% e i laureati in materie letterarie con il 75%.

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