Fa riaprire il caso della madre scomparsa nel 1987 e scopre che l’omicida è il padre

Ergastolo dopo 30 anni

Un uomo è stato condannato all’ergastolo per avere ucciso sua moglie nel 1987. I fatti sono stati finalmente chiariti dopo la richiesta della riapertura del caso da parte del figlio della donna uccisa, che ai tempi era un bambino di soli sei anni, al quale il genitore aveva raccontato che la madre se ne era andata volontariamente da casa. A innescare in lui il dubbio – e la conseguente voglia di verità – sono state le parole della nonna del ragazzo.

Liborio Scudera ha sempre pensato di essere stato abbandonato dalla madre quando era un bambino, invece la donna – che all’epoca era molto giovane, aveva soltanto 22 anni – era stata uccisa. Dopo quasi 30 anni, e in seguito alla riapertura delle indagini per la scomparsa di sua madre, ha invece scoperto di essere il figlio di un omicida.

Suo padre gli aveva raccontato un’enorme bugia: la donna non era scappata di casa con un altro uomo, non aveva mai abbandonato la famiglia, ma era stata vittima di femminicidio. E a uccidere Rosaria Palmieri era stato il marito, poiché aveva intrapreso un’altra relazione con una sua cugina (la figlia del fratello della madre di lei). A svelare qualcosa al 35enne è stata la nonna materna, durante una visita di Liborio a Gela nel 2013: “Tua madre non è scomparsa, non ti ha abbandonato, non è fuggita con un altro uomo, è stata uccisa da tuo padre. Tua madre aveva scoperto che tuo padre la tradiva con la cugina che poi ha sposato. Aveva aperto una lettera che lei gli aveva mandato in un periodo in cui lui era in carcere, anche se poi assolto. E qualche tempo dopo gli trovò nelle tasche dei pantaloni una collana d’oro. Pensava che volesse regalarla a lei facendole una sorpresa. Ma quella collana poi tua madre la vide al collo della cugina e non ebbe più dubbi che i due avevano una relazione. E infatti, un mese dopo la scomparsa di tua madre, hanno preso te e se ne sono andati a vivere insieme a Pesaro“. Sconvolto dalla notizia, e incoraggiato dalla sua compagna avvocato, l’uomo ha deciso di andare fino in fondo alla faccenda.

I carabinieri di Gela hanno quindi ricostruito tutta la vicenda, chiarendo che non si trattò di allontanamento volontario: la moglie aveva scoperto casualmente che Scudera aveva una relazione con sua cugina, e la sua reazione di gelosia sarebbe stata alla base dell’omicidio e del conseguente occultamento di cadavere. L’uomo inoltre, aveva mentito a tutta la sua famiglia, dichiarando di avere sporto regolare denuncia di scomparsa, ma le indagini hanno permesso di capire che era tutta una bugia.

L’assassino, Vincenzo Scudera, 56 anni, è stato arrestato nel 2014 su ordine del gip per omicidio premeditato e aggravato, anche se lui si è sempre dichiarato innocente. Della vicenda hanno parlato anche tre collaboratori di giustizia, in quanto l’uomo è ritenuto affiliato del clan di Carmelo Riggio. Come spiegato dal procuratore Lucia Lotti, l’assassinio è ”maturato in un ambiente di notevole spessore criminale, di omertà, paura e di rilevante degrado morale”. La Corte d’assise di Caltanissetta lo ha quindi condannato all’ergastolo anche se il corpo di Rosaria non è mai stato trovato.

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