Il governo in Iran è in un vicolo cieco e i politici hanno espresso perplessità verso l’inerzia di Raisi

L’Iran sta attraversando diverse situazioni che stanno mettendo a dura prova il governo e lo stesso capo di Stato Raisi. Le problematiche, che le autorità stanno affrontando, spaziano da una crisi economica profonda fino alla rivoluzione iraniana popolare che non accenna a placarsi. Sembra che una crepa interna stia facendo traballare la stabilità dell’establishment iraniano e, ora, anche gli stessi politici esprimono chiaramente la loro posizione.

Palahavi principe in esilio
Il principe iranaino in esilio Pahlavi – Nanopress.it

I media locali hanno mostrato chiaramente che sempre più esponenti politici esprimono il loro malcontento verso le scelte e l’operato del governo di Raisi, che è stato accusato di immobilità in un momento nel quale, invece, l’unica possibilità di salvare il Paese,e uscire dalla crisi in cui è sprofondato, sarebbe quella di agire e in maniera tempestiva per cercare di stabilizzare la Nazione. In questa situazione la popolazione è quella con le prospettive peggiori dato che la grave crisi economica si ripercuote sui beni primari e mette ulteriormente in crisi un popolo che è già stremato da oltre cinque mesi di lotta contro il regime che continua a esprimere duramente le proteste.

Una situazione che pesa anche alla classe politica che non vede da parte del governo l’interesse a salvare l’Iran dal baratro nel quale sta lentamente cadendo.

Iran, i politici prendono posizione contro Raisi

L’Iran non sta attraversando un momento semplice a livello statale e governativo e, sostanzialmente, la crisi attuale proviene da una serie di situazioni concatenate ma, soprattutto, dalle scelte attuate negli ultimi mesi dal capo di Stato. La crisi economica che è sopraggiunta in Iran rischia di mettere a rischio l’intero Paese e le scelte che Raisi continua a portare avanti contro le manifestazioni, attuando ancora una durissima repressione non aiutano di certo.

Il presidente iraniano Raisi ha affrontato durante questa settimana una repentina svalutazione della valuta iraniana, che ha mostrato una caduta libera rispetto all’andamento del dollaro. Una situazione che, in base alle informazioni fornite da Iran International, sembra aver destabilizzato il governo e generato confusione tra i vertici istituzionali.

A causa del repentino peggioramento della crisi economica iraniana anche diversi politici hanno mostrato malcontento in merito alle mancate azioni di Raisi. Sono cominciate anche a emergere dichiarazioni contro il capo di stato e la linea di pensiero, sostenuta da diversi esponenti politici, è quella che il presidente sia incapace di gestire la crisi sopravvenuta e che l’attuale andamento del Paese sia causato anche dalle scelte effettuate in precedenza ma spingono molto di più sull’incapacità di Raisi di risolvere le problematiche esistenti.

L’ex legislatore Gholam Ali Jafarzadeh Imanabadi ha affermato parlando con il sito Roudydad 24 che, a suo avviso, Raisi dovrebbe dimettersi dal suo incarico, prima di mettere ulteriormente in cattiva luce se stesso e minare ulteriormente la sua credibilità. Oltre a ciò ha anche dichiarato apertamente che il capo di Stato ha dimostrato di non comprendere i meccanismi politici e tantomeno quelli economici.

Precisando anche che: “Quello che dice sul suo ‘governo popolare’ insulta l’intelligence della nazione”. Ha sottolineato inoltre che l’operato di Raisi ha danneggiato anche l’immagine del suocero ovvero Ahmad Alamolhoda, uomo di fede e religioso che rappresenta la guida Khamenei nella provincia di Khorasan. Affermazioni dure che hanno toccato punti dolenti per il capo di Stato, ma che sembrano essere condivisi da sempre più politici.

Secondo l’ex deputato il presidente iraniano ha sottoposto la nazione a un costo enorme con la sua immobilità e puntando nel concreto soltanto su slogan e dichiarazioni che non corrispondono alla realtà.

Imanabadi ha aggiunto: “La cosa migliore che può fare è dimettersi immediatamente e sciogliere il governo“. Ha anche riferito che: “il Consiglio dei Guardiani dovrebbe consentire a candidati più popolari come gli ex presidenti Mohammad Khatami e Mahmoud Ahmadinejad e l’ex presidente del Majles Ali Larijani di candidarsi alla presidenza.”

Un punto focale che ha creato un certo clamore è quello dove il politico sottolinea la differenza tra Raisi e Khamenei. Sostiene che il capo di Stato e il suo team abbiano rifiutato i negoziati con l’Occidente in merito al patto nucleare mentre la Guida Suprema aveva consentito a colloqui per rilanciare l’accordo in stallo.

Imanabadi ha anche citato la questione del viaggio in Cina del presidente Raisi, criticando la scelta di effettuare questo viaggio. Questo perché durante i colloqui tra Jinping e l’Arabia Saudita è emerso un problema di sovranità territoriale iraniana che è stato letto come un tradimento.

La dichiarazione del Consiglio di cooperazione del Golfo congiunta con il presidente cinese parla di tre isole nel golfo Persico che dal 1971 le autorità iraniane hanno rivendicato come territorio storico ma nel concreto il conflitto per questa sovranità territoriale con gli Emirati Arabi non si è mai risolto. Le mancate scuse di Jinping in merito alla vicenda hanno alimentato malcontento in Iran.

Ha dichiarato anche che se le cose dovessero continuare così si verificheranno ulteriori proteste in primavera aggravate dal fatto che il popolo avrà nuove motivazioni per attuarle, come la crisi economica che, se non frenata, raggiungere un punto di non ritorno.

Ma non è il solo a esprimere preoccupazione e malcontento e si evince, dalle notizie riportate da Khabar Online, che la situazione è in costante peggioramento e che, se prima i deputati interrogavano direttamente il governo e cercavano di stabilire una linea comune per superare i problemi, ora invece si limitano a critiche e accuse contro i ministri in quanto la situazione è troppo grave.

Mahmoud Abbaszadeh Meschini avrebbe dichiarato che: “Malles (il parlamento) può mettere sotto accusa i ministri e il governo. La situazione è peggiore che mai”.

Per la prima volta il parlamento sta seriamente pensando di mettere in discussione i ministri attuali. Meschini ha rivelato che il parlamento ha in programma di accusare nove ministri del gabinetto di Raisi.

Il team economico del presidente si è rivelato non preparato ed è sostenuto dai legislatori che, anche, alcuni problemi attuali e molto seri dell’Iran sono scaturiti dalla politica estera attuata da Raisi.

Si apprende inoltre che lunedì è stata effettuata una sessione in parlamento a porte chiuse dove i legislatori hanno spiegato che la situazione attuale non può andare avanti e hanno additato il governo come responsabile.

Meschini ha anche precisato che diversi parlamentari sostengono che l’impeachment sia un percorso che richiede estremo sostengono e lunghe tempistiche, suggerendo che la soluzione più veloce ma proficua potrebbe essere quella di convincere Raisi a cambiare completamente i ministri del suo Gabinetto.

Non tutti i legislatori però, nonostante l’opinione condivisa, hanno scelto di esporsi, per evitare di perdere la loro eleggibilità il prossimo anno e così hanno scelto il silenzio e la fedeltà alla linea dura di Raisi.

L’analista e riformista Abbas Abdi ha spiegato che il presidente non è adatto al suo compito. Ritiene che il governo non abbia un piano economico e che non sia in grado di farlo e che misure proposte, come la sostituzione del governatore della banca centrale, non servono a nulla e non portano certo a una soluzione.

Secondo il riformista il compito di trovare una soluzione ai problemi dell’Iran non può essere espletato dal capo di Stato e che, invece è necessario un cambiamento positivo che dia fiducia alle persone e garantisca un minimo di stabilità all’economia del Paese.

La dichiarazione di Pahlavi

Reza Pahlavi, principe in esilio, ha rilasciato un’intervista all’emittente pubblica austriaca ORF dove ha spiegato che i paesi europei dovrebbero abbracciare la rivoluzione iraniana e dovrebbero, inoltre, dare potere al popolo isolando indebolendo così la Repubblica islamica..

La vicinanza territoriale tra Iran e Europa comporta necessariamente l’esposizione alle sfide e alle problematiche emerse all’interno della Repubblica islamica iraniana.  in particolar modo ha sottolineato i rischi per la sicurezza, le richieste e le successive forniture di energia sostenendo e sottolineando che il regime è attualmente un partner di approvvigionamenti inaffidabile.

Riferendosi all’ambito economico invece ha riferito che: “nel commercio, un mercato economico che non è né attraente né sicuro come obiettivo per il commercio o gli investimenti”.

Ha ribadito il fatto che la linea tenuta fino ad oggi dai paesi occidentali ovvero quello di impegnarsi nel trattare con la politica del regime equivale a: “Scommettere su un cavallo morto”.

Ha anche sottolineato che la linea dura islamica, sostenuta e perseguita dal governo di Raisi, si sia responsabile di aver alimentato  l’estremismo islamico ma soprattutto la pianificazione di attacchi e complotti terroristici.

Oltre a ciò la menzionato anche e milioni di richiedenti asilo ai confini europei provenienti dai paesi colpiti da disordini nel quale la gran parte di colpa è da attribuire alla Repubblica islamica iraniana.

Ma ciò che è stato precisato in maniera importante è la scelta di Raisi di dare sostegno a militare Alla Russia nella sua operazione speciale in Ucraina.  Il principe sostiene che la politica del capo di Stato abbia procurato immensi problemi ai paesi occidentali e nonostante l’evidenza ha continuato a fornire centinaia di droni utilizzati negli attacchi contro obiettivi civili in Ucraina.

Khamenei
Guida Suprema dell’Iran Khamenei – Nanopress.it

Il principe Pahlavi sostiene fermamente che la scelta più giusta per l’unione europea sarebbe quella di  non parlare con l’attuale governo iraniano ma con l’opposizione che ha intenzione di trovare una soluzione ai problemi della Repubblica islamica ed è disposto a raggiungere compromessi per il benessere del paese.

Ho sottolineato anche che la questione con gli Stati Uniti inerente l’accordo sul nucleare, che potrebbe apportare beneficio vedendo nel concreto ritirare poi le sanzioni elargite all’Iran,  è bloccata soltanto dalla volontà di Raisi d’intrattenere una sorta di cooperazione in questo ambito con gli USA.  L’ultima precisazione  di Pahlavi  ha affrontato un argomento caldo e attuale ovvero quello dell’utilizzo da parte del regime di Raisi di cittadini stranieri come merce di scambio per ottenere benefici dalle altre Nazioni.  Il principe ritiene che tra le azioni non facciano che aumentare il malcontento globale e non opporti no nessun tipo di beneficio all’Iran.

Questa affermazione arriva proprio nel momento in cui le autorità iraniane hanno deciso di vietare al personale dell’ambasciata tedesca di lasciare il territorio iraniano e questo causa  dell’espulsione di due diplomatici iraniani A Berlino.

 

 

 

 

Impostazioni privacy