I cinesi ‘bianchi’ di Liqian? Discendono da una legione romana perduta

Liqian, legione romana

FOTO DI SAPORE DI CINA

I cinesi sono da sempre ‘quelli con gli occhi a mandorla e i fluenti capelli neri’, in realtà esiste una piccola comunità che invece è dotata di capelli biondicci e rossi, occhi incredibilmente verdi e pelle candida. Sono gli abitanti di Liqian, nella provincia di Gansu, ai limiti del deserto.

Negli ultimi 5 anni ha preso sempre più forma la teoria che i cinesi bianchi di Liqian siano in realtà i legionari romani perduti, più di 2000 anni fa, in Asia centrale, a seguito della sconfitta dell’esercito di Marco Licinio Crasso, contro i Parti a Carre (l’attuale Harran in Turchia).

Crasso, uno dei tre triumviri della Repubblica insieme a Cesare e Pompeo, combatté questa battaglia solo per poter vantare una vittoria militare al cospetto degli altri due, notoriamente più abili in guerra.

Nel 53 A.C., organizzò la spedizione contro i Parti, passando da nord, e andò incontro all’ennesima tragica sconfitta. Secondo la leggenda della ‘Legione perduta’, coloro che sopravvissero furono deportati come prigionieri in Asia centrale, per combattere gli Unni.

In realtà di questa vicenda si trovano tracce anche nelle ‘Vite Parallele’ dello storico romano Plutarco: si parla di 5000 legionari che sfuggirono alla morte nella battaglia coi Parti, ma di loro non si ebbero più notizie e nessuno tornò mai a Roma.

E’ qui che nasce l’ipotesi che questo plotone sia stato fatto prigioniero e portato in Oriente. La ‘legione perduta’ si sarebbe dunque insediata a Liqian.

Il primo ad abbozzare tale teoria fu un professore di storia cinese di Oxford, Homer Dubs che, prendendo spunto dalle opere di Plutarco e Plinio, scrisse il libro intitolato ‘A Roman city in ancient China’. Erano gli anni ’50.

Dubs ipotizzò che intorno al 35 A.C., i romani e gli Han si scontrarono sul fiume Talas, poiché in alcuni documenti cinesi si parla di ‘una formazione a scaglia di pesce di 145 uomini’, ovvero la testuggine della fanteria legionaria. I cinesi presero la capitale unna, l’attuale Tashkent, e catturarono circa mille combattenti: tra questi c’erano i Romani.

A sostegno di tale teoria, ci sarebbero delle analisi del DNA, condotte nel ’99, da alcuni professori di Pechino, nelle quali si evidenzia l’ascendenza europea nel 46% dei geni degli abitanti di Liqian. Ciò non conferma tuttavia che siano necessariamente di discendenza romana.

Certo è che le truppe operanti in Medio Oriente erano costituite in larga parte da mercenari greci, che Crasso reclutava in gran numero senza alcuna difficoltà.

Purtroppo però dal punto di vista archeologico le prove a sostegno di tale ipotesi sono scarse, fatta eccezione per qualche scavo cinese nella zona di Liqian, dove sono state trovate edificazioni romaniche.

Attualmente l’Università di Lanzhou, sta lavorando sulla possibilità che qualche presenza romana sia sopravvissuta nei secoli in Cina. A crederci è anche lo storico ChenZhengyi, il quale sostiene che quella piccola comunità romana, per lo più composta da mercanti, potrebbe essere stata autorizzata a fare colonia nella zona di transito verso il Tibet della Via della Seta, per facilitare le transazioni con l’Occidente.

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