La Gioconda americana di Leonardo ‘racconta’ la storia di Ginevra Benci

Ginevra_de'_Benci, leonardo

La Gioconda americana, il ritratto che Leonardo fece a Ginevra de’ Benci (e custodito, oggi, alla National Gallery di Washington), nasconde un segreto: una storia in 50 frasi celata nel motto che accompagna l’opera. E’ quanto afferma Carla Glori, ricercatrice italiana esperta di Leonardo che, studiando la frase posta sul retro ‘virtutem forma decorat‘, ha concluso che quel motto racchiude la storia – reale – della fanciulla ritratta: la figlia di un ricco banchiere costretta a sposare un uomo che non amava.

La suggestiva scoperta di Carla Glori svela, dunque, l’ennesimo ‘codice’ nascosto da Leonardo in una delle sue opere: il ritratto di Ginevra de’ Benci – la Gioconda americana – dipinto tra il 1475 e il 1476, racconta una storia celata in 50 frasi, tutte firmate ‘Vinci’ dall’artista. Una serie di anagrammi derivati dalla medesima frase, connessi ‘tra loro in modo molto coerente a formare una storia completa, con personaggi e una trama del tutto verosimili’.

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La ‘macchina alfabetica’ di Leonardo

La ricerca di Carla Glori parte da un’ipotesi ben precisa: Leonardo ha utilizzato il motto latino come vera e propria ‘macchina alfabetica‘. In che modo? Il motto in questione è ‘virtutem forma decorat’, dipinto sul retro del quadro a decoro di una ghirlanda di palme. La frase è scritta su un nastro che avvolge un rametto di ginepro che, oltre a rappresentare purezza, sarebbe la ‘chiave’ del rebus leonardesco: aggiungendo al motto il termine iuniperus, infatti, si ottengono lettere sufficienti a formare – anagrammandole tra loro – 50 frasi di senso compiuto, frasi che, secondo la Glori, svelano la storia ‘biograficamente documentata‘ di Ginevra de’ Benci.

Ginevra, storia di un amore contrastato

Ma chi era Ginevra de’ Benci e perché Leonardo ha voluto ‘raccontare’ la sua storia? Stando alle testimonianze pervenuteci, il notaio Simone Grazzini da Staggia, stipulò, nel 1473 a Firenze, un contratto matrimoniale tra la giovane Ginevra ed un signore vedovo molto più anziano di lei, Luigi di Bernardo Niccolini. La storia ‘nascosta’ nel quadro svelerebbe l’epilogo triste della vicenda: Ginevra costretta a sposare un uomo che non ama e destinata per sempre all’infelicità – la giovane, infatti, secondo quanto ricostruito dalla Glori, sarebbe stata a innamorata dell’ambasciatore veneziano Bernardo Bembo (padre del celebre Pietro), giunto a Firenze nel 1475. Non solo. A confermare l’ipotesi di Glori anche uno studio della stessa National Gallery di Washington che, attraverso un esame condotto con raggi infrarossi, ha portato alla luce il motto di Bembo, Virtus et honor, sotto la frase dipinta sulla ghirlanda intorno al ginepro.

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2016/04/20/la-gioconda-di-leonardo-nasconde-un-volto-androgino/121853/” testo=”La Gioconda di Leonardo nasconde un volto androgino”]

Una ‘fiction anagrammata’

Ciò che viene fuori dall’analisi del motto scritto sull’opera è una ‘fiction anagrammata‘ del tutto corrispondente alla biografia di Ginevra nel 1474: dall’identificazione del Bembo, ‘definito eruditus, optimas, orator, poeta’ a quella dello sposo Luigi Niccolini, ‘definito ferus, rudis, usurpator’. Il testo latino perciò, nell’ottica dello studio condotto da Glori, riflette l’angoscia di una donna tormentata dall’idea di dover sposare un uomo che non ama, desunta da frasi come Pura sumit torturam foedere (L’innocente si addossa il tormento attraverso il patto (nuziale) o Tum e toro praefert sudarium (Quindi a causa del letto nuziale preferisce il sudario).

La Gioconda americana di Leonardo

La Gioconda americana è il ritratto di una giovane donna dipinto da Leonardo non ancora venticinquenne. L’opera mostra un volto femminile simile alla Monna Lisa, benché orientato in maniera opposta e ‘tagliato’ all’altezza della spalle. I due dipinti sono stati spesso accostati (non a caso il ritratto di Ginevra è soprannominato la Gioconda americana), sia per la posizione in cui le due fanciulle sono ritratte, sia per l’espressione enigmatica di entrambe: quella di Ginevra, tuttavia, è evidentemente velata di tristezza, una tristezza che Leonardo ha voluto ‘raccontare’, attraverso una sorta di ‘denuncia’ nascosta e svelata a più di cinquecento anni di distanza.

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