Fase 2 al via, libertà e responsabilità ai tempi del Covid-19

Con oggi, lunedì 4 maggio, ha finalmente inizio l’attesissima fase 2, per la quale è previsto l’allentamento, seppur contenuto, delle misure restrittive e di isolamento domiciliare. Infatti, oltre al ritorno sul posto di lavoro di circa 4 milioni di persone grazie alla fondamentale riapertura in sicurezza di determinati settori produttivi ed esercizi commerciali, a partire da oggi alle classiche motivazioni di lavoro, salute e necessità si aggiungono due nuovi motivi per i quali gli spostamenti dalla propria abitazione – rimanendo all’interno della propria regione – saranno giustificati: la visita ai non ancora ben identificati congiunti, che rientra comunque nella casistica delle necessità, e l’attività sportiva o motoria all’aperto, ferma restando la massima attenzione al rispetto del distanziamento sociale. Aumentano dunque sensibilmente le occasioni – e le tentazioni – di fuga dalla quarantena domiciliare che caratterizza le nostre vite da circa tre mesi.

Fase 2, maggiore responsabilità ai cittadini

L’allentamento delle misure restrittive deciso dal governo, seppur in una fase di diminuzione del numero dei contagi – ma che non lascia comunque tranquilli – impone certamente un significativo aumento della responsabilità dei cittadini, che sono dunque chiamati ad approcciarsi alla nuova fase con giudizio e con la consapevolezza dei rischi a cui si potrebbe andare incontro in mancanza dei dovuti accorgimenti. Dalla gestione da parte dei cittadini di questa fase di maggiore libertà dipenderanno molto probabilmente le decisioni del governo in vista del 18 maggio, data per la quale sono previste nuove aperture. Insomma, sembra proprio che anche nel caso della fase 2 più libertà equivalga a dire maggiori responsabilità.

D’altra parte, il riconoscimento del nesso concettuale che intercorre tra i concetti di libertà e responsabilità è di lunga data ed appartiene ad una tradizione filosofica di altissimo livello: il celebre filosofo tedesco Immanuel Kant, trattando la questione del libero arbitrio, nella Critica della ragion pratica (1788) afferma che la libertà è ratio essendi della responsabilità morale, ovvero ne è la condizione di possibilità. La responsabilità presuppone cioè la libertà e dal momento in cui ne godiamo siamo perciò responsabili delle nostre azioni e decisioni. Senza di essa le attribuzioni di responsabilità non avrebbero infatti significato. Ovviamente Kant parla di libertà metafisica, intesa come facoltà di autodeterminarsi e di fare altrimenti, scegliendo in autonomia i diversi corsi d’azione che si aprono davanti a noi. Ma sicuramente, oggi più che mai, è doveroso richiamare e riconoscere il forte legame concettuale che intercorre tra la libertà e la responsabilità morale: chi lo terrà a mente saprà comportarsi di conseguenza.

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