Gare tra infermieri all’uso dell’ago più grosso: sospeso il medico che denunciò

Infermieri e prelievi

Vincenzo Riboni, primario del Pronto soccorso dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, a fine aprile, aveva denunciato alla Direzione Sanitaria il comportamento illecito di alcuni medici e infermieri: da quanto era emerso da alcune chat su Whatapp, facevano a gara a chi utilizzava l’ago più grosso per effettuare flebo e prelievi ai poveri pazienti malcapitati. La denuncia del primario aveva portato a due richiami e sei ‘assoluzioni’. Oggi, è arrivato l’esito finale della vicenda: il Dott. Riboni è stato sospeso dall’incarico e dallo stipendio per dieci giorni, fino al 2 di ottobre. E’ stato inoltre invitato a smaltire il cumulo di ferie arretrate e avviarsi alla pensione.

Alla conclusione delle indagini, il personale coinvolto invece, non è stato punito in alcun modo, soltanto qualche spostamento di reparto, ma nulla di più.

A farne le spese è stato invece soltanto il primario del Pronto Soccorso, che, una volta venuto a conoscenza delle macabre gare ai danni dei pazienti, aveva scelto subito di portare la vicenda alla luce, perché si potessero prendere provvedimenti. 

‘Non c’è giustificazione che tolleri superficialità, scherzi, battute e quant’altro. Gli eventi sono stati realizzati a seguito di una strategia che testimonia l’intenzionalità dei comportamenti a danno del paziente’, aveva dichiarato.

Parole ruvide, frutto di un impeccabile rigore deontologico, sgorgate dopo la lettura di alcuni dei messaggi incriminati: ‘Come va la sfida grigi contro arancioni?’, il riferimento è al colore e al diametro delle cannule utilizzate per le flebo, dove le grigie sono le più piccole e le arancioni le più grandi. Un infermiere rispondeva: ‘Due arancio, uno grigio’, mentre un medico incalzava: ‘Infilato un arancio or ora’. Era stato scoperto persino un tabellone coi punteggi… 

Dopo la denuncia del Dott. Riboni, si era subito mobilitato il sindacato autonomo degli infermieri, il Nursind, il quale aveva sottolineato come fosse altamente improbabile che un infermiere, per di più in ambulatorio, potesse inserire un catetere venoso, che va direttamente nel cuore. Inoltre, è doveroso sottolineare che degli otto chiamati in causa, solo due erano in servizio quel giorno, e dai controlli incrociati effettuati dall’Usl, anche i punteggi riportati sul ‘tabellone segnapunti’ non corrisponderebbero al numero reale di aghi e flebo applicati ai pazienti. Dal canto loro, gli infermieri coinvolti, avevano immediatamente replicato alle accuse, sostenendo che si trattava ‘solo di un gioco’. 

Rimane il fatto che il Dott. Riboni, in un lampo, da denunciante è passato nelle vesti di accusato. Il primario, peraltro, non era nemmeno particolarmente amato: è persino emerso che la chat, di cui facevano parte circa 60 tra medici e infermieri, era intitolata ‘Gli amici di Maria’, proprio in riferimento sarcastico al secondo nome di Riboni. 

L’ospedale ha chiuso l’intera vicenda con un semplice ‘sviamento dall’attività istituzionale e uso improprio del telefono cellulare personale’. Mentre il medico accusante, noto veterano delle missioni umanitarie in Kosovo, Guatemala, Sud Sudan, ha finito per giocarsi gli ultimi anni della sua carriera.

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