Il giallo di Liliana Resinovich, si attende la decisione del gip sulla richiesta di archiviazione

Lo scorso 5 giugno il Gip del tribunale di Trieste, il dottor Luigi Dainotti, si è riservato di decidere se disporre l’archiviazione chiesta dalla Procura in relazione al caso sulla morte di Liliana Resinovich o se motivare la prosecuzione di nuove indagini.

Sebastiano Visintin e Liliana Resinovich
Sebastiano Visintin e Liliana Resinovich – Nanopress.it

La decisione dovrebbe intervenire verso la fine di questa settimana o, al massimo, all’inizio della prossima. Intanto, ancora una volta, la famiglia dell’ex dipendente della regione, con la voce del fratello Sergio, ha fatto sapere che non si arrenderà. Perché la loro amata Lilly mai avrebbe potuto togliersi la vita. Nel frattempo, Claudio Sterpin sarebbe stato convocato dalla Procura per essere nuovamente sentito.

Ma quali sono le principali anomalie della vicenda e perché c’è necessità di proseguire le indagini?

Il mistero che avvolge la morte di Liliana Resinovich, scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022, ha catturato l’immaginazione collettiva, e continua ad alimentare l’atmosfera da giallo irrisolto. Così, mentre la Procura continua a chiedere l’archiviazione, sostenendo la tesi del suicidio, persistono ancora numerosi interrogativi riguardo alle cause ed alle circostanze della sua morte. È possibile che dietro questo tragico evento possa celarsi qualcosa di più complesso di quanto suggerito dalla versione ufficiale? All’avviso di chi scrive, è quanto meno verosimile crederlo.

Di che cosa è morta Liliana Resinovich?

La causa della morte di Liliana Resinovich è stata inizialmente attribuita a uno scompenso cardiaco acuto, nonostante l’esame autoptico non abbia riscontrato evidenti segni di soffocamento. Tuttavia, il modo in cui il suo corpo è stato ritrovato, avvolto in sacchi neri della spazzatura e con la testa imbustata in sacchetti di plastica, solleva domande sulla dinamica dell’evento morte. Domande che, ad oltre un anno dalla sua morte, non hanno trovato ancora risposta. Sui sacchetti, in verità, neppure era stato isolato alcun profilo genetico maschile. Che, astrattamente, potesse essere attribuito all’amico Claudio o al marito Sebastiano.

Inoltre, anche i test tossicologici avevano escluso sin da subito la morte per intossicazione. Un rebus senza uscita che, si ribadisce, dovrebbe indurre soprattutto la Procura a procedere nel senso di nuovi accertamenti medico legali.

Le reali intenzioni di Liliana Resinovich

Negli ultimi mesi di vita sembrava che Liliana volesse intraprendere un nuovo cammino. Un cammino che l’avrebbe condotta a porre fine al suo matrimonio con Sebastiano Visintin. Effettivamente, dalla cronologia web è emerso come la donna cercasse informazioni sulla separazione senza avvalersi di un avvocato e sui possibili appartamenti da prendere in affitto nella zona di Trieste. Manifestando una concreta intenzione di prendere le distanze dal marito. Un convincimento che porterebbe ad escludere qualsiasi proposito suicidario della donna. Anzi, dalle stringhe web sono risultate completamente assenti parole chiave riguardanti i modi per togliersi la vita. Nessun riferimento neanche all’uso di sacchi di plastica e alla morte per soffocamento.

Sebastiano Visintin
Sebastiano Visintin – Nanopress.it

Non può negarsi, quindi, come Liliana si trovasse in una situazione esistenziale difficile, ma le ricerche sui dispositivi elettronici fugano ogni dubbio su ciò che Liliana volesse davvero. E su ciò che non volesse più.

La gita fuori porta con Claudio Sterpin

Esattamente quattro giorni dopo la scomparsa, Liliana e Claudio avrebbero dovuto trascorrere un romantico fine settimana insieme. Inizialmente, di questa evenienza, la Procura ne era venuta a conoscenza solo grazie alle affermazioni dell’amico speciale.

Ma poi tutte queste dichiarazioni hanno trovato riscontro nelle conversazioni di testo trovate sui telefoni di entrambi. Quindi, anche per la Resinovich, c’era una pianificazione a breve termine che stride rispetto all’ipotesi di un gesto estremo.

La borsa, le chiavi di casa e l’anello

Il cadavere di Lilly è stato trovato con una borsa nera vuota. Al contrario, documenti, portafoglio e cellulari sono stati trovati in una borsa chiara di marca all’interno dellasua casa. Anche questi sono dettagli decisamente non di poco conto. Ciò perché secondo quanto appreso dalle fotografie Liliana usava borse chiare in estate e borse scure in inverno. Il suo assassino ha commesso l’errore di non notarlo? Un altro elemento che stride con l’ipotesi del suicidio coincide con il fatto che Lilli non portasse la fede quando è stata ritrovata cadavere. Contrariamente, lo aveva lasciato in casa. Una circostanza che solleva molti dubbi, specie sul simbolismo della decisione. Ammesso che di questo si sia trattato.

L’opposizione alla richiesta di archiviazione e le verità di Sergio Resinovich

Il fratello di Liliana, Sergio, ha presentato per il tramite dei suoi legali una nuova l’opposizione alla richiesta di archiviazione al fine di promuovere ulteriori indagini, anche in sede medico legale. Secondo Sergio, sua sorella Liliana non avrebbe mai voluto togliersi la vita. E mai lo avrebbe fatto nelle modalità con le quali è stata rinvenuta cadavere. Tutti i torti, forse, Sergio Resinovich non li ha. Perché troppo spesso ci si è concentrati sulle relazioni intessute da Lilli, ma non sulle sue emozioni e su ciò che avrebbe voluto davvero.

Non solo i familiari, comunque. Tutta l’Italia attende di ricevere una risposta più convincente sulla tragica morte di Liliana Resinovich. Una risposta che, come detto, potrà arrivare solamente con una più accurata analisi del dato scientifico.

Pertanto, adesso la decisione spetta al giudice per le indagini preliminari. Che dovrà decidere se archiviare come suicidio la morte di Lilli o prevedere una nuova proroga delle indagini. Sempre per la ricerca della verità. Sempre dalla parte delle vittime.

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