I passeggeri del Titan stavano ascoltando musica prima dell’implosione

Sarebbe stato l’amministratore delegato di OceanGate a consigliare agli altri passeggeri di collegarsi a un altoparlante bluetooth.

I passeggeri del Titan
I passeggeri del Titan – Nanopress.it

Era stato Stockton Rush a dire agli altri passeggeri di caricare sul proprio smartphone le loro canzoni preferite, poi di collegarsi ad un altoparlante bluetooth, in modo da condividere la musica con il resto dell’equipaggio. I cinque a bordo del Titan, Hamisc Harding, Suleman Dawood e Shahzada Dawood, Stockton Rush, Paul-Henry Nargeolet, dichiarati morti il 22 giungo, avevano anche portato la musica a bordo, riferisce l’Indipendent nella giornata di oggi. La dinamica dell’incidente e l’implosione, secondo gli esperti durante millesimi di secondo.

I passeggeri a bordo del Titan avevano anche la musica a bordo

Emergono ulteriori dettagli sulle ultime tragiche ore a bordo del Titan. Prima era stato scritto, da alcune testate americane, della paura del giovane Suleman Dawood, di 19 anni, e della sua paura di affrontare quel viaggio riferita prima della partenza alla madre. Lo stesso 19enne aveva portato con se un cubo di Rubik, che aveva intenzione di risolvere durante il viaggio. Per ingannare il tempo però, pare che i passeggeri a bordo avessero optato anche per il più classico dei metodi di intrattenimento in barca: la musica.

Come per una qualsiasi gita in mare, i cinque a bordo del Titan infatti, riferisce oggi il The Indipendent, avrebbero portato con sé un altoparlante bluetooth. E sarebbe stato proprio Stockton Rush a suggerirne l’utilizzo. L’amministratore delegato di Ocean Gate, morto anche lui nei fondali dell’Atlantico in seguito al drammatico incidente, avrebbe detto secondo quanto riferito dal quotidiano britannico ai passeggeri di caricare la loro musica preferita sul cellulare, per poi condividerla con il resto dell’equipaggio tramite l’altoparlante.

Nei loro ultimi momenti, scrive il The Indipendent, i passeggeri stavano ascoltando la musica “nelle oscurità osservando le creature marine dell’oceano”. Una scena cinematografica, quella raccontata dalla stampa inglese, come del resto soggetta alla spettacolarizzazione è stata tutta la vicenda.

Il sommergibile, scomparso il 22 giugno – con i membri dichiarati morti lo stesso giorno – era stato ritrovato il 29 dello scorso mese. Alcuni rottami non avevano lasciato dubbi, ne che si fosse trattato del sottomarino ne della dinamica dell’incidente. Sul fondo dell’oceano i robot inviati per scandagliare i fondali hanno poi anche trovato alcuni resti umani a 1,600 metri. Per i cinque a bordo Hamisc Harding, Suleman Dawood e Shahzada Dawood, Stockton Rush, Paul-Henry Nargeolet, deceduti in seguito alla folle missione sotto il mare,  sono state inutili le operazioni di ricerca durante ben cinque giorni.

Stockton Rush era anche il pilota del sottomarino, oltre che ad e fondatore di OceanGate, ossia la società che ha progettato il Titan e gestito il viaggio. Oltre alla musica, l’uomo avrebbe consigliato ai passeggeri anche di portare degli indumenti più spesso, viste le temperature dei fondali, e avvertito i passeggeri che nel buio si sarebbe potute scorgere delle creature luminose.

La dinamica dell’implosione

Un caso che ha tenuto banco in tutto il mondo, che ha creato divisione per l’attenzione prestata dalla stampa in un periodo di crisi umanitaria, e polemiche tra gli esperti che dicevano che quel sottomarino non fosse in realtà pronto per eseguire immersioni di questo tipo.

Hamisc Harding, Suleman Dawood e Shahzada Dawood, Stockton Rush, Paul-Henry Nargeolet
Hamisc Harding, Suleman Dawood e Shahzada Dawood, Stockton Rush, Paul-Henry Nargeolet – Nanopress.it

Un’esplorazione di 10 ore negli abissi che si è trasformata in dramma, nell’ultimo viaggio dei cinque a bordo, a causa di una implosione. In queste ore la CNN ha portato alla luce ulteriori dettagli sulla dinamica dell’incidente, dell’implosione “catastrofica”. Un collasso improvviso della cabina verso l’interno, avvenuto a grandissima profondità. Non è ancora stato reso nota l’esatta profondità, dove realmente si trovava il sommergibile al momento dell’implosione.

Sappiamo dei resti, ritrovati a 4.000 metri dalla superficie, e che il sottomarino aveva perso i contatti radar da 2 ore. L’esplosione è avvenuta in una frazione di millisecondo, un impercettibile e fatale momento, hanno spiegato gli esperti.

Aileen Maria Marty, il docente alla Florida International University ed ex ufficiale navale ha spiegato alla CNN che l’intera struttura è collassata ancora prima che i passeggeri avessero potuto prendere coscienza di qualsiasi problema. Secondo il professore dell’Università di Adelaide Eric Fusil invece, intervenuto su ABC News, l’implosione sarebbe avvenuta in circa 20 millisecondi. Anche secondo questa tesi, i passeggeri non potrebbero essersi accorti di nulla.

Secondo quanto trapelato da una investigazione top secret della Marina Usa riportata dal Wall Street Journal, inoltre pare che il primo segnale dell’implosione sia stato registrato tramite un sistema di rilevamento acustico.

Remota è anche la possibilità che i corpi delle vittime vengano recuperati a questo punto, mentre le autorità americane continueranno a perlustrare il fondale dell’Oceano Atlantico con l’intento di trovare ulteriori elementi. Capire ancora di più nel dettaglio su quanto successo quel 22 giugno, è l’obiettivo della Marina Usa, che al momento ha portato a galla solo cinque frammenti principali – quelli individuati il 29 giugno – con alcune parti della coda del sottomarino insieme a due sezioni dello scafo pressurizzato.

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