Frasi vergogna, le ricerche più oscure del web

Home Affairs Select Committee extremism report

Il web è lo specchio della nostra società e come tale ne svela i lati positivi e negativi. Di facile utilizzo, è il luogo dove trovare le risposte a tutte le domande, anche a quelle che raccontano il peggio di noi: basta una ricerca e si scoprono frasi vergogna che fanno accapponare la pelle. Internet è il regno della conoscenza come delle bufale, del safety check in caso di catastrofi e della gogna mediatica, del passaparola virtuoso e del deep web: possiamo sfogliare libri e riviste o imparare a costruire una bomba. Online si trova ogni cosa, anche il lato oscuro della nostra società, spesso legato al sesso e dove la violenza diventa protagonista. In un mondo dove non ci sono più barriere geografiche e le relazioni sono all’ordine del giorno, anche i tabù e le domande più spinose vengono a galla. Basta una semplice ricerca su Google e si apre una finestra sul baratro: ecco cosa abbiamo scoperto.

Prima di iniziare, una breve nota sulla metodologia. Quelle che vi mostriamo sono le frasi suggerite dal completamento automatico di Google, una delle funzioni dell’algoritmo che rimanda a ricerche effettuate in prima persona e a quelle di altri utenti, incluse le notizie di tendenza (per tutti i dettagli potete consultare la relativa pagina). Personalmente non ho mai cercato quelle frasi: un’altra persona su un altro pc le ha cercate, passandomi poi i risultati. La ricerca è quindi vergine, cioè non alterata dalla navigazione. In pratica mostra solo quello che hanno cercato gli altri utenti. Per essere ancora più sicuri di non “sporcare”, le frasi sono state digitate da Chrome e con una finestra di navigazione in incognito.

Ultimo dettaglio: le frasi non verranno scritte in questo articolo per non forzare i motori di ricerca. Abbiamo salvato le schermate: in alcuni casi mancano i suggerimenti di ricerca perché sono considerati “adult” e quindi non suggeriti da Google pur essendo cercati dagli utenti. Di ogni frase abbiamo visto il volume di traffico: nello specifico, si tratta del dato di SeoZoom. I numeri stimati sono tratti da Google AdWords e indicano quante volte in un mese gli utenti cercano quelle frasi. Eccoli.

Google come 1

La prima voce ha un volume pari a 480 ricerche al mese. Mentre la maggior parte degli utenti si bea di foto e video di gattini buffi e coccolosi, o rende onore ai cani che salvano vite umane, come successo anche nel terremoto in Centro Italia, qualcuno cerca il modo per ammazzarli e non è detto che siano dei mostri sanguinari con il marchio di Caino stampato sulla fronte. Magari è il vostro vicino di casa, quello che “salutava sempre”, infastidito dall’abbaiare del cane o da un gallo che canta al mattino presto o da un gatto che miagola troppo spesso o da un albero che invade con i rami il giardino: vivremo anche nel villaggio globale ma ci sopportiamo sempre meno.

Google come 2

Internet darà anche accesso a tutte le nozioni che ci servono ma non dà le risposte ai mali della vita. La prima voce ha un volume di 880 ricerche, dato che ci racconta di mille situazioni diverse che vanno dal malessere adolescenziale al dolore insopportabile di una malattia. Dietro a queste ricerche c’è un mondo che soffre in silenzio e che non ha voce ma che vuole conservare la propria dignità in un paese come il nostro dove, a fronte di casi che hanno sconvolto la pubblica opinione, l’eutanasia rimane un tabù.

Google come 3

Legata al tema c’è l’altra ricerca, accomunata dalla stessa necessità di non soffrire pur desiderando di farla finita. Qui il discorso viene fatto in prima persona e allarma il fatto che il volume sia pari a 1.300 ricerche al mese. Impossibile immaginare cosa si nasconda dietro questa richiesta; forse l’unica cosa che possiamo fare è imparare a cogliere i segnali in chi ci sta vicino. A volte può bastare un abbraccio per salvare una vita.

Google come 4

Qui entriamo in un campo minato. La voce ha un volume non quantificabile che oscilla fra 1.000 e 10.000 per mese ed è un dato che fa rizzare i capelli. In una società che ancora condanna le vittime di stupro e che le addita come responsabili perché “un po’ se l’è andata a cercare”, ci sono persone che ogni giorno vogliono vedere con i loro occhi una violenza sessuale. Difficile che si rientri in questa casistica solo per “curiosità”, a meno che non si abbia dei problemi: chiunque voglia guardare un video del genere dovrebbe farsi delle domande e chiedere aiuto.

Google come 5

La ricerca ha un volume/mese pari a 720 e lascia senza parole. Il dato potrebbe nascere da una fantasia sessuale più comune di quanto si pensi, con la donna sottomessa e l’uomo dominante. Se fosse solo una fantasia non ci sarebbe da preoccuparsi, soprattutto perché ognuno è libero di fare quello che vuole in camera da letto. È la violenza che fa spavento, soprattutto a fronte di femminicidi che non accennano a diminuire. Accostare un atto di violenza alla persona con cui si scegliere di vivere è aberrante.

Google come 6

Viste le ricerche precedenti, questa non dovrebbe stupire. Con un volume di 1.300 mese, è una ricerca sintomatica del rapporto che alcune persone hanno con il sesso soprattutto dopo l’invasione della pornografia gratuita sul web. Quello che prima era difficile da reperire, ora è a portata di un click e spesso può non bastare. Spaventa che ci sia sempre l’elemento della violenza abbinata al sesso, come se lo stupro fosse una fantasia sessuale e non una atto violento puro (oltre che un reato).

Google come 7

Entriamo nel mondo del soprannaturale con una ricerca che lascia un po’ esterrefatti e che ha un volume mese di 390. Non un grande impatto numerico, si dirà, ma nell’era del computer ci si aspetta che non ci siano più persone che credano ai demoni o ai fantasmi che esisterebbero, a quanto pare, anche nella versione “buona”.
La domanda a cui ci piacerebbe avere una risposta è perché mai richiamare a sé queste entità. Che sia per un senso sopito di vendetta o per consolarsi dalla perdita di qualcuno amato?

Google come 8

Il blocco qui sopra potremmo definirlo “ambito familiare” e riguarda le ricerche più effettuate con un volume mese fra 100 e 1.000. Difficile capire se siano più “tranelli” acchiappa clic, che sfruttano le morbosità degli utenti per poi farli finire su siti a pagamento, o se nascondano storie vere. Rimane comunque sconcertante il dato a fronte di una realtà che vede continue violenze domestiche, con uomini (e talvolta donne) che ribaltano il loro ruolo e da protettori diventano carnefici. Non esiste alcun rapporto sessuale incestuoso “sano”, anche se fosse solo una fantasia: l’affetto di una famiglia non ha a che fare con il sesso.

Google come 9

L’ennesima ricerca che unisce violenza e sesso, questa volta anale, con un volume mese di 720. Anche qui vale quanto detto sopra, con un dettaglio in più. Spesso è il mondo hard a usare questa terminologia per indicare un atto sessuale che di per sé non ha nulla di sbagliato. L’idea che una pratica sia “più giusta” di altre è alla base delle discriminazioni secondo le quali ci sarebbe chi lo fa nel modo corretto e chi no, scatenando l’ira delle divinità. Non è importante cosa si fa ma come lo si fa: tra due persone adulte e consenzienti ci può essere una cosa (la seconda) senza l’altra (la prima).

Google come 10

Chiudiamo con un blocco che totalizza un volume inferiore ai 100 e che è a metà tra le leggende metropolitane e la realtà. Le ricerche qui sopra sono finite in storie che, per chi è nato dell’era dell’analogico, iniziavano con “ho sentito dire” o erano ambientate al Pronto Soccorso, dove venivano ricoverate persone con dentro ogni cosa. Quello che prima era a voce, oggi viaggia online, ma non solo. Le ricerche sono tutte in chiave femminile: escludendo che siano le solite frasi acchiappa clic, potrebbero raccontare della scoperta di una nuova strana frontiera del divertimento femminile nell’era digitale.

Impostazioni privacy