Governo Renzi, fiducia in calo: quanto durerà l’esecutivo dell’ex Rottamatore?

Matteo Renzi ne è sicuro e lo ripete dal primo giorno: il suo governo durerà fino al 2018, ma i dati sulla fiducia, in netto calo, sembrano smentirlo. Quanto può durare l’esecutivo dell’ex Rottamatore? In molti sono pronti a giurare che siamo ormai agli sgoccioli e che non si arriverà al termine della legislatura. Lo dicono le opposizioni, dal M5S a Forza Italia; lo spera la minoranza del PD, pronta ad avventarsi sul premier-segretario al primo errore. Dal canto suo, Renzi non sembra preoccupato, nonostante lo scenario politico della “strana maggioranza” sia cambiato dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi. Eppure, qualche malumore deve essere arrivato anche a lui, a partire dai sondaggi che lo vedono in calo.

I numeri registrati tra giugno e luglio da diversi sondaggi hanno mostrato la stessa tendenza: la fiducia in Renzi è in calo, pur rimanendo il leader politico più apprezzato. Uno studio realizzato dall’Istituto Piepoli per La Stampa ha fissato al 35% il consenso del premier: a maggio 2014, dopo le elezioni europee, era al 67%. Dietro di lui ci sono Beppe Grillo e Matteo Salvini (24% e 25% rispettivamente): un premio più per il leader della Lega, data nelle intenzioni di voto al 16% contro il 23% del M5S. Addirittura, secondo ItaliaOggi, il segretario del Carroccio sarebbe al 34%, a un passo dal sorpasso.

Il calo maggiore è senza dubbio quello di Renzi, passato in un anno da “uomo della salvezza” a premier politico di una maggioranza ballerina. Vero che a oggi, il PD rimane ancora il primo partito (circa il 33,7% nel sondaggio realizzato da Ixè in esclusiva per Agorà Estate il 17 luglio 2015), ma il terreno intorno al premier e al suo governo si sta logorando.

È cambiato lo scenario politico. Il Patto del Nazareno non c’è più, scioltosi come neve al sole anche a causa di Forza Italia, ai minimi storici. A fare da stampella alla maggioranza è rimasto il NCD e Scelta Civica e i problemi, specie al Senato, vengono spesso a galla, come nel voto per la richiesta d’arresto a carico di Antonio Azzolini. Lasciata la libertà di coscienza ai dem, il senatore NCD è stato salvato con i voti di parte della maggioranza.

L’esperienza di governo logora i consensi e questo Renzi lo sa bene. Il momento storico ed economico non avrà certo aiutato le riforme, ma la sensazione dei cittadini è che siano aumentate le spese (e quindi le tasse) a fronte di risultati ancora poco tangibili. La ripresa è appena iniziata e gli effetti arriveranno (se arriveranno) tra qualche tempo.

Poi c’è il PD. Le lotte intestine al partito non si sono placate con l’arrivo del segretario-premier (eletto con maggioranza bulgara dai circoli e dalle primarie). Le minoranze lavorano ogni giorno per avere il loro spazio vitale, accusando Renzi di autoritarismo, di mettere a tacere i dissensi, e votando anche contro i provvedimenti del governo.

Secondo una ricostruzione de Il Foglio, Massimo D’Alema avrebbe predetto la caduta dell’esecutivo per “mano giudiziaria”: qualche scandalo di troppo andrebbe a investire direttamente Palazzo Chigi, causando le dimissioni del premier. Ipotesi ardite a parte, l’incanto del governo Renzi sembra rotto e non è esclusa una fine prematura.

Non sarebbe neanche una novità per la politica italiana. Nella cosiddetta Seconda Repubblica, la durata media di un governo è di 600 giorni: il governo più lungo è stato il secondo governo Berlusconi, dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, in carica per 1.412 giorni. Tutto dipende da quanto riuscirà a fare questo esecutivo, se Renzi riuscirà a vincere le resistenze interne ed esterne e se qualcosa alla fine cambierà davvero in questo Paese.

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