Giusto abolire il CNEL? NanoPress lo chiede al vicepresidente Gualaccini [INTERVISTA]

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È giusto abolire il CNEL? NanoPress ha intervistato Gian Paolo Gualaccini, il vicepresidente di questo organo costituzionale che, in caso di vittoria del Sì al Referendum Costituzionale, verrebbe soppresso. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, previsto dall’articolo 99 della Costituzione, fu istituito per esprimere pareri e promuovere iniziative legislative nel campo economico e sociale.

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In teoria, secondo l’idea dei padri costituenti, sarebbe dovuto essere una sorta di terza camera. In pratica si è rivelato un carrozzone poco utile, inefficace e costoso. Nessuna delle 14 proposte di legge presentate in Parlamento in oltre cinquanta anni di vita è stata infatti presa in considerazione.
Ad ammetterlo è lo stesso Gualaccini, ex consigliere nominato vicepresidente a settembre 2016, in rappresentanza del terzo settore. Proprio a pochi mesi dalla probabile chiusura.
Gualaccini si è mostrato critico nei confronti dell’istituto, ma più che sopprimerlo vorrebbe riformarlo: “Sono d’accordo che il CNEL nella configurazione attuale non ha funzionato e per questo è indifendibile, però qualunque sia l’esito del referendum una casa delle forze sociali è comunque necessaria”.

Se il 4 dicembre i cittadini respingeranno la riforma costituzionale Boschi-Renzi, che appunto ne prevede l’abolizione, Gualaccini inizierà a pensare a riformare il CNEL.
Come lo vede in futuro? “Il CNEL 2.0, chiamiamolo così, dovrà essere responsabile, capace di inserire il parere delle parti sociali. Dovranno essere cambiate la mission, la governance, il numero dei consiglieri e le modalità di designazione. Il CNEL del futuro non avrà bisogno di consulenze, di auto blu e privilegi, ma di tanto lavoro e responsabilità per essere davvero utile a governo e parlamento, e quindi al Paese”.

Insomma, il CNEL allo stato attuale è inutile? “Siamo coscienti – ammette Gualaccini – di non essere stati all’altezza delle nostre funzioni, però la domanda andrebbe girata ai presidenti e ai vicepresidenti del passato. Le parti sociali che hanno gestito il CNEL in tutti questi anni hanno una grave responsabilità”.

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L’istituto è stato eretto a simbolo dello spreco di soldi pubblici. Quanto ci costa il CNEL? Oggi circa 8,7 milioni all’anno, denaro che serve a coprire i costi dei dipendenti e della sede, l’elegante Villa Lubin nel cuore di Villa Borghese, a Roma. Se l’ente è inutile, è istintivo ritenerne giusta l’abolizione per risparmiare. Il problema, come ci spiega Gualaccini, è che questo grande risparmio non ci sarebbe affatto, anzi. Se vincesse il Sì, lo Stato continuerebbe a spendere più o meno gli stessi soldi: “I dipendenti, essendo lavoratori pubblici, non verranno licenziati ma passeranno ad altre amministrazioni, e la sede non credo proprio che verrà demolita…”

Il vicepresidente in passato non è stato tenero con molti colleghi, denunciando l’assenteismo tra i consiglieri: “Molti di loro non venivano mai, nemmeno all’assemblea mensile. Questa la dice lunga sulla stima che alcune parti sociali avevano verso l’istituto”.

Immancabile la domanda su come voterà al referendum. Ci assicura che il suo voto non sarà vincolato alla sopravvivenza dell’istituto di cui ricopre l’importante carica: “Non ho ancora deciso, ma certamente non voterò Sì o No in base all’articolo 99, quello del CNEL, perché, si tratta di una riforma che riguarda la modifica di tanti altri articoli della Costituzione. Sto ancora valutando”.

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