Il Papa riceve il Premio Carlo Magno dall’Europa: ‘Non sia solo gesto celebrativo’

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Papa Francesco riceve il prestigioso Premio Carlo Magno dall‘Europa, ma chiarisce: “Non compiamo infatti un gesto celebrativo; cogliamo piuttosto l’occasione per auspicare insieme uno slancio nuovo e coraggioso per questo amato Continente. La creatività, l’ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europa”. Bergoglio non ha mai accettato premi personali, neanche dall’arcivescovo di Buenos Aires. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, a dicembre ha spiegato che Bergoglio lo ha accettato perché “è un premio per la pace”.

Papa Francesco riceve il premio davanti alla cancelliere Merkel e ai leader istituzionali dell’Unione Europea: Schulz, Juncker, Tusk, Draghi.
In Vaticano, nella Sala Regia e dinnanzi ai leader europei, Bergoglio approfitta dell’occasione per ribadire un tema che gli sta a cuore: l’immigrazione. “Sogno un’Europa in cui migrare non sia un delitto” ha detto il Papa e ha aggiunto: “Serve fare memoria per ispirarsi al passato e affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni, accettando con determinazione la sfida di ‘aggiornare’ l’idea di Europa. Un’Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare”.
“Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre”, ha affermato il Papa e ribadito: “Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo”.
Lancia un monito ai leader riuniti per l’occasione: “Oggi – dice Bergoglio – ci urge poter realizzare ‘coalizioni’ non più solamente militari o economiche ma culturali, educative, filosofiche, religiose. Coalizioni che mettano in evidenza che, dietro molti conflitti, è spesso in gioco il potere di gruppi economici. Coalizioni capaci di difendere il popolo dall’essere utilizzato per fini impropri. Armiamo la nostra gente con la cultura del dialogo e dell’incontro”.
Subito dopo il discorso, il Papa ha salutato con una stretta di mano tutti i leader intervenuti.

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