Finanziamenti pubblici editoria: quanti e quali sono i giornali di partito in Italia

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Quanti e quali sono i giornali di partito che in Italia usufruiscono dei finanziamenti pubblici all’editoria? Sono una decina, tra loro quotidiani come L’Unità, Secolo d’Italia, Libero e Il Foglio . Per scoprire quanti soldi pubblici hanno preso basta andare sul sito ufficiale del Governo che, per la trasparenza, è tenuto a riportare i dati. Prima di fornirli, vediamo come funzionano i finanziamenti all’editoria in Italia e quali quotidiani ne hanno diritto. Quelli di partito sono solo una piccola parte.
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I finanziamenti pubblici sono diretti e indiretti. I contributi diretti sono distribuiti in base a requisiti ben precisi. Possono usufruirne i giornali organi dei partiti politici, quelli delle cooperative di giornalisti e delle minoranze linguistiche che fanno riferimento a enti morali (ovvero per le comunità italiane all’estero). I contributi indiretti, a cui possono avere accesso tutti i giornali cartacei, consistono in un regime fiscale agevolato del 4% sul 20% delle copie stampate. Questo regime fiscale, detto “monofase”, viene corrisposto all’editore.

I giornali di partito: L’Unità
Tra i quotidiani che ricevono i contributi diretti ci sono quelli di partito. Vediamo quali sono e quanto hanno percepito nel 2014, gli ultimi dati ufficiali forniti ( fonte Dipartimento per l’informazione e l’editoria .
L’Unità è uno dei quotidiani storici italiani. Fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, è stato fino al 1991 l’organo ufficiale del Partito Comunista Italiano. Poi ha seguito l’evolversi del partito (da PCI a PDS, da PDS a DS, da DS a PD). Dal 1997 non è stato più interamente di proprietà del partito, sebbene il Partito Democratico nel 2011 ne abbia rilevato una quota. Il quotidiano, che ha vissuto periodi di crisi, chiusure e salvataggi, è rinato il 30 giugno 2015 grazie a un notevole afflusso di capitale pubblico da parte del governo Renzi: ben 107 milioni di euro per coprire i vecchi debiti. Grazie a una vecchia legge varata nel 1998 dal governo Prodi che aveva introdotto la garanzia statale sui debiti dei giornali di partito. A usufruirne, grazie ai soldi dei cittadini, anche l’Avanti!. Il quotidiano del PSI nel 2003 prese 9,5 milioni di euro. L’Unità in totale nel 2014 ha preso 1.897.430,12 di euro.

Secolo d’Italia
Altro quotidiano di partito è il Secolo d’Italia, dal 2012 solo online. Fondato nel 1952 a Roma, nel 1963 è diventato il quotidiano di partito del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale e nel 1995 di Alleanza Nazionale. Nel 2009 è diventato quotidiano del Popolo della Libertà. Con la direzione di Flavia Perina è stato espressione della minoranza legata a Gianfranco Fini, dopo lo strappo con Silvio Berlusconi. Nel 2011 si è riavvicinato all’ex Cav. Oggi il direttore è Italo Bocchino. Ha totalizzato un finanziamento di 76,4 milioni di euro negli anni. Nel 2014 ha percepito 493.867,19 euro.

Libero
Libero, quotidiano espressione del centrodestra, è stato fondato nel 2000 da Vittorio Feltri. Tornato direttore dal 18 maggio 2016. Il quotidiano è di partito dal 2003, quando è diventato ufficialmente il supplemento dell’organo ufficiale del Movimento Monarchico Italiano. In questo modo ha potuto usufruire di 5.371.000 euro come finanziamento pubblico. La testata, tuttora di proprietà del gruppo Angelucci, tra il 2003 e il 2009 ha beneficiato di 40 milioni di soldi pubblici. A causa di alcune irregolarità ha dovuto restituire (insieme a “Il nuovo riformista”) 43 milioni di contributi percepiti tra il 2006 e 2010. Nel 2014 ha beneficiato di 3.555.070,01 euro.

Il Foglio
Altro quotidiano vicino al centrodestra è Il Foglio, fondato nel 1996 da Giuliano Ferrara. Dal 1997 il giornale è organo della Convenzione per la Giustizia, movimento politico fondato da Marcello Pera (Popolo della Libertà) e Marco Boato (Verdi). In questo modo ha potuto beneficiare dei finanziamenti pubblici, circa 45 milioni di euro in totale. Nel 2014 i contributi sono stati di € 401.111,83.

La Padania
La Padania è stato il quotidiano della Lega Nord dal 1997 al 2014, quando ha chiuso i battenti. Nonostante una media di 4 milioni di euro all’anno incassati come contributo pubblico, è andato in crisi nel 2010. L’ultimo numero è uscito a fine novembre 2014. La Padania è costata allo Stato 61 milioni 226 mila 442 euro. I dati del 2014 danno al quotidiano (in liquidazione) 1.214.344,91 euro.

Liberazione e gli altri
Gli altri giornali di partito sono Liberazione, l’organo ufficiale del Partito della Rifondazione Comunista dal 1991 al 2014. Ha ricevuto in totale 63,6 milioni di euro in totale negli anni. Ha continuano a riceverli pur non avendo rappresentanti in Parlamento, grazie a un articolo inserito nel Decreto Bersani. Avanti! è un quotidiano online italiano, edito dal 2012, organo ufficiale del ricostituito Partito Socialista Italiano – PSI guidato da Riccardo Nencini. Attualmente non riceve finanziamenti pubblici. Hanno ricevuto finanziamenti anche altri piccoli giornali di partito: Il Popolo (41,8 milioni di euro in tolale); L’Opinione (30,5 milioni di euro); Il Roma (29,4 milioni di euro); L’Europa (26,6 milioni di euro); La Voce Repubblicana (31,3 milioni di euro); Notizie Verdi (24,3 milioni di euro).

Cosa succederà con la riforma di Renzi
Il PD ha proposto una riforma dell’editoria, passata alla Camera nel marzo 2016. La riforma (prima firmataria Maria Coscia) prevede la creazione di un fondo unico quinquennale per sostenere l’informazione, stabilendo nuovi requisiti per avere accesso ai soldi pubblici: se la riforma passa, non avrebbero più diritto ai finanziamenti gli “organi di informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, dei periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico e, comunque di quelli che non contribuiscono in modo prevalente alla formazione informativa di carattere generale in materia politica, economica e sociale”.

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