Istat, il tasso di disoccupazione torna a salire

A più di un anno dall’inizio della pandemia, torna a salite il tasso di disoccupazione, che si attesta al 10,4%, quindi + 0,5 punti rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. Aumenta di +0,3 punti anche il tasso di inattività. Parallelamente cala il tasso di occupazione che scende al 56,6%, quindi -0,6 punti rispetto al trimestre precedente. Sono questi i preoccupanti dati sul mercato del lavoro, portati alla luce dalle ultime indagini Istat.

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Disoccupazione in aumento al Nord e al Centro

La diminuzione dell’indicatore di occupazione è più significativa al Nord, con -0,7 punti, e al Centro, -0,8 punti, rispetto al Mezzogiorno, -0,4. Nel primo trimestre del 2021 si registra un aumento del numero di disoccupati e degli inattivi di 15-64 anni, rispettivamente +103 mila e +98 mila. Il numero dei disoccupati aumenta del 10% rispetto al primo trimestre del 2020, con 240 mila disoccupati in più. Anche l’input di lavoro, che si misura nelle ore lavorate, registra una diminuzione di 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,1% rispetto al primo trimestre dello scorso anno.

Diminuiscono i lavoratori a tempo parziale

Per quanto riguarda le imprese, il prolungamento delle restrizioni determina una crescita congiunturale dello +0,2% per le posizioni lavorative dipendenti e una variazione tendenziale (quindi rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) negativa dello -0,8%. Questi dati sono il risultato di una crescita della componente a tempo pieno in termini congiunturali (quindi rispetto al trimestre precedente), ma anche su base annua, a cui si contrappone una riduzione della componente a tempo parziale.

Aumenta il costo del lavoro

Cresce dello 0,9% anche il costo delle lavoro, in seguito a un aumento delle retribuzioni (+0,5%) e degli oneri sociali (2%). In termini tendenziali, il costo del lavoro continua dunque a salire, a seguito dell’aumento dell’1,6% della componente retributiva, nonostante la riduzione dell’1,2% degli oneri. La riduzione degli oneri è riconducibile all’adozione di misure di esonero contributivo, varate nella seconda metà dello scorso anno.

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