L’Uomo di Altamura ha un volto: ricostruito lo scheletro dell’antico Neanderthal

uomo di altamura

L’Uomo di Altamura ha finalmente un volto: un team di paleo-artisti olandesi, i fratelli Adrie e Alfons Kennis, ha realizzato, sulla base dei dati scientifici raccolti in anni di ricerca, uno scheletro a grandezza naturale che riproduce le sembianze dell’uomo di Neanderthal più antico mai rinvenuto. Si tratta della ricostruzione dello scheletro scoperto nel 1993 durante un’esplorazione speleologica in contrada Lamalunga, nei pressi di Altamura, considerata da subito di portata mondiale: dai frammenti, piccolissimi, di una scapola dello scheletro, è stato possibile ricostruire l’intera figura che risale, con molta probabilità, al periodo del Pleistocene Medio, ovvero tra 172 e 130mila anni fa.

Alto all’incirca 1 metro e 65 centimetri, l’Uomo di Altamura, ricostruito sulla base dello scheletro ritrovato, perfettamente conservato, oltre vent’anni fa, aveva un corpo tarchiato, la fronte sporgente e il naso parecchio grande, conseguenza, forse, dell’adattamento alla penultima glaciazione. Questo è quanto emerso dalla ricostruzione, opera dei paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis – tra i massimi esperti in ricostruzioni paleoantropologiche, quelle cioè basate su dati scientifici e interpretazioni artistiche – che hanno realizzato uno scheletro ‘iperrealistico’, a grandezza naturale, con tanto di capelli, barba e baffi. La ricostruzione, presentata in anteprima mondiale ieri, 26 aprile 2016, proprio ad Altamura, ‘è totalmente ispirata alle informazioni raccolte finora dagli scienziati‘, ha spiegato il paleoantropologo Giorgio Manzi, che coordina le ricerche sul fossile scoperto nel ’93 e tuttora incastrato nella roccia.

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Per realizzare il ‘modello’ che riproduce l’Uomo di Altamura, rappresentato perfettamente sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista ‘emotivo‘ – la sua espressione, infatti, riproduce una specie di ghigno – è stata compiuta una campagna di studi all’interno della grotta di Lamalunga dove, grazie a rilievi effettuati da uno scanner laser direttamente sulle ossa, è stato possibile ‘ricostruire’ virtualmente l’intera struttura. A questi dati poi, sono stati combinati quelli estrapolati dal Dna prelevato da un frammento di scapola.
Sulla base delle ricerche effettuate da David Caramelli, quindi, biologo dell’Università di Firenze, è stato stabilito che si tratta di un Neanderthal maschio, vissuto all’incirca 150 mila anni fa: è uno dei più arcaici, senz’altro il più antico fra quelli a cui è stato estratto il Dna.

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