Iran, proseguono le esecuzioni e arriva l’indignazione delle autorità internazionali

Il mondo intero è indignato da ciò che sta capitando in Iran e la notizie delle due nuove esecuzioni, avvenute oggi, hanno nuovamente attirato l’attenzione mediatica e delle autorità internazionali, che non possono tollerare tale crudeltà. In tutto questo la guida Suprema Alì Khamenei ha nominato capo della polizia l’ex pasdaran Radan.

Guida Suprema dell'Iran Khamenei
Guida Suprema dell’Iran Khamenei – Nanopress.it

Non si placa la furia del governo di Raisi che prosegue nella repressione, che sta toccando livelli disumani. Le condizioni attuali di vita delle donne iraniane, così come quelle di tutta la popolazione, è qualcosa di inaccettabile che viola i diritti umani costantemente e infligge volutamente dolore ai cittadini. Da quando sono scoppiate le prime proteste a causa della morte della 22enne Mahsa Amini, morta a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale che l’avevano in custodia per aver indossato male il velo, il governo di Teheran, invece di fare retro marcia, ha spinto ulteriormente nel reprimere con violenza e soprusi la rivoluzione del popolo. Nonostante i cittadini vivano sempre nella paura, di ripercussioni e anche di perdere la vita, la volontà di ottenere un futuro migliore per le generazioni future spinge i rivoluzionari a continuare la loro lotta che, ora, punta a rovesciare il regime islamico autoritario di Raisi.

Iran, continua la repressione e Raisi non indietreggia

Il capo di stato iraniano Raisi non ha intenzione di fare marcia indietro riguardo la dura repressione che sta attuando contro i manifestanti. La rivolta, ora rivoluzione, è nata a causa dei continui soprusi subiti dalle donne, che vengono prese di mira e punite duramente nel caso violini le leggi morali. La giovane Amini ha scatenato la reazione delle donne che, sostenute dagli uomini, hanno deciso di non sottostare a continue violazioni dei diritti essenziali e di subire violenza ripetuta.

Il rispetto delle leggi islamiche, che ha deciso di abbracciare Raisi come filo conduttore del governo e della legislazione iraniana, è qualcosa che non riesce ad essere sradicato perché, innanzitutto, fa comodo ai potenti, che con un’imposizione rigida dell’Islam riescono a controllare la popolazione. Il disprezzo verso l’evoluzione femminile è presente e ben combattuta e la parità di genere non rientra nelle priorità di un regime autoritario, che incute timore e uccide per mantenere la propria posizione.

I manifestanti sono stati attaccati fin dai primi giorni e, chi veniva preso, subiva torture e umiliazioni, che spesso portavano alla morte. Le proteste, però, hanno preso piede e così anche ma recessione ha assunto una linea più dura e ha introdotto la pena di morte per i manifestanti. Si parla oggi di quasi 19.000 arresti e 517 morti e le cifre vengono divulgate dalle numerose associazioni umanitarie, che si sono mosse per fermare un’uccisione di massa che va a punire un popolo che chiede soltanto di poter avere diritti e una vita serena.

La grande attenzione mediatica mondiale, che si è alzata intorno alla violenza utilizzata dalle autorità iraniane, ha infastidito il capo di stato che ritiene l’Occidente colpevole di istigare il popolo e di diffamare il governo dell’Iran.

Per dimostrare la potenza e la posizione del regime islamico iraniano Raisi ha preso di mira i personaggi di spicco in Iran, che hanno deciso di appoggiare la causa del popolo. Molti sportivi e attori hanno voluto sostenere la richiesta di diritti per le donne e hanno così decidere di condividere foto senza velo oppure partecipato a eventi esteri senza indossarlo. Per citare alcuni esempi la nota attrice Alidousti che ha postato una foto sui social senza velo e con la scritta Donna Vita Libertà che è stata arrestata e rilasciata su cauzione qualche giorno fa.

Elnaz Rekabi, scalatrice che ha gareggiato a Seul senza il velo, ha visto la casa di famiglia rasa al suolo dalle autorità iraniane. Ma non solo perché uno degli esempi più eclatanti degli ultimi giorni e la vicenda capitata al calciatore iraniano Daei. La moglie e il figlio si trovavano a bordo di un volo diretto a Dubai ma l’aereo è stato fatto atterrare e loro sono stati riportati in patria.

Le condanne a morte sono arrivate ora a quattro e questa mattina due ventenni sono finiti nuovamente tra le mani del boia che ha provveduto all’esecuzione.

Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, giovani manifestanti iraniani accusati di aver ucciso un paramilitare, Seyed Ruhollah Ajamian, membro della forza Basij a Karaj il 3 novembre scorso sono stati giustiziati per impiccagione. Karami era un campione di karate e Il suo avvocato ha dichiarato che era stato privato del diritto di difendersi ma anche di poter vedere la propria famiglia. Il giovane aveva iniziato uno sciopero della fame in carcere. Hosseini faceva volontariato con i bambini e impiegava il suo tempo nell’aiutare chi stava peggio di lui.

I due ventenni hanno trascorso settimane nel braccio della morte, dopo confessioni estorte tramite torture e soprusi e condannati al termine di un costruito. Le notizie emergono grazie ai tanti attivisti e organizzazioni umanitarie che si impegnano nel fermare la violenza.  I familiari hanno appreso la notizia dopo l’esecuzione e fino all’ultimo non si erano dati per vinti.

Lo sciopero della fame è ora sostenuto da moltissimi prigionieri ed è diventata una forma di protesta che urla la sofferenza di chi sta subendo torture, stupri e maltrattamenti sia fisici che psicologici. Un gruppo di 15 attiviste sta portando avanti questa battaglia da giorni e a loro si sono uniti anche un gruppo di studenti universitari che vogliono fare la loro parte nonostante il dolore e le privazioni.

Le reazioni internazionali e il nuovo capo della polizia Radan

In Iran la situazione sta peggiorando di ora in ora e il regime sembra non aver intenzione di mollare il colpo. Anzi la guida Suprema dell’Iran Khamenei ha deciso di sostituire il capo della polizia dando la carica con l’ex pasdaran Radan. Il combattente ha fatto parte delle guardie della rivoluzione e è un convinto sostenitore dell’islam e del rispetto delle leggi di castità e velo imposte alle donne.

Un cambiamento dovuto allo scarso rendimento del vecchio comandante ritenuto da Khamenei troppo indulgente nel reprimere i tumulti. Sia lui che Raisi hanno previsto che non ci sarà nessuna pietà nei confronti dei manifestanti.

Polizia iraniana
Polizia iraniana – Nanopress.it

Gli Stati Uniti hanno dichiarato che le azioni del governo sono sconcertanti e che è necessario intervenire per fermare la repressione e le esecuzioni. Si sono detti indignati di ciò che emerge giorno per giorno e che non può essere tollerato oltre. Anche il figlio dello scià ha preso posizione contro le recenti esecuzioni e contro le condanne a morte. Ma anche contro a un regime che opprime e fa soffrire un popolo che chiede soltanto ciò che è essenziale per condurre una vita normale ovvero dignità e diritti.

 

 

Impostazioni privacy