Fukushima, acqua radioattiva sversata in mare in sicurezza: iniziati i lavori

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A quattro anni di distanza dal disastro nucleare di Fukushima, sono cominciati i lavori di sversamento in mare dell’acqua radioattiva proveniente dalla centrale colpita da un incidente a seguito di un terremoto e di uno tsunami nel marzo 2011. La società Tepco ha annunciato di avere avuto il via libera dal governo, ed ha rassicurato spiegando che l’acqua è sicura poiché è stata filtrata dai suoi elementi più nocivi sia per l’uomo che per l’ambiente. Fino ad oggi i lavori erano stati bloccati per le proteste della popolazione, proteste legittime visto che la decontaminazione dell’area sarebbe fallita secondo un’inchiesta di Greenpeace risalente ad un paio di mesi fa.

Al primo giorno di lavori sono state sversate in mare 850 tonnellate di acqua che era diventata radioattiva al passaggio vicino alla centrale quattro anni or sono, dopo essere stata filtrata attraverso il sistema advanced liquid processing, che rimuove le sostanze radioattive come lo stronzio e il cesio, ma non il tritio: dal 2011 è la prima volta che avviene lo sversamento, poiché fino ad oggi le proteste avevano bloccato ogni possibilità di iniziare le attività. A ribellarsi con maggiore veemenza sono stati soprattutto i pescatori per i timori delle conseguenze del liquido radioattivo su tutto l’ambiente marino. L’attività prevede l’estrazione ogni giorno di 300 tonnellate di acqua sporca dal terreno sottostante la centrale di Fukushima, ma questa è solo una parte del liquido radioattivo esistente: la società incaricata deve ancora trovare una soluzione per le 680mila tonnellate di acqua altamente tossica stoccata nella centrale, che include anche il liquido utilizzato per raffreddare i reattori dopo lo tsunami.

Intanto prosegue la riattivazione delle centrali nucleari da parte del governo nipponico, che ha deciso di ritornare sulla precedente decisione di interrompere la produzione a seguito del disastro di Fukushima: sono iniziate le manovre di accensione del reattore Sendai 2, che si trova nel sud-ovest dell’arcipelago a fianco del Sendai 1, il primo e finora unico reattore ad essere stato riattivato. Altre tre unità, Takahama 3 e 4 ad ovest, e Ikata 3 nel sud-ovest, sono stati giudicati idonei alle norme di sicurezza e presto verranno riaccese, presumibilmente tra le proteste degli ambientalisti, che ancora lamentano le ripercussioni sull’ambiente nell’ara dell’incidente. Il fenomeno più recente dovuto ad un’alluvione ha visto portare via decine di sacchi riempiti di residui radioattivi raccolti durante i lavori di decontaminazione: nel villaggio di Iitate, secondo i funzionari della prefettura, diversi di tali contenitori avrebbero riversato materiale tossico nell’ambiente, mentre il ministero dell’Ambiente ha dichiarato che sono stati recuperati 171 sacchi su 293 finiti dentro un fiume. In ogni caso una catena di disastri uno dietro l’altro in quella parte dell’arcipelago giapponese, che sembra non poter conoscere pace.

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