Il Governo Meloni sta studiando una possibile Ape donna per le pensioni

Il Governo sta attualmente studiando le misure da poter mettere in campo per ampliare la platea di donne che possono andare in pensione prima della pensione stessa, senza utilizzare Opzione Donna.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni – Nanopress.it

Al vaglio c’è la possibilità di aumentare i criteri di accesso a Ape Sociale per renderla una misura più accessibile a diverse categorie di donne. Si andrebbe in “pensione” qualche anno più tardi ma sarebbero necessari meno anni contributivi.

L’Esecutivo sta studiando la possibilità di modificare Ape Sociale

Il Governo Meloni continua a studiare la situazione pensioni in Italia e in particolare sta studiando delle alternative a Opzione Donna. Secondo le ultime informazioni si ipotizza una possibile uscita anticipata senza però il ricalcolo contributivo.

L’opzione più accreditata sarebbe andare ad agire sui criteri attuali di Ape Sociale in modo da renderla più flessibile e accessibile alle donne.

Questi cambiamenti rientrerebbero tra quelli previsti nella prossima legge di Bilancio che è caratterizzata da un fattore essenziale, ossia le poche risorse disponibili, come più volte fatto presente sia dal Ministro Calderone che dal Ministro Georgetti.

A causa di queste poche risorse un intervento strutturale pensionistico è rinviato ed è per questo che si cerca di realizzare dei mini interventi che possano entrare in azione già da subito.

Come anticipato, l’opzione più accreditata è quella di rendere più accessibile alle donne Ape sociale, visto che Opzione Donna con i suoi criteri è praticamente inaccessibile alla maggior parte delle donne.

Si ipotizza infatti che dal 2024 Opzione Donna, che prevede un anticipo dell’uscita dal lavoro con il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico che viene tagliato di un terzo, venga del tutto messa da parte.

Con Ape sociale per le donne si potrebbe ricevere un’indennità di accompagnamento alla pensione già a partire dai 61/62 anni invece che dai 63 come previsto oggi.

Il Governo attualmente sta cercando di studiare un criterio che sia meno rigido di quello attualmente presente in modo da poter permettere ad una maggiore platea di donne di usufruire di Ape sociale.

Ape sociale, o Ape Donna, andrebbe a favore delle donne che sono state licenziate, di quelle che presentano un’invalidità di almeno il 74%, di quelle che sono impegnate in lavori gravosi e dei care giver.

Questa misura si andrebbe ad aggiungere a quella già in vigore, di fatti Ape sociale già oggi permette una riduzione dei requisiti in alcuni casi. Ad esempio si può ridurre di 12 mesi per ogni figlio con un massimo di due anni.

Ciò rende possibile andare in pensione anche con 28 anni di contributi ma l’età di ingresso rimane comunque 63 anni.

Ci sono poi altri due criteri molto interessanti per accedere a Ape sociale, uno è destinato a chi svolge i lavori gravosi, ossia in cui sono previste mansioni pesanti, per loro c’è la possibilità di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi.

L’altra invece riguarda i lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare a 19 anni e hanno accumulato 41 anni di contributi. Criteri esistenti e già applicabili ma che potrebbero essere rivisti dall’Esecutivo.

Donna che fa calcoli
Donna che fa calcoli – Nanopress.it

La situazione attuale in Italia e i cambiamenti che si stanno studiando

Per chi è stato licenziato, per chi rientra nel care givers e per chi ha un’invalidità di almeno il 74% è possibile accedere alla misura se ha maturato 30 anni di contributi, nel caso delle donne con due figli si può arrivare a 28 anni di contributi.

Per chi svolge mansioni gravose gli anni di contributi sono 36 che scendono a 34 se si è donne con due figli. Sia per uomini che per le donne è previsto che i lavori gravosi siano stati svolti per circa sei anni negli ultimi sette anni lavorativi, o per circa sette anni negli ultimi 10 anni lavorativi.

L’indennità viene erogata dall’INPS per 12 mesi l’anno, non sono perciò 13 tranche come previsto nella pensione classica, sarà pari all’importo della pensione che viene calcolata nel momento in ci si accede alla misura.

La misura viene erogata fino a che non si rientra nella pensione di vecchiaia, e in ogni caso non può superare i 1500 euro lordi ogni mese.

Ape Donna potrebbe rappresentare una valida alternativa a Opzione Donna, senza però dover essere costrette a dover optare per il metodo di calcolo completamente contributivo.

Inoltre sarebbe accessibile per una platea superiore di donne, si andrebbe in pensione più tardi, perché con Opzione Donna si può andare in pensione già a 58 anni se si hanno due figli, ma si avrebbe un’indennità di 1500 euro lordi.

Il numero di anni contributivi necessari sarebbe inferiore si arriva infatti a 28 piuttosto che 35, sarebbe però un sostegno di accompagnamento alla pensione e non una pensione vera e propria.

 

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