Italia fuori dai Mondiali 2018: il danno economico è di oltre un miliardo di euro

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Con lo scudetto archiviato a favore della Juventus e la Serie A ormai in dirittura d’arrivo, tutti gli appassionati di calcio italiani si preparano a seguire i Mondiali, in partenza il 14 giugno. Competizione che però non vedrà al via la squadra azzurra, malamente eliminata nelle qualificazioni dalla Svezia.

Era dal 1958 che l’Italia non mancava la qualificazione al Mondiale di calcio. 60 anni di trionfi e di delusioni, ma comunque di estati passate davanti alla tv a tifare i nostri portacolori. Non parliamo di numeri esigui: gli Azzurri garantiscono una media di 12 milioni di spettatori a partita in una gara dei Mondiali, con picchi di 20 e comunque mai sotto i nove milioni. Senza la squadra azzurra, per la Coppa del Mondo in Russia questi numeri non sono minimamente raggiungibili, e ciò porterà un danno economico non indifferente per il nostro Paese.

Ma a quanto saliranno queste perdite per il mercato italiano? Quanti soldi fa girare la Nazionale per i Mondiali e chi ci perderà di più dalla mancata qualificazione? Vediamo nei dettagli.

Perdite dirette e indirette

Prima di tutto dobbiamo mettere in chiaro le tipologie di perdite differenti dalla mancata qualificazione a Russia 2018. Ci sono le perdite dirette, che significa soldi mancati dagli sponsor, pubblicità, premi e via dicendo. E poi ci sono le perdite indirette, quelle legate all’evento non in maniera diretta, come gli introiti dei ristoranti, strutture commerciali, fino alla borsa e al PIL. Si, perché il calcio e i Mondiali in Italia hanno addirittura il potere di migliorare il prodotto interno lordo e l’andamento dell’economia dello Stato. Purtroppo però, anche di peggiorarlo.

I mancati premi dalla FIFA e Sponsor

Introiti qualificazione Mondiali Russia 2018

Iniziamo dalle perdite dirette. C’è un premio per tutte le nazionali qualificate per i Mondiali. In totale il montepremi per la Coppa del Mondo di giugno dedicato alle squadre è di circa 400 milioni di dollari. Per le sole tre partite di Russia 2018 ad ogni squadra vanno circa 10 milioni (2 di preparazione e 8 successivi), che diventerebbero poi 20 in caso di qualificazione agli ottavi di finale e 25 per un ulteriore passaggio del turno. Tutti soldi che la FIGC non incasserà.

Ma non solo: la Federazione italiana Giuoco Calcio negli ultimi anni ha chiuso il bilancio annuale con circa 170 milioni di fatturato, forte di introiti da:

  • Tv: la RAI versa circa 25 milioni di euro all’anno.
  • Sponsor tecnico: Puma versa 18.7 milioni l’anno, più royalties per le magliette vendute.
  • Marketing e pubblicità: Infront invece paga 14 milioni l’anno.

Puma Vendite ogni anno Merchandising

Tutti questi accordi saranno ridiscussi al ribasso, in quanto senza la Nazionale da tifare il “brand” Italia perde molto del suo valore. Il Mondiale brasiliano portò il 19% in più di ricavi da sponsor, nonostante un’Italia fuori al primo turno, mentre nel 2016 Puma vendette circa un milioni di capi marchiati Italia, con royalties per la FIGC di 2.7 milioni di euro. Tutto ciò verrà a mancare.

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RAI e Nazionale vivono a braccetto dalla notte dei tempi. Come detto, c’è un accordo economico tra Federazione e Tv di stato di circa 25 milioni di euro annui per le partite. Da questo contratto però sono escluse quelle dei Mondiali, con cui si deve parlare con la FIFA. Con l’eliminazione dell’Italia, la RAI ha “scelto” di perdere la Coppa del Mondo per la prima volta nella sua storia. Infatti sarà Mediaset a mostrare le 64 partite di Russia 2018: la Tv del Biscione ha comprato tutto il pacchetto per 78 milioni di euro, contro i 65 offerti dalla RAI. Cifre comunque bassissime, ricordando che il Mondiale brasiliano fu comprato dalla Tv di Stato per 180 milioni. La Coppa del Mondo 2014 ha portato nelle casse delle concessionarie di Rai e Sky rispettivamente sui 75 e 40 milioni, soldi minimamente raggiungibili da parte di Mediaset quest’anno. Inoltre questi dati ci indicano quanto siano cari i diritti di queste manifestazioni, spesso un bagno di sangue per le reti. Per cui la RAI ha deciso di non puntare più sulla competizione iridata, pensando di non avere un ritorno economico dalle pubblicità. Scelta abbastanza ponderata, considerando il fatto che 46 dei 50 programmi più visti di sempre in Tv in Italia riguardano la Nazionale.

Il mondo sconosciuto delle perdite indirette

Se tra Federazione, Tv, sponsor e quant’altro, le perdite si aggirano sui 100 milioni di euro, quelle indirette hanno valori notevolmente maggiori, anche se sono difficili da stabilire. Si parla di circa un miliardo di euro, che può toccare la decina di milardi di euro nel caso di vittoria dell’Italia ai Mondiali. Vediamo meglio.

Un Mondiale senza Italia pesa sulle casse dello Stato. Si perché non c’è nulla che unisca più del pallone e più del tifo alla Nazionale, una influenza positiva che si riversa soprattutto nei consumi. Ad esempio dalle scommesse lo Stato ci perderà circa un milione di euro: fu quello il gettito delle scommesse sugli azzurri all’Europeo francese di due anni fa, che hanno mosso 19 dei quasi 268 milioni raccolti. Ristoranti, pizzerie, bar e centri commerciali per le partite della Nazionale hanno incassi maggiori rispetto ad un normale giorno lavorativo, si parla di circa 6 milioni di euro persi. Ad essere colpiti saranno anche i venditori di televisori, che durante questi eventi sportivi ottengono il boom delle vendite: per esempio nel 2016, in concomitanza con gli Europei, il settore aveva ottenuto un aumento del 4% delle vendite, mentre sia nel 2015 che nel 2017 hanno subito una contrazione del 10%.
Poi c’è tutto il danno per il mondo dei media: le vendite dei giornali sportivi aumentano infatti durante il periodo dei Mondiali o degli Europei in modo proporzionale alla performance della Nazionale, la stessa cosa accade per i siti internet e naturalmente i programmi tv. Secondo Equita Sim il settore dei media subirà una flessione degli introiti pubblicitari, considerando che per gli Europei di calcio del 2016 l’incasso fu di 60 milioni di euro, che corrispondeva al 2% del mercato. Continuando con gli esempi, RCS ha perso il giorno successivo alla partita dei playoff tra Italia e Svezia, che ha sancito la nostra eliminazione dai Mondiali, l’8,7% in borsa, bruciando 56 milioni di euro in un giorno solo. La Gazzetta dello Sport durante il Mondiale del Brasile nel 2014 ha portato la tiratura quotidiana da 240 mila a 270 mila copie, numeri irraggiungibili questa estate.

Persi oltre 1 miliardo di euro

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Ma questa esclusione dal Mondiale addirittura può incidere sul Made in Italy e addirittura sul PIL. Per quanto riguarda il primo, l’effetto Mondiali sulle vendite all’estero avrebbe inciso per circa 2-3 miliardi potenziali. A beneficiarne maggiormente sarebbero stati i prodotti simbolo del Made in Italy nel mondo come i prodotti artistici e culturali. Guardando invece al Prodotto Interno Lordo, analizzando i dati post 1982 e 2006 (i due più recenti Mondiali vinti dalla nostra Nazionale) si notò che Piazza Affarri a Luglio ebbe un +3,5%, anche se l’euforia durò solo un mese, ma si ebbero conseguenze sul Pil: nel 1983 passò all’1,4% rispetto al +0,75 del 1982. Nel 2007 la crescita fu dell’1,9%. Secondo Coldiretti una vittoria mondiale vale l’1% del PIL, lo 0,7% per il Financial Times. Qualcosa, dunque, tra i 16 e gli 11 miliardi, considerando che il Prodotto Interno Lordo italiano si aggira sui 1600 miliardi. Certo, in questo caso parliamo di vittoria dei Mondiali, cosa assolutamente da non prendere in considerazione nel caso in cui l’Italia si fosse qualificata per Russia 2018, dato il momento attuale del calcio italiano. Ma anche solo un piazzamento ai quarti avrebbe giovato non poco a tutta l’economia: valutando uno 0,1% del PIL, siamo sul miliardo e mezzo di euro.

Il pallone è solo un gioco, il mondo va avanti anche senza gli Azzurri in lotta per la Coppa del Mondo e naturalmente ci sono problemi di gran lunga peggiori del non vedere l’Italia questa estate. Però obiettivamente è una disfatta sotto tutti i punti di vista: sportivo, dato che abbiamo veramente toccato il fondo come non mai, e anche economico, guardando tutti questi dati. L’unica nota positiva è che potrebbe essere una buona occasione per rifondare, per ripartire da zero e tagliare i ponti col passato, mandando via le mele marce del mondo del calcio e puntando su gente all’avanguardia e capace. Ma invece, come sempre succede nel nostro Paese, non cambierà nulla e a settembre saremo di nuovo punto e a capo.

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