Inchiesta Consip, padre di Renzi indagato: ‘Mia condotta trasparente’

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Il padre di Matteo Renzi, Tiziano Renzi, è indagato nell’ambito dell’inchiesta Consip con l’accusa di traffico di influenze illecite. La Procura di Roma vuole vederci chiaro in merito ai legami che il padre dell’ex premier e segretario del PD avrebbe con Carlo Russo, imprenditore toscano del settore farmaceutico, legato a un personaggio chiave dell’inchiesta per corruzione partita da Napoli, Alfredo Romeo, accusato di aver pagato tangenti per avere appalti dalla società ministero dell’Economia che si occupa dell’acquisto di beni e servizi per le amministrazioni pubbliche. Tiziano Renzi ha commentato l’avviso di garanzia sottolineando la fiducia nella magistratura. “La mia condotta è trasparente“, ha dichiarato. Il suo interrogatorio è previsto settimana prossima a Roma da parte del pm Mario Palazzi, titolare del fascicolo romano. “La mia prima parola è di fiducia totale nella magistratura italiana e di rispetto per il lavoro dei giudici. Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto”, ha commentato Matteo Renzi in un’intervista al Corriere della Sera.

L’accusa che i magistrati romani contestano al padre di Renzi è traffico di influenze illecite previsto dall’articolo 346 bis del codice penale: si tratta di un nuovo reato che punisce chi facilita i contatti tra pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio e privati allo scopo di corruzione o traffici illeciti.

IL PADRE DI RENZI INDAGATO E ASSOLTO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

L’inchiesta è partita da Napoli e vede al centro la figura dell’imprenditore Romeo accusato di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa per alcuni appalti relativi alla pulizia dell’ospedale Cardarelli di Napoli: parte dei fascicoli è passata alla Procura di Roma per competenze dopo che le indagini hanno portato a indagare per rivelazione di segreto di ufficio e favoreggiamento, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e attuale ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia.

Alla Procura capitolina spetta anche di chiarire la posizione di Tiziano Renzi. L’avviso di garanzia non indica le precise circostanze ma circoscrive il reato: i pm vogliono vederci chiaro e capire che ruolo avrebbe avuto nei confronti dell’imprenditore toscano Russo e l’eventuale influenza che avrebbe avuto nella vicenda di Romeo. Il suo ruolo sarebbe venuto fuori da una serie di intercettazioni ambientali che hanno registrato colloqui tra l’imprenditore e l’ex parlamentare
e suo consulente Italo Bocchino, in cui si indicava Carlo Russo e la sua amicizia con Tiziano Renzi.

L’inchiesta Consip parte da Napoli e si concentra sulla figura dell’imprenditore Alfredo Romeo su cui indagano i pm Celeste Carrano, Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock per corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Romeo avrebbe ottenuto l’appalto per la pulizia al Cardarelli tramite tangenti che sarebbero servite a oliare i passaggi all’interno del Consip che è la società per azioni che fa capo al Mef e gestisce gli acquisti per la P.A. Ottenuti gli appalti, Romeo avrebbe fatto lavorare persone indicate dai clan camorristici.

A fargli ottenere l’appalto sarebbe stato il dirigente della Consip Marco Gasparri a cui avrebbe versato le tangenti per ottenere tre lotti da 600 milioni di euro all’interno della gara sul Fm4 (facility management) per l’affidamento dei servizi gestionali di università, centri di ricerca e svariati uffici della Pubblica amministrazione, convenzione che vale 2,7 miliardi di euro in 36 mesi.

Convocato Gasparri per gli interrogatori, il dirigente inizia a parlare delle nomine politiche e delle influenze che ruotano intorno agli appalti: a quel punto, gli investigatori si recano da Luigi Marroni, indicato fin da subito dal Fatto Quotidiano vicino a Tiziano Renzi, perché persona informata dei fatti ed è lui a confermare di aver fatto fare la bonifica degli uffici per togliere delle cimici piazzate dagli inquirenti. A quel punto scatta anche l’indagine per Lotti, il generale Del Sette e Saltamacchia per il sospetto di aver fatto filtrare informazioni importanti e avvisato della presenze di cimici per le intercettazioni.

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